“VOLEVANO UCCIDERE E AVEVANO UN PIANO PER L’IMPUNITÀ” - IL GIP CONFERMA L'ARRESTO DI LORENZO MARINELLI E DANIEL BAZZANO, I DUE RAGAZZI CHE HANNO SPARATO A MANUEL BORTUZZO - PER IL MAGISTRATO, I DUE AVEVANO MESSO A PUNTO LA STRATEGIA PER SFANGARLA: QUANDO SI SONO COSTITUITI HANNO CONFESSATO IL TENTATO OMICIDIO CON DICHIARAZIONI DISCORDANTI CON L’OBIETTIVO DI RIDIMENSIONARE LE RESPONSABILITÀ…
1 - LA RISSA, LA PISTOLA, LA FUGA «GLI AGGRESSORI DI ACILIA SPARAVANO PER UCCIDERE»
Valentina Errante per “il Messaggero”
MANUEL BORTUZZO - LORENZO MARINELLI E DANIEL BAZZANO
«Un omicidio programmato non riuscito per cause indipendenti dalla volontà di Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano». Non solo volevano uccidere, tanto da esplodere i colpi di arma da fuoco «verso le parti vitali», dopo avere sparato a Manuel Bortuzzo, bersaglio sbagliato della loro violenza, i due indagati hanno ordito un piano per garantirsi l'impunità. Al gip Costantino De Robbio bastano poche pagine per definire le responsabilità dell'agguato avvenuto lo scorso 3 febbraio, quando, a piazza Eschilo, la vita di Manuel è stata stravolta per sempre.
Marinelli e Bazzano si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma Bazzano, con poche parole, prima che iniziasse formalmente l' interrogatorio, ha perseverato, anche davanti al gip, nel tentativo di scagionarsi. «Non avevo alternative», ha detto senza aggiungere di più, lasciando quasi intendere di essere stato costretto a guidare lo scooter e ad accompagnare l' amico che voleva seminare morte. Una versione già proposta nel primo interrogatorio e bollata dal giudice come «inverosimile». Il pericolo di reiterazione del reato per De Robbio è concreto, ieri ha firmato un' ordinanza di custodia cautelare in carcere riconoscendo per Marinelli e Bazzano accusati di tentato omicidio, l' aggravante della premeditazione.
«I due indagati - scrive il giudice nell' ordinanza - dopo avere programmato un omicidio non riuscito per cause indipendenti dalla loro volontà, hanno poi ideato un piano tendente, almeno parzialmente, a garantire la loro impunità, dimostrando la proclività al delitto e l' assoluta mancanza di resipiscenza».
Quando si sono presentati negli uffici della squadra mobile, ricostruisce De Robbio, hanno confessato il tentato omicidio «con dichiarazioni in parte discordanti e tendenti evidentemente a ridimensionare la responsabilità di uno di essi». In questura Marinelli aveva dato la sua versione: «Sono scappato a piedi e, nel tragitto fino ad Acilia per prendere il mio motorino, ho anche reperito la pistola che si trovava nascosta sottoterra già da tempo, l' avevo trovata lì un paio di mesi fa ma non ho assolutamente idea di chi possa averla nascosta lì».
Poi ha aggiunto: «Dopo la rissa a Bazzano gli ho detto andiamo a menarglì ma lui non sapeva che io avessi l'arma». Il gip conclude: «Gravemente lacunosa appare la ricostruzione del movente, nonché l' ostinata reticenza sul dante causa dell' arma».
E continua: «Appare evidente che i due una volta appreso dagli organi di stampa del ritrovamento dell' arma con (verosimilmente) le impronte del Marinelli abbiano deciso di costituirsi provando a circoscrivere la responsabilità al solo sparatore, senza riuscire a fornire però una ricostruzione dei fatti minimamente convincente». Bazzano avrebbe accompagnato Marinelli a recuperare l' arma nascosta in una buca, ma a verbale ha detto: «Non ho chiesto a Lorenzo dove l' avesse presa, neppure dopo».
«È altamente probabile il rischio di reiterazione dei delitti della stessa specie di quello contestato» motiva De Robbio. E stigmatizza: «La mancanza di controllo e l' estrema pericolosità degli indagati, che non hanno esitato a recuperare una pistola che evidentemente avevano in precedenza acquistato e tenevano pronta per usarla e programmare un omicidio brutale senza apparente motivo per poi allontanarsi dal luogo, secondo le risultanze sopra descritte, ridendo».
