coronavirus fabbrica operaio

DAL 4 MAGGIO LE RIAPERTURE COINVOLGERANNO 3,8 MILIONI DI DIPENDENTI CHE, ESCLUDENDO COLORO CHE GIÀ OPERANO IN SMART WORKING E ALTRI CONSIDERATI FRAGILI, ARRIVA A UN NETTO DI 2,5-2,7 MILIONI DI CITTADINI - DA METÀ MARZO L'INSIEME DEI SETTORI NON SOSPESI COMPRENDE 2,3 MILIONI DI IMPRESE (IL 51,2% DEL TOTALE) PER UN'OCCUPAZIONE DI 15,6 MILIONI DI LAVORATORI (66,7% DEL TOTALE), MENTRE I SOSPESI SONO 7,8 MILIONI (33,3%)

Rosario Dimito per “il Messaggero”

 

condom fabbrica 1

Dimezzamenti della capienza dei posti di lavori per garantire le distanze sociali, utilizzando più o meno gli stessi parametri dei mezzi pubblici. L'Italia della fase 2 disegnata dalla cura Colao farà riaprire le attività riportate in verde dal documento Inail, perchè sono quelle a basso rischio di contagio.

 

Quindi le attività manifatturiere (alimentari, bevande, tabacco, tessile, abbigliamento, articoli in pelle e pelliccia, industria del legno e prodotti in legno, fabbricazione di carta, stampa e produzione di supporti registrati, fabbricazione di prodotti chimici, prodotti farmaceutici, articoli in gomma), costruzioni civili, grandi opere, lavori di costruzione specializzati), servizi di software e informatici, attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche, tecniche, commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli .

 

fabbrica coronavirus 1

Dal 4 maggio le riaperture coinvolgeranno una platea lorda di 3,8 milioni lordi di dipendenti che, escludendo coloro che già operano in smart working e altri considerati fragili, arriva a un netto di 2,5-2,7 milioni di cittadini. Da metà marzo l'insieme dei settori attualmente non sospesi comprende 2,3 milioni di imprese (il 51,2% del totale) per un'occupazione di 15,6 milioni di lavoratori (66,7% del totale), mentre i sospesi ammontano a circa 7,8 milioni (33,3%).

 

Le riaperture dovranno avvenire «per gradi successivi», come si legge nella relazione della task force Colao - 4 pagine più una slide riepilogativa dell'intero processo, che prevedeva anche, nella versione originaria licenziata martedì sera, una soglia di sbarramento per coloro che hanno più di 60 anni.

 

fabbrica coronavirus 3

C'è da sottolineare che questa tagliola è stata eliminata ieri mattina da Giuseppe Conte non ritenendola valida e proponibile, ma già in sede di discussione fra i gruppi di lavoro dei 17 membri della commissione, erano sorte divergenze: il limite massimo di età per tornare al lavoro fra due settimane, oltre che dall'ex top manager di Vodafone, sarebbe stato caldeggiato da un docente italiano, un tecnico e uno residente negli States, con la fiera opposizione di almeno tre professionisti e professori universitari. Nelle decisioni la squadra Colao non ha votato sui passaggi chiave né sul testo finale, altrimenti non è detto che questo sbarramento avrebbe coagulato una maggioranza.

 

Gli spazi di lavoro devono essere rimodulati nell'ottica del distanziamento sociale compatibilmente con la natura dei processi produttivi. Questo distanziamento sarà applicato anche ai mezzi pubblici (bus, metro), bar e ristoranti. Al fine di ridurre il contatto sociale negli ambienti di lavoro dovrebbero essere adottate soluzioni organizzative che riguardano sia l'articolazione dell'orario di lavoro sia i processi produttivi. L'articolazione del lavoro potrà essere ridefinita con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale, riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti all'entrata e all'uscita con flessibilità di orari che potranno essere allungati prevedendo anche il lavoro 7 giorni su 7.

 

fabbrica coronavirus

AUTO PROPRIA E BICI

È essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa, con particolare riferimento all'utilizzo del trasporto pubblico. Dovendo organizzare il processo produttivo in turni, una parte dei dipendenti che non presenzierà sui posti di lavoro, utilizzerà lo smart working.

L'Italia di Colao che torna al lavoro deve essere accompagnata «da una fase di convivenza con il Covid-19», con la condizione che se l'indice di contagio dovesse risalire, in «aree più o meno vaste del Paese possano intervenire blocchi di attività».

 

La riapertura deve sottostare a tre paletti: una curva epidemiologicva delle varie aree del territorio sotto 0,5, strutture sanitarie (Covid hospital e terapie intensive) adeguate, strumenti di protezione disponibili. Questi paletti sono preceduti da alcune pre condizioni legate ai rischi intrinseci e relazionali, alla sicurezza dei posti di lavoro, ai trasporti in funzione dello scaglionamento dell'orario di lavoro per ingressi e uscite (anche in vista della riaperture scuole), con la spinta a utilizzare l'auto propria, la mobilità sharing, al controllo dati attraverso l'app Immuni.

 

recessione coronavirus

Un punto essenziale è la capacità di ricevere dati immediati - quindi giornalieri - sulla curva epidemiologica, per consentire con celerità il blocco selettivo di alcune attività e, quando l'andamento dovesse ridiscendere, la loro riapertura. Infine viene data importanza ai test sierologici ai fini dell'individuazione dei potenziali casi positivi.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…