IL CERCHIO SI STRINGE SU ARCURI – “IL GIORNALE”: “CI SONO ALMENO ALTRE DUE INCHIESTE CHE TURBANO IL SONNO DELL’EX COMMISSARIO ALL’EMERGENZA COVID. A ROMA, C’È UN’INDAGINE CHE SFIORA ARCURI E IL SUO BRACCIO DESTRO ANTONIO FABBROCINI, CHE RISCHIA IL PROCESSO PER FRODE NELLE PUBBLICHE FORNITURE” – “POI C'È IL FILONE APERTO SUL SOCIO DI CONTE, LUCA DI DONNA, ACCUSATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA AL TRAFFICO DI INFLUENZE”
Felice Manti per “il Giornale”
domenico arcuri e i banchi monoposto
Ci sono almeno altre due inchieste che turbano il sonno dell'ex commissario all'emergenza Covid Domenico Arcuri. A quanto risulta al Giornale a Roma, dallo scorso aprile e con un numero di protocollo che inizia per 17mila, c'è un'indagine che sfiora Arcuri e il suo braccio destro Antonio Fabbrocini, il responsabile unico del procedimento per la struttura commissariale che rischia il processo per frode nelle pubbliche forniture e falso nel filone che vede Arcuri accusato «solo» di abuso d'ufficio.
Le ipotesi che vengono formulate sono simili (c'è anche la turbativa d'asta) con una differenza. Come sottolineava ieri Il Giornale un documento ufficiale dell'intelligence delle Dogane dell'aprile 2020 denunciava «un'indebita messa in commercio di mascherine, igienizzanti e guanti che configura elementi seri di pericolo per la salute degli utilizzatori».
DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE
Eppure gli acquisti effettuati dal commissario Arcuri godevano di una speciale franchigia per cui da agosto 2020 i controlli su ciò che veniva acquistato vennero azzerati su input dell'allora premier Giuseppe Conte, che a Report nei mesi scorsi ha aggiunto di aver mandato alcuni 007 a spulciare nei container a caccia di mascherine farlocche dalla Cina (entrate persino l'Iva, visto che sono inutilizzabili).
Lo stop ai controlli è anticipato da una lettera scritta da un importante dirigente delle Dogane del Nord che aveva suggerito di «cancellare i controlli sulle merci acquistate da Arcuri (partita Iva 15678001007)» perché vidimati dal Cts e perché «non si ravvisano rischi né sotto il profilo tributario ne extra tributario» già a partire da luglio 2020.
Poi c'è il filone dei pm di Roma aperto sul socio dell'allora premier Luca Di Donna, accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze, che secondo le ipotesi (anche in questo caso le richieste di rinvii a giudizio sono attesi a giorni) aprì le porte del «sistema Italia» a imprenditori a caccia di agganci e commesse, per appalti poi interrotti dall'arrivo del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo. Ecco perché Arcuri non dorme (ancora) sonni tranquilli.
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