Sull' accusa nessun dubbio da parte del giudice: «La ricostruzione del fatto in termini di tentato omicidio- si legge nell' ordinanza - appare inconfutabile allo stato essendo stati esplosi numerosi colpi di arma da fuoco verso le parti vitali della vittima, con evidente intento di ucciderla e non di ferirla». È quanto scrive il gip Costantino De Robbio nell' ordinanza di custodia cautelare con cui ha disposto il carcere per Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano accusati del ferimento di Manuel Bortuzzo.
2 - SALVINI IN VISITA AL SAN CAMILLO «ORA CI OCCUPEREMO DI OSTIA»
Simone Canettieri per “il Messaggero”
«Arriveremo anche a Ostia e da quelle parti: non molliamo. Arriviamo presto», poche parole consegnate a Il Messaggero, ma con un obiettivo chiaro. Una dichiarazione di guerra. Il ministro dell' Interno Matteo Salvini dopo aver lasciato l' ospedale San Camillo - «per una visita privata» - fa capire che la tragedia capitata a Manuel Bortuzzo in un locale di Acilia, sabato notte, non rimarrà impunita.
Il caso della promessa del nuoto italiano, vittima innocente dei colpi di pistola di due balordi, ha fatto aprire un altro dossier nella testa del titolare dell' Interno. Lo schema del Viminale è quello già utilizzato dopo la storia di Desiré, la giovane che a novembre ha perso la vita nella lunga notte del quartiere San Lorenzo, altra piazza di spaccio della Capitale.
Mercoledì il comitato per l' ordine e la sicurezza pubblica della pdi Roma ha elaborato il piano d' attacco. «Per aggredire - spiegano dalla prefettura guidata da Paola Basilone - in maniera sistematica quella zona». Ovvero Acilia e il litorale romano, una fettuccia dove i clan si dividono gli affari con una sorta di pax che a volte salta, anche se il principio che tutto regge è noto: C' è droga da vendere per tutti, in questo mix letale tra Suburra e Gomorra.
E dunque dal Viminale sono pronti a far partire «un' operazione ad alto impatto», così la chiamano, secondo l' ultima circolare emanata proprio dal ministro Salvini.
Si tratta di mettere in strada tutte le forze dell' ordine (carabinieri, polizia, guardia di Finanza) e vigili urbani. Partiranno una serie di controlli a tappeto, locale per locale, palazzo per palazzo. I ritrovi cioè dei piccoli boss di queste aree, zone franche di grande vastità, lontane dalle regole. Delle piccole città nel magma di Roma.
LE MOSSE
Il blitz è pronto. Manca solo lo «start». Non è escluso che arrivi nelle prossime 48-72 ore. Gli interventi dunque saranno coordinati in maniera «straordinaria» perché tale è la situazione, e l' allarme per troppi anni inascoltato, nei quartieri che da Roma portano al mare. La seconda mossa decisa durante il comitato di mercoledì, riguarda il mandato consegnati ai quindici municipi capitolini di «mappare i locali della movida».
Uno screening meticoloso che passa dalla videosorveglianza fino alle misure di sicurezza per capire quali siano i casi specifici dove le forze dell' ordine possono intervenire. Queste sono le reazioni del ministero dell' Interno che poi andranno di pari passo con le inchieste della magistratura.
Questa volta, al contrario di quanto accadde per la morte di Desiré, i toni sono rimasti bassi e senza cioè polemiche tra il Viminale e il Campidoglio. La visita di Salvini a Manuel - è stato un atto di incoraggiamento «verso un ragazzo tosto che, sono sicuro, riuscirà a tornare a correre e ad allenarsi». Una vittima appunto, che il Viminale non vuole lasciare impunita. E per una volta quest' ennesimo faro sui mali della città non si è portata dietro uno strascico polemico e politico. La lunga sfilata composta di autorità - dal presidente del Senato Elisabetta Casellati alla sindaca Virginia Raggi - che ha portato solidarietà a Manuel e alla sua famiglia non ha acceso lo scontro del chiacchiericcio speculare di sottofondo. Un contesto ideale, ragionano dal Viminale, per far iniziare a «fare pulizia» in questo lembo di Roma. La pioggia di lampeggianti è attesa. Questione di ore, se non di giorni.