martina erika le perle degli omofobi

“CI DICONO CHE DOBBIAMO ESSERE STUPRATE PER DIVENTARE ETERO” – IL CORAGGIO DI ERIKA E MARTINA, LE CURATRICI DELL’ACCOUNT INSTAGRAM “LE PERLE DEGLI OMOFOBI”, CHE PUBBLICANO I COMMENTI CHE RICEVONO QUOTIDIANAMENTE DAGLI HATER: “ABBIAMO SCOPERTO CHE SI ORGANIZZANO ANCHE SU TELEGRAM PER PRENDERCI DI MIRA. IL 95% DI QUESTI NON AVREBBE LA FACCIA DI FARLO DAL VIVO. ABBIAMO SCOPERTO DUE 13ENNI CHE…”

Ilaria De Prete per "www.leggo.it"

 

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Un bacio in riva al mare per celebrare l’amore e le vacanze. Quando Erika e Martina hanno condiviso la foto sui loro social non immaginavano che sarebbero state inondate da una valanga d’odio e insulti irripetibili. Ma è così che è nata la loro battaglia contro l’omofobia.

 

Perché avete creato il profilo Le Perle degli Omofobi?

«La nostra foto è stata ricondivisa da una pagina Facebook e sono cominciate le critiche. Abbiamo provato a rispondere, pensando che saremmo riuscite a far ragionare le persone e far cambiare loro idea».

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Poi cosa è successo?

«Un mese dopo, è ricapitata la stessa cosa con commenti più pesanti. Mi sono arrabbiata (parla Martina, n.d.r.) e ho pubblicato gli screenshot ai commenti censurati sul mio profilo Instagram. L’idea di creare una pagina per smontare i commenti omofobi poi è venuta a Erika». 

 

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Quali insulti vi rivolgono?

«Tutti i giorni ci dicono che facciamo schifo. Siamo contro natura, depravate, malate. Dovremmo nasconderci, i bambini si potrebbero ammalare vedendoci». 

 

Quello che vi ha fatto più male?

«Quando ci hanno detto che dovremmo essere stuprate per diventare eterosessuali. Per capire come si sente una vera donna».

Perché lo fanno? 

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«Non riescono ad accettare qualcosa di diverso. Sono persone che riversano le frustrazioni personali su qualsiasi argomento gli capiti a tiro. Sono certa che non insultino solo i gay».

 

Succede anche dal vivo?

«Assolutamente no, solo rari episodi. Il 95% di loro non avrebbe il coraggio di dire le stesse cose di persona. I social ti forniscono una maschera, anche se porta il tuo nome e cognome».

Chi sono i vostri haters?

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«Molti insulti provengono da profili creati solo a questo scopo. Abbiamo scoperto che si organizzano anche tramite gruppi su Telegram per prenderci di mira. Tra questi abbiamo scoperto anche due ragazzi di 13 anni che si sono pentiti e hanno ammesso di essersi fatti trascinare. Ci piacerebbe sapere chi c’è dietro questo odio».

 

In poco più di tre mesi la pagina ha riscosso grande successo. Per voi cosa è cambiato?

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«I commenti negativi sono raddoppiati. Ma d’altra parte ce ne sono tanti positivi, di persone che ci sostengono. Una parte che prima ci mancava e che compensa l’odio». 

I vostri obiettivi sono sempre gli stessi?

«Inizialmente volevamo dimostrare che l’omofobia esiste. Ora vogliamo dare voce a chi non ha abbastanza forza per gridare». 

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