LA DECRESCITA INFELICE DI GALLIPOLI, DA PERLA DEL SALENTO AMATA DA D’ALEMA A CAPITALE DEI DISAGI E DEL TURISMO CAFONE – PRIMA LE SPIAGGE DESERTE, ORA LE AUTO INSABBIATE LUNGO LA STRADA CICLOPEDONALE, IN QUELLO CHE DOVEVA ESSERE IL CORRIDOIO "GREEN" VERSO IL MARE – LE PROTESTE DEI BALNEARI: “NON SI COMPRENDE COME POSSA SUCCEDERE CHE UNA STRADA CON DIVIETI COSÌ STRINGENTI SIA STATA INTASATA DALLE MACCHINE. PERCHÉ NON C’ERA UN PRESIDIO DELLA POLIZIA LOCALE?” - VIDEO
Antonio Della Rocca per corriere.it - Estratti
Doveva segnare il cambio di passo, la svolta green di un turismo sin qui cresciuto più nei numeri - spesso eclissati nelle voragini del sommerso - che nella qualità: la strada parco rigorosamente ciclopedonale, che costeggia i lidi di Gallipoli, l’altro ieri ha vissuto la sua prima giornata campale, intasata dalle auto rimaste insabbiate.
Un ingorgo di vetture in un’area tassativamente vietata ai veicoli a motore ha o no dell’inverosimile? Al presidente nazionale del Sib (Sindacato italiano balneari) di Confcommercio, Antonio Capacchione, sembra proprio di sì. «Si stanno raccogliendo i cocci - dice - prima della desertificazione e adesso del Far West. Non riesco a comprendere come possa succedere che una strada con divieti così stringenti sia stata intasata dalle macchine. Perché non c’era un presidio della polizia locale? Con i social, queste situazioni, se documentate con dei filmati, diventano estremamente deleterie per una meta turistica. Se qualcuno ha deciso di andare in vacanza in una determinata località e poi vede scene come quelle verificatesi a Gallipoli, cambia idea e va da un’altra parte».
Le immagini mostrano non solo macchine arenate dopo avere infranto impunemente il codice della strada, ma anche chiare ed evidenti scene di quel turismo maleducato, scurrile, sguaiato che la strada parco, con tutti i divieti imposti per favorire la mobilità ciclistica e pedonale, avrebbe dovuto contribuire a mettere al bando o quantomeno a limitare drasticamente.
E d’altra parte il corridoio green, nell’idea dei progettisti, insieme ad un corollario di interventi, poteva servire proprio a incentivare un approccio antropico caratterizzato da ridotto impatto su un ambiente costiero che soggiace alle prescrizioni del Parco regionale di Punta Pizzo.
Insomma, laddove doveva regnare la serenità e la quiete, è andato in scena uno spettacolo caotico e rumoroso, anche per le urla e gli improperi di chi, dopo avere ignorato il divieto, ci ha messo il carico da undici, imboccando la fascia di arenile adiacente al tracciato pedonale, rimanendone imprigionato. «È un pessimo messaggio lanciato al turista straniero e le famiglie - insiste Capacchione - e il tentativo che è stato fatto di elevare il livello del turismo gallipolino, anche attraverso la strada pedonale che porta ai lidi, sembra essere miseramente fallito.
A Gallipoli ci sono tanti imprenditori turistici lungimiranti che hanno capito qual è il percorso da fare per liberarsi dal turismo rumoroso e problematico che danneggia l’immagine della città, ma purtroppo i fatti sembrano dimostrare che la svolta non c’è ancora stata. Ora si raccolgono i cocci perché si è passati da un eccesso ad un altro. Si fa una strada con divieto di transito, ma non si mette un vigile urbano per controllare, almeno in queste settimane di massima affluenza, se quel divieto viene rispettato».
Nei giorni scorsi, le notizie diffuse da Federterziario Balneari su un forte calo di presenze sulle spiagge gallipoline attribuito alla mancanza di parcheggi e alla strada parco tramutarsi di conseguenza in una cesura per l’accesso al mare, sono diventate un caso nazionale.
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