saviano maradona

IL “CAMORROLOGO” SAVIANO ASSOLVE MARADONA PER I SUOI RAPPORTI CON IL CLAN GIULIANO: “LA CAMORRA COMPRESE LE SUE DEBOLEZZE E LE USÒ PER TENERLO IN SCACCO. CON LA DROGA, CON LE PROSTITUTE E POI FORSE CON UNO SCUDETTO CONSEGNATO AL MILAN PERCHÉ DIVERSAMENTE CI SAREBBERO STATE TROPPE SCOMMESSE DA PAGARE. LA SOLITUDINE, LA DEBOLEZZA E L'IGNORANZA LO HANNO PORTATO A FREQUENTARE I GIULIANO - È STATO UN MILIARDARIO E UN EVASORE MA HA SEMPRE CONSIDERATO SÉ STESSO AL SERVIZIO DELLA COMUNITÀ - NELLA FAMOSA PARTITA DEI MONDIALI TRA ARGENTINA E ITALIA TIFAMMO PER DIEGO”

Andrea Malaguti per “la Stampa”

 

ROBERTO SAVIANO

Il bambino si chiama Roberto Saviano e quando il marziano Diego Maradona plana a Napoli dall' aristocratica Barcellona, il bambino vede brillare una felicità sconosciuta negli occhi di suo padre. Nei suoi ricordi, quel giorno coincide con l'inizio dell'infanzia. Ieri con l'addio del Diez, Roberto Saviano ha preso a malincuore la sua giovinezza, l'ha ripiegata con cura e l'ha infilata in una scatola con su scritto: memorie di riguardo. E in questa intervista a La Stampa racconta che cosa ha significato per lui, e per la sua città, incontrare il Giocatore più Grande del Mondo.

 

MARADONA FRATELLI GIULIANO

Roberto Saviano, la mano di Dio è tornata a casa.

«Credevo fosse immortale. E invece Diego è morto».

 

Lo stesso giorno di Fidel Castro.

«Una coincidenza che gli avrebbe fatto piacere, anche se come tutte le divinità non credo avesse mai fatto i conti con la morte, gli sarà arrivata assolutamente sconosciuta. Sono certo che Diego alla morte non ci pensasse proprio».

 

tifosi in piazza per maradona

Chi era Maradona per lei?

«Maradona coincide con la mia infanzia. E la sua morte ne è la chiusura definitiva. Tutti i ricordi più felici - quasi tutti - sono legati a lui. Se devo rispondere d' istinto direi che ora sto soffrendo per mio padre, che lo citava due o tre volte in ogni frase su qualunque argomento. L'ho visto essere felice e commuoversi solo con Maradona. Diego per me è stato riscatto, felicità e desiderio, l'incarnazione del talento che ce la fa. Mio padre in questo momento starà soffrendo come se gli fosse morto un fratello. Non ho avuto neanche il coraggio di chiamarlo».

murale di diego armando maradona a napoli

 

E per Napoli, chi era Diego?

«Come si fa a spiegarlo a chi non è napoletano? Io poi l'ho vissuto ragazzino. Sono del '79 e il primo scudetto del Napoli è dell' 87, il secondo del '90. L'ho visto nella famosa partita dei mondiali tra Argentina e Italia dove tifammo tutti per Diego mentre i non napoletani lo fischiavano. La curva avversaria cominciò a insultarlo e noi iniziammo a scandire il suo nome: Diego, Diego, Diego. Sempre di più, sempre più forte. Indimenticabile».

 

diego armando maradona in yacht nel 1986

Come cresce un legame così radicale?

«Cresce perché Diego non tradisce mai, non cambia mai maglia, soprattutto non indossa mai quella della Juventus. Diego per Napoli diventa la compensazione per tutto quello che Napoli non ha mai avuto. Perché Diego, per quanto fosse un uomo vicinissimo a personaggi corrotti e ad ambienti terribili, in campo manteneva la regola del piacere e della lealtà del gioco. Napoli si riconosceva in quella regola e nella sua voglia di felicità. Nella sua generosità. Nella sua furbizia. Solo a Napoli poteva succedere tutto questo».

diego armando maradona in uruguay nel 1999

 

La camorra cercò di mangiarselo. E in parte ci riuscì.

«Diego era solo. Un ragazzo che arriva da Barcellona con un' aura di giocatore finito, Goikoetxea gli ha spezzato una gamba, è considerato non stabile con la testa. Eppure trova uno stadio zeppo come se fosse la finale di coppa del mondo. Non c'è mai stata una cosa così nella storia. Né prima né dopo. Si trova catapultato in un luogo dove l'umore di milioni di persone dipende da lui. La camorra comprende le sue debolezze e le usa per tenerlo in scacco. Con la droga, con le prostitute e poi - anche se non c' è mai stata una sentenza - forse con uno scudetto consegnato al Milan perché diversamente ci sarebbero state troppe scommesse da pagare. Eppure Diego riesce sempre a conservare una parte di sé irraggiungibile. E come per tutte le divinità i suoi vizi finiscono per amplificarne la luce».

diego armando maradona allo stadio san paolo

 

Le istituzioni sportive lo detestavano. La sua foto nella vasca a conchiglia con i Giuliano fece felice un sacco di gente.

