LA SICUREZZA NAZIONALE PRIMA DELL’AMICIZIA – LA CINA HA BLOCCATO LA VENDITA DI MICROCHIP ALLA RUSSIA, PERCHÉ SI TRATTA DI COMPONENTI NECESSARIE ALLO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA MILITARE – PER PUTIN È UN’ALTRA PORTA CHE SI CHIUDE, DOPO LE SANZIONI OCCIDENTALI CAUSATE DALLA GUERRA IN UCRAINA…
Tommaso Carboni per www.lastampa.it
xi jinping vladimir putin a samarcanda
Quando c’è l’interesse nazionale di mezzo saltano le amicizie, anche quelle “senza limite”. La Cina ha vietato le vendite di microchip alla Russia, perché si tratta di componenti necessarie – in questo momento – allo sviluppo della sua industria militare. Lo annuncia il quotidiano moscovita Kommersant, che cita una sua fonte vicina al Ministero delle comunicazioni, mass media e sviluppo digitale.
I microchip che non potranno più essere esportati sono della famiglia Loongson dotata dell’architettura LoongArch, un sistema con cui la Cina cerca di essere indipendente dalle americane Intel e AMD.
Per la Russia non è una buona notizia: diverse società elettroniche, spiega Kommersant, avevano già testato con successo questi chip; adesso, però, sarà impossibile comprarli. È un’altra porta che si chiude dopo le sanzioni causate dalla guerra.
È vero che l’economia russa ha dimostrato una cerca capacità di resistenza, ma su un punto era sguarnita: la manifattura tecnologica – computer, server, sistemi di archiviazione, dispositivi militari – dipende molto da tecnologia straniera, spesso occidentale. E dopo l’attacco all’Ucraina aziende come Intel e ADM hanno bloccato le esportazioni.
vladimir putin xi jinping a samarcanda
E questo è successo quando gli Stati Uniti erano impegnati a tarpare le ali a un altro rivale, tra l’altro ben più pericoloso, la Cina. Un tentativo culminato il 7 ottobre, con l’annuncio da parte di Joe Biden dei più radicali controlli alle esportazioni degli ultimi decenni. Nuove regole che tagliano fuori le aziende cinesi da molte tecnologie all’avanguardia (e i prodotti realizzati con esse) di origine americana: chip per l’intelligenza artificiale, software per progettare chip avanzati e gli strumenti per produrli.
È probabile che dipenda anche da questo la mossa di Pechino di bloccare l’export dei propri microchip. Si stratta comunque di un blocco delle vendite generalizzato, precisa l’articolo di Kommersant. Dunque riguarda tutti i paesi, non solo la Russia. Ma quale sarà l’impatto di questa decisione? Quanto dipende la Russia dagli input cinesi?
All’inizio della guerra, appena scattate le sanzioni occidentali, Mosca ha preso delle contromisure, legalizzando – spiega ancora Kommersant – un sistema di importazioni parallele: è stata abolita la responsabilità penale e amministrativa per l'importazione di prodotti senza l'autorizzazione del detentore del copyright.
Canali poco limpidi, con cui la Russia cerca di reagire all’isolamento. Poter contare sulle componenti cinesi era rassicurante. Ma Pechino ha tolto questo salvagente: la priorità è la propria sicurezza nazionale. “I migliori chip in Cina sono utilizzati nel complesso militare-industriale, questo è il motivo principale per cui non sono disponibili per i mercati esteri", ha riferito la fonte di Kommersant.
Le stesse fonti di Kommersant però spiegano che i microchip LoongArch di origine cinese sono usati ancora piuttosto raramente in Russia. Nella produzione destinata al mercato russo, continuano le fonti, è molto più facile e sicuro usare chip Intel, “di cui nel mondo c’è disponibilità enorme, miliardi di unità”.
nichel fondamentale per i microchip 3
Ma la tecnologia cinese, sebbene inferiore a quella americana, era considerata comunque una discreta alternativa. Secondo alcune società elettroniche russe, spiga Kommersant, i sistemi Loongson erano “affidabili, promettenti, e in prospettiva in grado di competere con Intel”.
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