“ADESSO WUHAN È ARRIVATA DA NOI” – PARLA ELENA PAGLIARINI, L’INFERMIERA DI CREMONA CHE CROLLA PER LA STANCHEZZA NELLA FOTO SIMBOLO: “IN TANTI MI RINGRAZIANO, MA IN TEMPI NORMALI MI AVREBBERO CRITICATO. QUELLA NOTTE HO VISTO MOLTISSIME PERSONE DI TUTTE LE ETÀ IN INSUFFICIENZA RESPIRATORIA MOLTO GRAVE. LA COSA CHE CI COLPIVA DI PIÙ? CHE NON DICEVANO NIENTE. PERÒ AVEVANO GLI OCCHI DELLA PAURA. NON CI SONO TECNICHE E FARMACI. BISOGNA FARE IN FRETTA…”
Paolo Griseri per www.repubblica.it
ELENA PAGLIARINI - INFERMIERA DI CREMONA
Poi ha spinto la tastiera verso il computer e ha piegato un lenzuolo sulla scrivania, per appoggiarci la testa. "Non era ancora finito il turno ma ero stremata". Elena Pagliarini quasi si giustifica. A 40 anni, da 15 in ospedale, si stupisce ancora: "Dopo quella foto mi chiamano in tanti. Mi ringraziano. In un periodo normale mi avrebbero criticato".
Com'è andata quella notte?
"Qui al pronto soccorso dell'ospedale di Cremona avevo iniziato il turno alle nove della sera prima. Erano le sei del mattino. Ma quella notte era successo di tutto. La mia primaria, che è una mia amica, ha fatto la foto".
Che cosa ha visto quella notte?
"La sala piena di pazienti spaventati. Moltissime persone in insufficienza respiratoria molto grave. Gente di tutte le età. Persone che improvvisamente, di colpo, avevano difficoltà a respirare, la febbre saliva in modo repentino. Sa qual è la cosa che ci colpiva di più? Che non dicevano niente. Erano nel letto e tacevano. Però avevano gli occhi della paura e quelli parlavano per tutti loro".
Non le era mai capitato?
CORONAVIRUS, LA FOTO SIMBOLO DELL'INFERMIERA DI CREMONAterapia intensiva
"Mai. Turni stancanti, situazioni difficili le ho vissute, come tutti coloro che fanno il mio mestiere. Ma così no. Perché qui noi non conosciamo a fondo la malattia. Non ci sono manovre, tecniche, farmaci sicuramente efficaci. E bisogna fare in fretta, intervenire all'improvviso per combattere quelle crisi respiratorie".
Non se l'aspettava? In fondo in Cina succede da qualche mese...
"Fino a pochi giorni fa la Cina era in televisione. Adesso Wuhan è arrivata da noi. Quando ti capita sulla tua pelle, quando coinvolge il tuo gruppo di lavoro, è tutta un'altra cosa".
Come ha raccontato tutto questo in casa, ai suoi amici?
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"Io vivo sola e sto bene così. Ma da qualche ora, da quando quella fotografia ha fatto il giro del mondo, tutti mi chiamano, mi chiedono, vogliono sapere. E io provo a spiegare che non mi piace, non sono abituata a essere in prima linea. Io vivo nelle retrovie, fuori dai riflettori. Pensi che non mi piace neppure essere fotografata. E quando capita, nelle fotografie non sorrido mai. Non mi piace espormi".
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Ma nella vita sorride?
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"Nella vita sorrido, certo. Con gli amici e con i miei colleghi di lavoro. Oggi è quella fotografia che fa il giro della rete, ma in questo ospedale lavoriamo tutti insieme, se riusciamo a salvare delle persone è perché siamo un gruppo di colleghi e amici che collabora insieme. Anche per questo la mia dottoressa ha voluto immortalarmi in quello scatto. Per far capire quel che tutti noi stiamo facendo, quanto impegno stiamo dedicando per combattere questo virus sconosciuto. Siamo un grande gruppo, mi creda".
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Perché dice che in un altro momento sarebbe stata criticata?
"Glielo confesso. Quella mattina il mio turno finiva alle sette. Io sono crollata alle sei, un'ora prima. In un momento normale avrebbero detto: "Ecco l'infermiera che si addormenta durante il turno di lavoro"".
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