“CHIAMEREMO COME TESTIMONI RENZI, GENTILONI, CONTE E DRAGHI” - INIZIA IL PROCESSO REGENI CON LA RICHIESTA DELLA FAMIGLIA DEL RICERCATORE SEQUESTRATO, TORTURATO E AMMAZZATO IN EGITTO, CHE NON SOLO VUOLE FAR TESTIMONIARE I 4 PREMIER ITALIANI MA HA INTENZIONE DI CHIAMARE A DEPORRE ANCHE I VERTICI DEL POTERE EGIZIANO INCLUSO AL SISI E I SUOI MINISTRI DEGLI INTERNI. IL GOVERNO ITALIANO VUOLE COSTITUIRSI PARTE CIVILE...
Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
Il governo vuole essere parte civile nel processo per l'omicidio di Giulio Regeni. Alla vigilia dell'udienza che dovrà decidere se (e come) si potrà celebrare il processo sulle torture e la morte di Giulio Regeni nell'assenza degli imputati, dalla Presidenza del Consiglio arriva la conferma della volontà di costituirsi contro gli 007 egiziani accusati di averlo sequestrato, torturato e ammazzato.
È possibile che la richiesta venga depositata già domani nell'aula bunker di Rebibbia. In questa prima fase si dovranno esaminare questioni tanto preliminari quanto cruciali come le motivazioni per le quali gli agenti dell'intelligence egiziana, accusati dell'omicidio Regeni, non sono presenti. Né il generale Tariq Sabir né il colonnello Athar Kamel e neppure il suo collega Usham Helmi o il maggiore Magdi Ibrahim Sharif, accusati del rapimento e dell'uccisione del ricercatore, saranno infatti in aula. Nei loro confronti è stato costruito un «compendio investigativo» fatto di testimonianze, documenti e altre prove che devono essere verificate in un dibattimento ma potrebbe perfino accadere che il processo subisca uno stop necessario a riproporre una nuova rogatoria con l'Egitto.
La famiglia di Giulio sarà in aula, assistita dall'avvocato Alessandra Ballerini, che in questi anni ha seguito progressi e difficoltà investigative. Paola e Claudio Regeni hanno già fatto sapere che chiameranno a testimoniare al processo i presidenti del Consiglio che si sono succeduti dal 2016, anno dei fatti, ad oggi.
commissione di inchiesta sulla morte di giulio regeni l'audizione di matteo renzi 1
Si tratta di quattro premier a partire da Matteo Renzi che lasciò l'incarico a Paolo Gentiloni a dicembre del 2016. Quindi sarà il turno di Giuseppe Conte e dello stesso Mario Draghi. Nella lista dei testimoni anche i rispettivi ministri degli Esteri e i sottosegretari con delega ai servizi d'intelligence. La famiglia Regeni spera che il processo si trasformi in un grande momento di verità, viste le tante ombre che ancora avvolgono la vicenda. Perciò ha intenzione di chiamare a deporre anche i vertici del potere egiziano incluso Al Sisi e i suoi ministri degli Interni. Resta da capire se i vertici del Cairo, storicamente riluttanti a collaborare con gli inquirenti italiani, vorranno rendersi disponibili a un esame di fronte ai giudici.
«Paola e Claudio dicono spesso che su Giulio sono stati violati tutti i diritti umani. Da oggi abbiamo la fondata speranza che almeno il diritto alla verità non verrà violato. Ci abbiamo messo 64 mesi, ma quello di oggi è un buon traguardo e un buon punto di partenza» aveva dichiarato la Ballerini il 25 maggio scorso, giorno nel quale il giudice per le udienze preliminari Pier Luigi Balestrieri diede il via a un processo niente affatto scontato e in salita definendo «consistente e strutturato» l'insieme di indizi raccolti dal pm Sergio Colaiocco e dal procuratore capo Michele Prestipino.
Il gup aveva respinto una ad una tutte le eccezioni sollevate dalle difese. Erano stati gli stessi egiziani a comunicare le generalità dei quattro militari oggi accusati. Quanto alla competenza il fatto che fosse della magistratura italiana compare nei codici e nelle convenzioni sottoscritte sia dall'Italia che dall'Egitto. Una certezza, quindi, che gli imputati fossero a conoscenza del procedimento al quale si erano «volontariamente sottratti».
Certezza derivante anche dalla straordinaria copertura mediatica dell'evento. Per tutte queste ragioni il rinvio a giudizio è stato ritenuto sostanzialmente e formalmente legittimo. Le motivazioni del rapimento di Regeni si spiegherebbero con la volontà di «intimidire ed esercitare pressioni sulla vittima» in modo da ottenere una serie di informazioni. Nei giorni scorsi intanto, a Cambridge, dove una commissione sta svolgendo una missione per incontrare le autorità accademiche e i docenti del giovane ricercatore era stata sentita la tutor di Giulio, Maha Abdelrahaman. La sua vita, aveva ammesso, è stata sconvolta da questo omicidio.
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