IL COVID DA' ALLA TESTA - ECCO IL FILMATO IN 3D CHE RICOSTRUISCE COME IL VIRUS SARS-COV2 ENTRA NEL CERVELLO, SI ACCUMULA E RIMANE ANCHE PER LUNGO, AUMENTANDO IL RISCHIO DI CAUSARE DANNI - È PER QUESTO MOTIVO CHE ALCUNE PERSONE CONTAGIATE DAL VIRUS SOFFRONO DI "LONG COVID", CON SINTOMI COME CONFUSIONE MENTALE, PROBLEMI DIGESTIVI E PROBLEMI VASCOLARI - I VACCINI POSSONO AIUTARE A PREVENIRE I SINTOMI NEUROLOGICI POST COVID, MA…
Estratto dell'articolo di Donatella Zorzetto per www.repubblica.it
effetti del covid sul cervello
Entra nel nostro cervello e ci rimane, anche a lungo. Per farlo il virus Sars-CoV-2 utilizza un mezzo efficace: la proteina Spike, che si accumula e rimane nell'organismo per anni dopo l'infezione, soprattutto nell'asse cranio-meningi-cervello. La fotografia di questo meccanismo l’ha scattata un team di scienziati del Centro di ricerca tedesco Helmholtz Munich. Sono riusciti a girare il film di come il virus invade il corpo (in particolare il cervello), si accumula e rimane anche per lungo tempo rischiando di causare danni persistenti.
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“Non è il punto d’arrivo della ricerca sui sintomi neurologici post Covid, ma sicuramente aiuta a delineare una direzione più precisa verso cui muoverci - dice il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano –. In particolare, mette a fuoco l’aspetto fisiopatologico, meccanismo che spiega meglio gli effetti del Long Covid, che certamente nel nostro cervello lascia tracce anche importanti. E la cosa accade anche oggi, anche se il contagio da virus SARS-CoV-2 genera sintomi più leggeri”.
[…] All'inizio della pandemia si pensava che Covid fosse una malattia transitoria, ma un numero crescente di pazienti, anche quelli che in precedenza erano sani, hanno continuato ad avere sintomi, come confusione mentale, problemi digestivi e problemi vascolari, per mesi, o anche anni. […]
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FILMATA L’INVASIONE DEL CERVELLO
[…] Le immagini fornite a corredo dello studio pubblicato su Cell Host & Microbe sono ricostruzioni 3D e mostrano la dinamica dell'invasione. Un'invasione contro cui, precisano gli studiosi, "i vaccini a mRna aiutano, sebbene non possano fermarla" del tutto. La proteina Spike del virus è stata trovata sia nei modelli murini che nei tessuti umani post mortem molto tempo dopo il Covid. Ed è risultata associata a cambiamenti vascolari e infiammatori nel cervello insieme a danni neuronali.
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CACCIA AI TESSUTI COLPITI
È il neuroscienziato Ali Ertürk, uno degli autori della ricerca, a spiegare come si è proceduto: "Per scoprire tutti i tessuti presi di mira dal Sars-CoV-2 abbiamo mappato quelli colpiti dalla proteina Spike di questo coronavirus rispetto alle proteine Ha, emoagglutinina, dell'influenza”.
Cos’è emerso? Che sono molti gli organi coinvolti e, precisa Ertürk, sono stati osservati anche "accumuli di Spike nelle nicchie del midollo cranico e nelle connessioni cranio-meningi, rivelando una nuova via dei patogeni nel cervello”. Inoltre, prosegue lo scienziato, “la proteina Spike è stata trovata anche nelle nicchie del midollo osseo del cranio e nelle meningi delle persone morte di Covid".
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Sebbene il tessuto cerebrale dei pazienti affetti fosse negativo alla Pcr, proteina che viene prodotta quando ci sono, ad esempio, infezioni in corso, nel cervello era presente la proteina Spike, la qual cosa suggerisce, secondo i ricercatori, "che essa ha un'emivita più lunga rispetto alle particelle virali".
IL BILANCIO DEI DANNI
[…] La proteina Spike sembra essere sufficiente per indurre cambiamenti patologici e comportamentali nel cervello dei roditori, aumentando anche la vulnerabilità cerebrale e aggravando il danno neurologico.
"Sorprendentemente abbiamo trovato un accumulo di Spike in circa il 60% delle persone che avevano avuto Covid in passato, molto tempo dopo la loro guarigione - evidenzia Ertürk - . Pertanto, la Spike identificata nel cranio umano oltre il tempo di rilevamento virale potrebbe essere un cofattore nello sviluppo di sintomi di Covid a lungo termine. Rispetto a un gruppo di controllo, i pazienti con Long Covid hanno mostrato livelli significativamente elevati di proteine correlate a malattia neurodegenerativa, come la proteina Tau e Nfl, nel liquido cerebrospinale". […]