mussolini salò

BENITO MA NON BENISSIMO! IL CONSIGLIO COMUNALE DI SALÒ DECIDERÀ SE REVOCARE O MENO LA CITTADINANZA ONORARIA A MUSSOLINI: È LA TERZA VOLTA CHE VIENE PROPOSTA - IL PAESE, CHE DIVENNE CAPITALE DELLA REPUBBLICA SOCIALE DOPO L’8 SETTEMBRE 1943, SI DIVIDE TRA FAVOREVOLI E CONTRARI PERCHÉ “IL PASSATO NON SI CANCELLA”. SE MAI, SI MONETIZZA. PERCHÉ A SALO' LA REPUBBLICA SOCIALE È STORIA MA ANCHE BUSINESS TRA BUSTI, OGGETTI D'EPOCA E QUEL CIRCOLO DI FDI...

Nicole Orlando per corriere.it - Estratti

 

benito mussolini salò

«Ricordo l’assassinio di un mio vicino di casa. I tedeschi stavano abbandonando il paese con i mitra in mano, la guerra era finita. Lui ha aperto la finestra, loro pensando a un agguato lo hanno ammazzato». Iole Gemma aveva 7 anni quando Salò divenne «capitale» della Repubblica sociale Italiana, dopo l’8 settembre 1943 e fino all’aprile del ‘45. I ricordi scorrono attraverso le immagini impresse negli occhi di una bambina: i giochi, la paura e la spensieratezza, poi il tocco della storia. Indelebile.

 

Oggi il ponte tra presente e passato è la proposta di revoca della cittadinanza onoraria che fu conferita a Benito Mussolini nel 1924. La mozione sarà votata dal consiglio comunale questa sera.

 

benito mussolini salò

È la terza volta che il comune gardesano ne discute: stavolta (la maggioranza è cambiata) ci sono buone probabilità che venga approvata. Il paese si mostra ancora una volta diviso: da una parte i favorevoli a una mossa che sottolinei la frattura con quel passato, dall’altra i contrari perché «è inutile, una perdita di tempo», «lasciamo stare i morti», o ancora «il passato non si cancella».

Se mai, si monetizza. Perché qui, in quella che per 600 giorni fu la sua culla e la sua prigione, la Repubblica sociale è storia, ma anche business.

 

Lo confermano i commercianti: Salò, oltre ad attrarre migliaia di turisti per ben altri meriti, attrae anche una quota di visitatori attirati dalle tracce del suo passato. E, non di rado, dalla nostalgia. «C’è chi mi chiede se vendo oggetti dell’epoca, busti di Mussolini o cose simili» racconta Egidio, che gestisce un negozio di antiquariato sul lungolago. «A tutti do la stessa risposta: non ho niente, non mi interessa trattare quel tipo di oggetti». Consapevole che la scelta finisca per ridurre la clientela, «ma non mi importa».

benito mussolini salò

 

Tra i luoghi simbolo della Rsi c’è anche il Bar Italia, sempre sul lungolago. Un tempo sede della Casa del fascio, oggi è tra i punti di riferimento del percorso storico attraverso i luoghi della Rsi. Il locale è di Andrea Mattia Maggioni, anche coordinatore di Confesercenti per il Garda. «Salò ha sapientemente sfruttato la propria storia passata anche a fini turistici, valorizzando sia il periodo della Magnifica Patria, sia della Rsi». E in merito alla cittadinanza a Mussolini spiega: «Non è compito delle associazioni di categoria o di chi promuovere il territorio entrare in questa diatriba».

 

(…) E i resti di quel che la Rsi ha rappresentato per questo territorio si scorgono anche a più di 80 anni di distanza: i palazzi signorili requisiti e adibiti a centri del «potere» fascista (di fatto sotto scacco nazista) sono indicati con cartelli che ne ricordano la storia. Come l’hotel Laurin, sede del ministero degli Esteri, il palazzo della Croce Rossa, sede del Minculpop, e molti altri.

 

BENITO MUSSOLINI SALUTO ROMANO

Tra le tracce riconducibili all’epoca c’è anche il nome del circolo locale di Fratelli d’Italia, intitolato a Giorgio Almirante, che ebbe un ruolo, seppur marginale, nella Rsi. Ci sono, soprattutto, le considerazioni dei salodiani, di diverso colore: sotto la superficie apparentemente liscia l’acqua si increspa ancora. Così se per molti la revoca della cittadinanza è un’operazione di «cancel culture», per altri è parte di una storia complessa, con cui i conti non sono ancora del tutto saldati. «C’è nostalgia, e si sente. Purtroppo il mondo sta andando in quella direzione, la democrazia è in pericolo», dicono Rosa e Gianni. E l’impressione è che la decisione di questa sera avrà un alto valore simbolico, da qualsiasi parte si scelga di guardarlo.

BENITO MUSSOLINI E LA REPUBBLICA DI SALOBENITO MUSSOLINI E LA REPUBBLICA DI SALO

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…