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“IL MEDICO OBIETTORE NON L’HA AIUTATA” - L'ACCUSA DELLA FAMIGLIA DI VALENTINA, LA DONNA INCINTA MORTA ALL’OSPEDALE DI CATANIA CON I DUE GEMELLI - INDAGATI “COME ATTO DOVUTO” 12 GINECOLOGI PER OMICIDIO COLPOSO - LA DIFESA: “FATTO IL POSSIBILE, LA MORTE CAUSATA DALLO SHOCK DOPO UN’INFEZIONE”

Alessandra Ziniti per la Repubblica

VALENTINA MILLUZZO 5VALENTINA MILLUZZO 5

 

Valentina è uscita dalla sala parto intubata e con i cerotti sugli occhi dopo aver visto di sfuggita e tra le lacrime che le erano rimasti i corpicini morti di quei due gemelli, un maschietto e una femminuccia, che portava in grembo da 19 settimane: troppo poche perché avessero la minima speranza di sopravvivere.

 

Nel reparto di ginecologia dell’ospedale Cannizzaro era entrata 17 giorni prima per una minaccia di aborto in quella gravidanza voluta a tutti i costi e arrivata finalmente dopo il duro percorso della procreazione assistita. È uscita in una bara domenica pomeriggio, dopo 30 ore passate tra dolori lancinanti e un’agonia sfociata in quella che il primario del reparto, Paolo Scollo, ha definito uno shock settico da sepsi, in altre parole un’infezione, senza che il medico di turno riuscisse a salvarla.

 

«Ci ha detto che non sarebbe intervenuto finché i bambini erano vivi perché è obiettore di coscienza», è l’accusa lanciata dai familiari di Valentina Milluzzo nell’esposto presentato alla procura 48 ore dopo la morte. Accusa respinta dal direttore generale del Cannizzaro, Angelo Pellicanò, e da Paolo Scollo, primario del reparto dove sono obiettori di coscienza tutti i dodici ginecologi strutturati.

 

«Sì, siamo tutti obiettori, e allora? Che c’entra questo con la morte della signora? — dice Scollo — La legge 194 consente ai medici di astenersi dall’intervento solo in caso di interruzione volontaria di gravidanza, intervento che comunque in questo reparto assicuriamo e senza liste di attesa a tutte le donne che lo richiedono grazie ad una convenzione con uno specialista esterno.

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Ma nel caso in questione nessun medico avrebbe potuto astenersi e ovviamente non lo ha fatto. Né mi risulta che nessuno abbia mai detto le parole riferite dai familiari. La riprova sta nei fatti, e cioè nell’intervento che il medico di turno, dopo l’aborto spontaneo del primo dei due feti, ha fatto somministrando alla signora Milluzzo l’ossitocina, il farmaco per indurre l’espulsione anche del secondo feto. Non potevamo intervenire chirurgicamente perché nel frattempo la paziente presentava problemi di coagulazione. Poi purtroppo le sue condizioni si sono aggravate e non c’è stato nulla da fare. Ma il medico di turno ha agito nel modo più idoneo. La medicina è una scienza non perfetta, ma perfettibile».

 

ospedaleospedale

Se le cure fornite dai medici del reparto a Valentina Milluzzo siano state idonee e tempestive, e quali siano state le reali cause che hanno portato all’aborto dei due gemellini e alla morte della trentaduenne impiegata di banca, lo stabilirà l’autopsia disposta dal sostituto procuratore Fabio Saponara, che ieri ha intanto dato mandato alla polizia di sequestrare la cartella clinica e di identificare tutti i medici che nei 17 giorni di ricovero hanno avuto in cura la donna.

 

Tutti e dodici i medici in servizio, fatta eccezione per il primario, in quei giorni in ferie, sono stati iscritti nel registro degli indagati come atto dovuto per consentire ai loro consulenti di partecipare all’autopsia. I familiari di Valentina Milluzzo confermano le loro accuse e ribadiscono di essersi trovati di fronte al rifiuto del medico a intervenire fino a quando i cuoricini dei gemellini non avessero smesso di battere, lasciando la ragazza per ore in preda a dolori lancinanti e senza assistenza.

 

Nella cartella clinica sequestrata dagli investigatori non c’è traccia di una eventuale obiezione di coscienza del ginecologo, ma non potrebbe essere altrimenti visto che, come ha sottolineato lo stesso primario, il caso in questione non giustificherebbe in alcun modo l’astensione per obiezione.

MORTE VALENTINA MILLUZZO CONFERENZAMORTE VALENTINA MILLUZZO CONFERENZA

( ha collaborato Giorgio Ruta)

 

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