PERMESSO DI STUPRO! IL CONGOLESE GUERLIN BUTUNGU, CAPO DELLA BANDA RESPONSABILE DEGLI STUPRI A RIMINI, ERA IN ITALIA CON UN PERMESSO DI SOGGIORNO PER MOTIVI UMANITARI E AVEVA FATTO RICHIESTA DI ASILO POLITICO - DA LUI E DALLE ALTRE BESTIE NESSUN SEGNO DI PENTIMENTO PER LE VIOLENZE - LA FUGA E L'ARRESTO - VIDEO
Annalisa Grandi per www.corriere.it
Era riuscito a sfuggire alla cattura Guerlin Butungu, il congolese ritenuto a capo della banda responsabile degli stupri di Rimini. Il 20enne, fermato nella notte fra sabatoe domenica, era armato di coltello e intorno alle 2 era sfuggito agli uomini dello Sco e della Squadra Mobile di Rimini di Pesaro: lo avevano intercettato in bicicletta all'altezza del parco Miralfiore. Ma lui si è accorto di essere circondato. Non si è arreso però, ha lasciato la bicicletta e ha fatto perdere le sue tracce all'interno del parco. Nella fuga ha anche perso i documenti. Ma ha commesso un errore: ha portato con sé il cellulare. Così è stato intercettato dagli agenti: Butungu era scappato verso l'unica destinazione possibile: la stazione, per provare a scappare a bordo di un treno.
Il 20enne congolese era arrivato alla stazione di Pesaro intorno alle 5, è salito su un convoglio diretto a Milano, e lì è stato accerchiato e bloccato dagli agenti in borghese. Al momento del fermo ha cercato di negare tutto, poi ha ammesso ma non ha mostrato nessun segno di pentimento. Così come i due fratelli minorenni che, spinti dal padre, si erano presentati alla stazione dei Carabinieri di Pesaro. Anche da parte loro nessun segno di pentimento per quanto fatto. «Turpi, brutali e ripetuti atti di violenza», così li definisce il procuratore per i minorenni di Bologna Silvia Marzocchi che ha firmato il decreto di fermo nei confronti dei tre minori che facevano parte del gruppo responsabile delle violenze.
Guerlin Butungu, l'unico maggiorenne, considerato il capo della banda, da due mesi aveva lasciato la comunità casa Freedom e aveva fatto perdere le sue tracce. Non aveva un'occupazione stabile, lavorava come volontario in una cooperativa di Pesaro, e non possedeva un'automobile ma, secondo gli inquirenti, poteva contare su una vasta rete di conoscenze. L'uomo è in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari: il permesso scade nel 2018. Aveva fatto anche richiesta di asilo politico. Sulla sua pagina Facebook, oltre a foto al mare o in discoteca, anche un post datato 24 agosto 2016 in cui in francese esprimeva le sue condoglianze alle famiglie delle vittime del terremoto di Amatrice.