UNA CURA TEUTONICA PER FIRENZE? – IL DIRETTORE DEGLI UFFIZI, EIKE SCHMIDT, PRENDE TEMPO SULLA POSSIBILITÀ DI CANDIDARSI CON IL CENTRODESTRA A SINDACO: “NON CONFERMO E NON SMENTISCO. QUALSIASI COSA IO FACCIA, PIÙ CHE I GIOCHI DEI NOMI MI INTERESSANO I TEMI” – INTANTO AZZANNA NARDELLA: “NEGLI OTTO ANNI DA QUANDO SONO QUI LA CITTÀ È PEGGIORATA. È PIÙ INSICURA E SPORCA. ANCHE I TURISTI BISOGNA SAPERLI GESTIRE” – SGARBI: “SAREBBE UNA CANDIDATURA POSITIVA”
Estratto dell'articolo di Mauro Bonciani, Roberto De Ponti e Chiara Dino per https://corrierefiorentino.corriere.it/
«Un buon giornalista mi fotograferebbe davanti a Palazzo Vecchio...». Ma era previsto, direttore. Sorride furbo, Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, quando a fine intervista si mette in posa per il fotografo, giocando sulla possibilità di farsi candidare dal centrodestra a sindaco di Firenze. Anche se, naturalmente fin dall’inizio mette in chiaro che non scioglierà alcuna riserva: «Non confermo e non smentisco. Qualsiasi cosa io faccia, più che i giochi dei nomi mi interessano i temi».
Quindi, se le proponessero un programma serio...
«In questi otto anni di mia permanenza in città, purtroppo, Firenze è cambiata e in peggio. È più sporca e la questione sicurezza si è aggravata. Io negli anni 90 studiavo all’Archivio di Stato e all’Istituto Germanico e la sera si poteva camminare tranquillamente. Ora sentiamo sempre più spesso di assalti a donne e bambini».
È solo una questione di sicurezza?
«No. Tutti dicevano che dopo il Covid nulla sarebbe più stato come prima. E invece, come avevo previsto, nel 2023 i turisti sono in aumento. E la situazione in città non migliora».
Significa che ci sono troppi turisti, secondo lei?
«Ce ne sono molti, certo, ma tutto dipende da come vengono gestiti, dalla loro distribuzione. Prendiamo gli Uffizi, non direi mai che ci sono troppi turisti, però appunto bisogna saperli gestire. Da noi alla mattina passano due o tre ore prima che si arrivi al massimo delle presenze consentite, e cioè 900. Lo stesso vale per la stagionalità» […]
Favorevole o contrario al biglietto d’ingresso in città?
«A Firenze non sarebbe praticabile. Forse, se avessimo ancora la cinta muraria... La cosa più giusta sarebbe una tassa di atterraggio. I cittadini italiani hanno libertà di spostamento nel Paese e questo vale anche per gli europei, ma per gli extracomunitari una tassa del genere sarebbe possibile e forse giusta. Il vero problema però sono i turisti giornalieri, quelli mordi e sfuggi».
Intendeva mordi e fuggi.
«No no, proprio mordi e sfuggi. Non portano nulla alla città e sfuggono a chi dovrebbe gestirli».
[…]
La cosa di cui va più fiero dei suoi 8 anni agli Uffizi?
«Ce ne sono parecchie. A parte il riallestimento, che funziona molto meglio, c’è la sala degli Autoritratti dove vedo tanta gente sostare. E poi c’è quanto realizzato dietro le quinte: penso al dipartimento che si occupa dell’accessibilità che diventa sempre più importante perché la gente vive molto più a lungo. Quando sono arrivato c’erano solo 20 sedie per riposare e fermarsi a guardare. E non basta: anche la ristorazione è importante. Il bar degli Uffizi ma anche le due nuove realtà in arrivo a Boboli aiutano a fruire lo spazio in modo più sociale. La gente va al museo con amici e familiari, servono posti di aggregazione, dove si parla di quello che si è visto. E poi, naturalmente...».
Poi?
«Gli Uffizi diffusi, un bambino che va fatto crescere, un progetto portato avanti non solo per spostare i flussi turistici ma anche per legare alcune opere ad alcuni territori».
E il suo grande rimpianto?
«Tra le primissime cose che ho fatto, quando i i vigili chiusero il Vasariano, è stato lavorare per riaprirlo. Non arrivare a inaugurarlo mi dispiace. Da un canto sono fiero che siamo stati i primi a produrre un progetto esecutivo, ad avere i finanziamenti e a iniziare i lavori. Prima era aperto solo per gruppi con costi altissimi, da 70 a 500 euro e e in un anno riuscivano ad accedervi 3-4 mila persone. Con questo riallestimento potranno entrare tutti. Però, certo, non averlo potuto inaugurare in occasione del trentesimo anniversario dei Georgofili mi ha fatto molto arrabbiare».
[…]
Lei verrà ricordato anche come il direttore della Ferragni e del selfie con la Venere.