«Diego non negoziava con nessuno, non è mai stato un trafficone schiavo delle autorità o degli sponsor. Ha sempre odiato il potere, da Blatter a Matarrese. Ma la solitudine, la debolezza e l'ignoranza lo hanno portato alla frequentazione di personaggi come i Giuliano».

 

Platini l' aristocrazia, Diego la rivincita del popolo. Troppo facile metterla così?

«In realtà Diego è stato un miliardario e un evasore, ma in qualche misura ha sempre considerato sé stesso al servizio della comunità. Platini era un grande professionista, ma rispetto a lui, a Van Basten o a Messi, Diego era di un' altra categoria. Grazie alla magìa dei suoi piedi l' infelice poteva tornare felice. E così il vessato e il povero. Giocava col mal di schiena o con la febbre per il solo gusto di farlo. Era nato in miseria e stava con il popolo».

 

diego armando maradona e claudio gentile

Mondiali 86. Maradona alza la Coppa. È forse l'unica volta che un giocatore vale più dell' oro che tiene tra le mani.

«Quel mondiale è la sintesi esatta di quanto stiamo dicendo: il talento vince. Il ragazzino della periferia batte il sistema inglese dei campi rasati e dei centri sportivi milionari.

Maradona non è solo un calciatore».

 

Galeano ha scritto: con quel suo gol di mano, El Diez ha fatto girare gli inglesi come trottole per anni.

«Partita unica, col gol più bello del mondo, che segue il tocco con la mano. Lì si vede il furbo, lo scaltro, il genio. Che a fine gara provoca gli inglesi dicendo: io non l' avrei mai fatto, è stata la mano di Dio».

diego armando maradona 2

 

Cito Valdano: povero Diego, gli abbiamo sempre detto che era un Dio, scordandoci di dirgli che era un uomo.

«Nessuno avrebbe resistito a quella pressione. Le richieste di soldi, di amicizia, di raccomandazioni. Un ragazzo nato in una favela argentina con pochi strumenti culturali non poteva che restare schiacciato. E sessant'anni, per la vita che ha avuto, sono un traguardo fin troppo maturo. Maradona ha vissuto la solitudine degli esseri umani di talento».

 

diego armando maradona da bambino

La coca, le squalifiche, il fisico trattato come se non fosse più suo. Quale demone lo divorava?

«Il demone dell' inquietudine. E la coca non lo migliorava, non la prendeva certo per quello, anzi, lo peggiorava. Diego nasce poverissimo e vuole tutto. Bere, mangiare, scopare, vivere il più possibile. Ma vuole farlo attraverso il calcio. Anche l'amore per Chavez e per Castro sono la testimonianza del suo bisogno di ribellione».

 

E il corpo?

«Il corpo di Maradona sarebbe da studiare. Gonfiato dalla coca. Poi scavato. Pompato di nuovo. Eppure invincibile. Un capolavoro della genetica. Maradona era più Sivori che Gullit, ma in campo non finiva mai per terra. Il suo corpo, per quanto ne abbia abusato, è stato miracoloso».

diego armando maradona al boca junior

 

Perché Maradona è stato meglio di Pelè e di Messi?

«Con Messi non c' è paragone. Messi senza squadra intorno non esiste. Maradona da solo vince i mondiali. Pelè giocava in campionati senza difese. Nessuno è come Maradona. Sono certo di non poter essere smentito».

 

Tre novembre 1985. Punizione di seconda, a un passo dall' area piccola. Tocco, sinistro che scavalca i quattro in barriera, compreso Platini. Palla nel sette, Tacconi quasi sviene, Juve in ginocchio. Si può fare un gol più bello di così?

«Segnare alla Juve è un grande piacere. Lì l'ha umiliata come nessuno. Ricordo perfettamente quel gol. E ricordo l' emozione di mio padre che torna da Torino vincente. Bellissimo».

corrado ferlaino e diego armando maradona

 

Più grande Maradona o Alì?

«Alì. Per scelte di vita, per battaglie e per visione. Ma Maradona mi appartiene, è parte della mia storia».

 

La sensazione è che con Maradona il Novecento se ne sia andato per sempre.

«Forse il Novecento, di sicuro, come dicevo all' inizio, finisce la mia infanzia. Se ne va un uomo che riempiva le domeniche, che rendeva felice mio padre e mio nonno, che dopo la vittoria dello scudetto disse: mo' posso pure morire. Col pallone Diego ci faceva dimenticare tutta la schifezza di vita che si faceva al Sud».

diego armando maradona e hugo chavezmoggi maradonadiego armando maradona DIEGO ARMANDO MARADONA NEL DOCUMENTARIO DI KUSTURICA 4DIEGO MARADONA E CORRADO FERLAINOdiego maradonaDIEGO MARADONA E CORRADO FERLAINO CORRADO FERLAINO E DIEGO MARADONAdiego armando maradona 3diego armando maradona e michel platiniil gol di diego armando maradona alla juventusgiampiero galeazzi e diego armando maradona

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