"FANCULO, MARK!" - ROGER WATERS RACCONTA DI AVER MANDATO A QUEL PAESE ZUCKERBERG CHE GLI CHIEDEVA DI UTILIZZARE "ANOTHER BRICK IN THE WALL" PER UNA PUBBLICITA' DI INSTAGRAM - "VOGLIONO USARLA PER RENDERE I LORO SOCIAL PIU' POTENTI, IN MODO CHE POSSANO CONTINUARE A CENSURARCI TUTTI" - E ANCORA: "PERCHE' MAI ABBIAMO DATO TANTO POTERE A QUESTO CAZZONE?"
“¡Vete a la chingada!”: @rogerwaters a Mark Zuckerberg. El músico contó que le ofrecieron “una gran cantidad de dinero” por permitir el uso de Another brick in the wall II para promover Instagram. Lo narró en un acto por la libertad de Julian Assange (@Wikileaks)#VideosLaJornada pic.twitter.com/gEVqaor8Eo
— La Jornada (@lajornadaonline) June 12, 2021
Durante un evento pro-Assange, Roger Waters ha raccontato alla stampa di essere stato contattato da Facebook con la richiesta di usare il classico dei Pink Floyd “Another Brick in the Wall Part 2” per una futura pubblicità per Instagram.
La richiesta, ha detto Waters, «è arrivata stamattina, abbinata all’offerta di una vagonata di denaro. La risposta è: andate affanculo, non se ne parla proprio».
«Lo racconto perché penso sia pericoloso che questi prendano il controllo di praticamente ogni cosa. Non sarò parte di queste stronzate, Zuckerberg».
Roger Waters parla della proposta di Facebook
Facebook non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento da parte di Rolling Stone US. Waters ha letto una lettera che dice provenire da Facebook: «Vi ringraziamo per aver preso in considerazione il progetto. Pensiamo che il messaggio centrale di questa canzone sia ancora rilevante e necessario, un segno del fatto che si tratta di un’opera senza tempo».
La replica di Waters: «Eppure vogliono usarla per rendere Facebook e Instagram ancora più potenti di quanto non siano già, in modo che possano continuare a censurare tutti noi in questa stanza e impedire che il grande pubblico venga a conoscenza di questa storia su Julian Assange e possa dire: “Cosa? No, mai più”».
Waters ha concluso citando FaceMash, il sito pre-Facebook creato da Zuckerberg ad Harvard nel 2003 per dare voti all’aspetto delle ragazze del campus, una storia narrata nel film del 2010 “The Social Network”. «Perché mai abbiamo dato tanto potere a questo cazzone che ha iniziato con “È carina, le diamo quattro su cinque”?», chiede Waters. «Eppure eccolo qui, uno degli idioti più potenti al mondo».