VIENI AVANTI, SCHETTINO - I GIUDICI: “LE 32 MORTI SI POTEVANO EVITARE. QUANDO IL COMANDANTE DELLA CONCORDIA SALTO’ SULLA SCIALUPPA ACCETTÒ DI LASCIARE I PASSEGGERI IN BALIA DI SE STESSI” - L'ORDINE DI RALLENTARE PERCHE’ DOMNICA DOVEVA FINIRE IL DOLCE
Simone Innocenti per “corrierefiorentino.corriere.it”
«Schettino non ha cercato in nessun modo di mettersi in contatto via radio con gli altri ufficiali, accettando così inspiegabilmente di restare all’oscuro del destino di quasi duemila persone che si trovavano sul lato sinistro prima che l’imputato uscisse dalla plancia di comando».
E’ quanto si legge nelle motivazioni del Tribunale di Grosseto che ha condannato a 16 anni l’ex comandante Francesco Schettino per la tragedia della Concordia. Le trentadue morti «si potevano evitare se l’emergenza fosse stata gestita nel rispetto delle attività previste dalla normativa e dalle Procedure aziendali», argomenta il Tribunale che sostiene come Schettino abbia invece fatto l’esatto contrario.
L’abbandono della nave
Nella sentenza, lunga oltre 500 pagine, si ripercorre la vicenda che ebbe luogo tre anni fa quando morirono 32 persone. «La ricostruzione degli eventi - argomenta il Tribunale - dimostra altresì che Schettino nel momento in cui saltava sulla scialuppa per abbandonare la nave era consapevole della presenza sul lato sinistro della Concordia o comunque che si allontanava in modo definitivo dalla Concordia accettando in tal modo il rischio di lasciare le persone in balìa di se stesse».
Il caos tra i passeggeri
Relativamente al «ruolo di appello», che scatta quando la nave ha problemi e prevede che ognuno abbia ruoli ben precisi per fronteggiare qualsiasi evenienza, il Tribunale ritiene che «Schettino non ha attivato tali procedure, e prima ancora non ha dato l’allarme falla, ragion per cui, quando è stata data l’emergenza generale, la situazione a bordo era scivolata verso un’estrema confusione e assenza di univoche indicazioni, con conseguente caos diffusosi tra equipaggio e passeggeri».
La nave era conforme
La nave era «pienamente conforme, sotto il profilo del funzionamento e dell’efficienza dei sistemi di sicurezza per le fasi di emergenza». E’ quanto scrive il Tribunale di Grosseto nelle motivazioni della sentenza. Durante il processo la difesa di Schettino aveva infatti sollevato numerosi dubbi sul reale funzionamento della Concordia.
«L’inchino al Giglio? Non per fini commerciali»
Viene smontata la giustificazione dell’inchino al Giglio per motivi commerciali. Dice infatti il Tribunale, spiegando che Schettino non aveva mai fatto cenno a questo fatto di fronte al gip:
«La pretestuosità di questa ulteriore giustificazione emerge con evidenza allorché Schettino ha dovuto ammettere che nessuna forma di pubblicità del passaggio ravvicinato al Giglio era stata diramata ai passeggeri e che a parte i parenti di Tievoli (il maitre di bordo a cui fu dedicato l’inchino, ndr), dallo stesso avvistati in suo onore, nessuno degli oltre 3mila ospiti della nave sapeva nulla del cambiamento di rotta, che fu deciso per fare un piacere a Tievoli e per ‘omaggiare’ alcune persone che non a caso ha fatto salire in plancia di comando».
La cena con Domnica (e il dolce da finire)
Il Tribunale ricostruisce la cena di Schettino con Domnica Cermotan. «Si deve diminuire la velocità per ritardare l’inizio dell’accostata ‘perché il comandante vuole finire il dessert’, come dice poi la Cermotan che spiega: ‘Schettino aveva chiamato per ordinare di rallentare la velocità: dovevo finire il mio dolce».
SCHETTINO CON LA MOLDAVASCHETTINO DOMNICA SU CHIDomnica CemortaN e il Comandante Schettino DA CHI