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MA DAVVERO LUFTHANSA NON SAPEVA NULLA? – OLTRE CHE MATTO, ANDREAS LUBITZ ERA ANCHE MEZZO CIECO – ERA IN CURA IN UN OSPEDALE DI DUSSELDORF E NESSUNO NE SAPEVA NIENTE – SUI SUOI DOCUMENTI DI VOLO C’ERA SCRITTO CHE AVEVA BISOGNO DI CONTROLLI PERIODICI

Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano

 

Andreas LubitzAndreas Lubitz

La stessa stampa tedesca, lodevolmente, non crede più alla versione fornita dal capo della compagnia, Carsten Spohr, secondo la quale Lubitz era perfettamente in grado di volare e, se c'erano magagne nel suo passato, loro non ne erano minimamente informati. L’alibi della legge tedesca sulla privacy, fatto circolare forse ad arte, che avrebbe impedito a Lufthansa di conoscere il reale stato di salute mentale di Lubitz, appare sempre più incredibile man mano che si scoprono novità sul suo conto.

 

Ieri il New York Times ha rivelato che Lubitz soffriva di un disturbo alla vista, forse di origine psicosomatica, e aveva cercato di curarsi probabilmente all’ospedale universitario di Düsseldorf, la città dove aveva un piccolo appartamento. Il quotidiano Bild ha intervistato l’hostess Mary W., che ha avuto una relazione con Lubitz, e dalle parole della donna emerge che, almeno lei, si era perfettamente accorta che fosse un disturbato, tanto da troncare il rapporto.

COCKPIT Andreas LubitzCOCKPIT Andreas Lubitz

 

Lubitz faceva incubi in cui sobbalzando sul letto gridava: «Precipitiamo!» (può capi- tare, ma deve far scattare un campanello d’allarme se capita a un pilota di linea!) Manifestava manie di grandezza: «Diceva che un giorno avrebbe fatto qualcosa che l’avrebbe fatto passare alla storia», ha raccontato la donna. Parole che, quando non sono pronunciate ironicamente, consiglierebbero comunque un consulto psichiatrico, e in bocca a un uomo che, per lavoro, ha la responsabilità di centinaia di vite ogni giorno sono pietre tombali su ogni possibilità di metterlo ai comandi di un aereo.

 

Che Lubitz fosse in trattamento psichiatrico, e che avesse sospeso per mesi il suo addestramento a causa di una forte depressione, era noto a tutti quelli che lo conoscevano. Possibile che solo Lufthansa non sapesse? Allora perché a metà giugno, come ha riferito l'emittente tedesca N24, Lubitz si sarebbe dovuto sottoporre a un controllo medico per ottenere un prolungamento dell’idoneità al volo?

appartamento andreas lubitzappartamento andreas lubitz

 

 Facile rispondere: che Lubitz soffrisse di disturbi psichici era noto all’autorità federale tedesca sul volo, tanto che un suo documento, rivela la Bild, dice che Lubitz «ha bisogno di particolari controlli medici da effettuare con regolarità». Lubitz era marchiato da un codice, SIC, che identifica il bisogno di un pilota di controlli medici periodici, e questo codice non era un segreto, era riportato anche nel suo brevetto di volo.

 

 Klaus Radke, il primo istruttore di volo di Lubitz, che lo conosceva da quando, quattordicenne, cominciò a pilotare gli alianti, in- formato che Lubitz era un SIC e che aveva sospeso l’addestramento «per un episodio depressivo grave» (dati che, ribadiva ieri il settimanale tedesco Spiegel, erano noti a Lufthansa) ha commentato: «Il suo datore di lavoro avrebbe dovuto farsi delle domande. Se guidi una macchina e si accende la spia dell’olio, continui a guidare? No. E se non è stato preso nessun provvedimento, vuol dire che nel sistema c’è una falla».

 

disastro germanwings 3disastro germanwings 3

Parole di un istruttore di volo addolorato per la sorte folle di un suo allievo e amico, e che pe- rò non fanno sconti né a Lufthansa, né al mito del sistema tedesco, che solo a tragedia con- sumata, per un soprassalto di indignazione verso l’arroganza di chi ha creduto di potersene lavare le mani con una imbarazzante conferenza stampa, comincia a fare autocritica, a scavare nell’immondizia delle bugie, delle negligenze, delle inefficienze.

 

disastro germanwings  disastro germanwings

 «Lubitz attraversava una crisi di vita personale», riferisce ancora la Bild, tramite una fonte interna a Lufthansa. Insomma: sapevano. Sapevano perché aveva interrotto l’addestramento, sapevano che non era idoneo alle lunghe tratte (cosa che tormentava lo stesso Lubitz, riferisce la sua ex). Allora la verità è un’altra: sapevano, ma non hanno immaginato. Sapevano, ma mai, «nemmeno nei loro peggiori incubi» come ha detto l’ad di Lufthansa, pensavano che potesse compiere una catastrofe simile. A voi decidere se questi signori, così teutonicamente scarsi di immaginazione, non siano stati anche delittuosamente irre- sponsabili.

 

 

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