«È un’operazione di marketing che ha funzionato benissimo e la rivendico. Non la rifarei. Allora era la persona giusta al momento giusto, su queste cose non si può fare il bis. Ma non è detto che non possa rompere con le convenzioni anche in futuro»
Lasciando da parte Palazzo Vecchio, dove potrebbe essere la sua prossima azione di rottura? All’Accademia? A Capodimonte?
«A me piace l’Italia, quindi per andare in un museo all’estero l’asticella per convincermi dovrebbe essere molto più alta che non in Italia. Non lo escludo, ma mia moglie è italiana, i miei libri sono in Italia, la famiglia di mia moglie sta tra Firenze e la Romagna. Dell’Italia mi piace il modo di vivere, di mangiare, amo i paesaggi».
Quanto si sente italiano?
«Non si possono rinnegare le origini. Io sono contento di essere tedesco, fa parte della mia storia, ma ormai sono da tanto tempo Italia. Ho vissuto in Germania meno di Anna Maria Luisa dei Medici».
eike schmidt vaso di fiori jan van huysum
È qui da otto anni. Con il sindaco Dario Nardella non avete mai perso occasione per punzecchiarvi. Perché?
«Io non sono mai stato il primo a rompere i suoi giocattoli. Però ad attacco rispondo».
Lei però ha fatto anche battaglie da politico: sul bivacco sotto gli Uffizi, sul mangificio di via de’ Neri, per esempio.
«Sì, perché era attinente al mio museo».
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Cosa suggerirà al suo successore?
«Per ogni cosa che ho fatto, dal mio arrivo, mi sono sempre detto. “Quando finirai il tuo mandato come vorresti trovare da visitatore il tuo museo?” Gli suggerirei di fare lo stesso».
Gli stranieri alla direzione dei musei hanno portato novità secondo lei?
«Secondo me la nazionalità non conta. È importante per l’identità di ciascuno. Ma lasciatemi fare un battuta. Immaginate se agli Uffizi invece di un direttore tedesco ci fosse stato un pisano o senese».
2 – FIRENZE, NEL CENTRODESTRA CRESCE L’OPERAZIONE SCHMIDT SINDACO
Estratto dell'articolo di Ernesto Ferrara per https://firenze.repubblica.it/
[…] Raccontano che il direttore degli Uffizi sia esaltatissimo non tanto dall’ipotesi in sé della corsa a sindaco quanto dal clamore e in fondo anche da quel mezzo brivido che la sola suggestione di un suo sì sta sollevando nel Pd.
Del resto a nessuno sfugge che la potenza mediatica di una sua candidatura sarebbe globale, e per una volta la destra darebbe anche plasticamente l’idea di un tentativo serio su Palazzo Vecchio. Non è un caso che nei prossimi giorni il plenipotenziario meloniano di Toscana Giovanni Donzelli potrebbe incontrare Schmidt, con cui ha un buon rapporto: fu lui a far fare “pace” al direttore e al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano dopo la lite sulla chiusure festive a Natale scorso.
Eike Schmidt davanti a palazzo vecchio a firenze
[…] Scioglierà prima le riserve annunciando l’intenzione di rimanere nel mondo dei musei dopo aver fatto crescere le sue quotazioni con la politica o resterà in bilico alimentando il pathos? Se non altro la prima sfida della destra è vinta: dopo il ballon d’essai di Batistuta l’attenzione dell’opinione pubblica fiorentina è allontanata dal Pd ed è nell’altro campo che si ragiona su una sorpresa.
In tutti i sensi: Schmidt, che pure in Fdi ritengono un «conservatore, attento alla sicurezza», si professa antifascista e nel 2017 ha anche aderito a una mobilitazione di Anpi e Aned. Ma anche in Fdi nessuno scandalo: «L’importante è che rilanci Firenze, le etichette non servono più», riconosce persino Achille Totaro.
[…] E pure il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, forzista, benedice l’idea: «Sarebbe una candidatura positiva, buonissima. Ha una contrapposizione storica con Nardella. E sarebbe finalmente uno straniero in un ruolo di comando politico. Con noi in ogni caso Schmidt avrà un posto di rilievo, anche in un altro grande museo dopo gli Uffizi». Il riferimento è al concorso per i super musei italiani in corso, da Pompei a Brera.
Sostenitore della Loggia Isozaki ma convinto da tempo che sia meglio «un no fermo che l’indecisione», Schmidt ha rinnovato gli Uffizi, dai social al museo diffuso. Pare abbia un piano sulle periferie.
Sua moglie è italiana, è la storica dell’arte e docente Roberta Bartoli, allieva di Mina Gregori, motivo per cui Schmidt potrebbe avere presto la cittadinanza italiana, sebbene secondo tanti in Fdi possa candidarsi sindaco anche da cittadino comunitario.
«Ritengo che il centrodestra farebbe una pesca d’oro a convincerlo, credo, però, che lui sbaglierebbe moltissimo ad accettare. Il centrodestra a Firenze, come altrove, fa scelte scadentissime. Anche se è vero che Nardella non ha accontentato i fiorentini e io non mi stupirei del ribaltone nel 2024» lo avverte intanto, fuori dal coro, lo storico di destra Franco Cardini. […]