
CRONACA DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA - IL PONTE MORANDI È CROLLATO PERCHÉ IN MEZZO SECOLO NESSUNO HA RINFORZATO LA PILA 9: IL RISCHIO ERA NOTO ALMENO DAL 1975 - LE OMISSIONI SONO DIVENTATE MACROSCOPICHE CON LA PRIVATIZZAZIONE: CASTELLUCCI E I BENETTON HANNO MASSACRATO GLI INVESTIMENTI IN PREVENZIONE NONOSTANTE I SUOI AZIONISTI SI SPARTISSERO UTILI VICINI TALVOLTA AL MILIARDO ANNUALE - LE RESPONSABILITÀ DI CASTELLUCCI E I BIG DEL MINISTERO NEL MIRINO
1 - DAL GIORNO DELL’INAUGURAZIONE DEL PONTE MORANDI NON È STATO ESEGUITO ALCUN INTERVENTO DI MANUTENZIONE DI RINFORZO SUGLI STRALLI DELLA PILA 9, QUELLA CROLLATA NEL 2018. EPPURE I BENETTON AVEVANO TRIPLICATO IL MASSIMALE ASSICURATIVO RELATIVO AL VIADOTTO
2 - MORANDI IN 50 ANNI NESSUN RINFORZO AL PILONE "COSÌ RISPARMIAVANO PER SPARTIRSI GLI UTILI"
Matteo Indice per “la Stampa”
Il ponte è crollato perché nessuno ha rinforzato in mezzo secolo il punto più critico e l' obiettivo era risparmiare sulle manutenzioni, onere così invasivo da indurre il gestore «a considerare la possibilità di demolire il manufatto nel 2003».
Le omissioni sono diventate macroscopiche con la privatizzazione del concessionario, che ha massacrato gli investimenti in prevenzione nonostante i suoi azionisti si spartissero utili vicini talvolta al miliardo annuale. Non solo.
Il rischio che i tiranti si spezzassero era noto «già nel 1975» in un dossier diffuso a vari livelli societari, al punto che il premio assicurativo per l' eventuale scempio era via via lievitato, «con un incremento esponenziale da 100 a 300 milioni dal 2016». E ancora: nel 1993, a un convegno in Cina, il dirigente Michele Donferri Mitelli (oggi indagato) spiegava che il viadotto di Genova aveva «corrosione diffusa» proprio nei tiranti.
Lo mettono nero su bianco il procuratore aggiunto Paolo D' Ovidio e i sostituti Massimo Terrile e Walter Cotugno, nell' avviso di conclusione dell' indagine preliminare inviato a 69 persone fra manager e tecnici di Autostrade per l' Italia e Spea Engineering (entrambe del gruppo Atlantia, la seconda delegata ai monitoraggi) e del ministero delle Infrastrutture, accusati per la strage in cui morirono 43 persone il 14 agosto 2018 a Genova. Gli addebiti sono a vario titolo di omicidio stradale plurimo, crollo doloso, falso, attentato alla sicurezza dei trasporti.
il nuovo video del crollo di ponte morandi 2
Scrivono quindi i pm: «Tra il battesimo del 1967 e il crollo, per ben 51 anni, non era stato eseguito il minimo rinforzo sugli stralli (nome tecnico dei tiranti, ndr) del pilone numero 9 (poi collassato, ndr). E, nei 36 anni e 8 mesi intercorsi fra il 1982 e il disastro, gli interventi strutturali compiuti sul viadotto Polcevera avevano avuto un costo complessivo di 24.578.604 euro. Di questi il 98,01% erano stati spesi dal concessionario pubblico e solo 488.128 euro (l' 1,99%) dal privato.
La spesa media annua del pubblico era stata di 1.338.359 euro (3.665 al giorno), quella del privato di 26.149 (71 euro al giorno), con decremento del 98,05%. La situazione non era giustificabile, per il medesimo gestore privato, con l' insufficienza delle risorse finanziarie, dal momento che aveva chiuso tutti i bilanci dal 1999 al 2005 in forte attivo, con utili compresi tra 220 e 528 milioni, e tra il 2006 e il 2017 i medesimi utili di Aspi sono variati tra un minimo di 586 e un massimo di 969 milioni, distribuiti agli azionisti in percentuale media attorno all' 80% e sino al 100%».
Esaurita la premessa, i magistrati descrivono le responsabilità specifiche dell' ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci. «Poneva in pericolo la sicurezza e cagionava, non impedendolo, il crollo della pila 9 e del collegato tratto di circa 240 metri dovuto alla rottura per corrosione dei cavi portanti all' interno dello strallo lato mare/Genova».
E strettamente collegata è l' accusa ad Autostrade nel suo complesso, inquisita in base alla legge sulla responsabilità amministrativa per «omicidio colposo in violazione delle norme sulla sicurezza nei posti di lavoro e falso informatico reati commessi nel suo interesse e a suo vantaggio, consistente nel risparmio derivante dai mancati o comunque insufficienti investimenti nelle attività di sorveglianza della rete e nel conseguente incremento degli utili distribuiti ai soci, anche da persone che rivestivano funzioni apicali di amministrazione e direzione».
giovanni castellucci con il plastico del ponte morandi a porta a porta
E in primis si riferiscono di nuovo «all' ad Giovanni Castellucci, al responsabile dell' ufficio centrale operazioni Paolo Berti» e al capo nazionale manutenzioni «Michele Donferri Mitelli».
Tra i big ministeriali nel mirino, poiché avallarono un progetto di restyling contenente dati inquietanti, figura tra i più alti in grado il provveditore alle opere pubbliche per Piemonte e Liguria Roberto Ferrazza. E fra gli addebiti rivolti a chi lavorava nella galassia del Mit c' è pure quello d' aver sorvolato su un «documento informale» del consulente Antonio Brencich, che descriveva «degrado impressionante». Egle Possetti, portavoce dei familiari delle vittime, auspica «tempi stretti» per il processo e chiede di riflettere ancora sulle concessioni ad Aspi.
ponte morandi genova 1
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI
ponte morandi genova
proteste genova valpolcevera 4
ponte morandi genova 1
ponte morandi genova 2
ponte morandi genova 2
le carcasse delle auto sotto il ponte morandi