rachael blackmore

LEI SI' CHE SA CAVALCARE! – PER LA PRIMA VOLTA IN 173 ANNI UNA DONNA VINCE IL "GRAND NATIONAL", LA CORSA PIÙ MASSACRANTE DELLA TRADIZIONE IPPICA BRITANNICA: LA 31ENNE IRLANDESE RACHEL BLACKMORE È RIUSCITA AD ARRIVARE IN SELLA DOPO 7 CHILOMETRI DISSEMINATI DA 30 SPAVENTOSI OSTACOLI - IN QUESTA CORSA È GIÀ UN MIRACOLO ARRIVARE AL TRAGUARDO (E INFATTI DI SOLITO SONO MENO DELLA METÀ) E QUASI OGNI ANNO QUALCHE ANIMALE CI RESTA SECCO… - VIDEO

 

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

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Se gli animalisti aborriscono il Grand National all' ippodromo di Aintree, anche i puristi dell' ippica e gli appassionati delle «vere» corse di galoppo a ostacoli (come in Italia il Gran Premio di Merano) storcono il naso ogni sabato di metà aprile che da 173 anni a Liverpool schiera in partenza 40 cavalli ma - dopo 7 massacranti chilometri disseminati da 30 spaventosi ostacoli - vede arrivarne al traguardo di solito meno della metà (l' altro ieri ad esempio solo 15), e quasi ogni anno qualcuno restarci pure secco (sabato il morto di turno è stato il povero The Long Mile).

 

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Più che una corsa di galoppo, insomma, il Grand National è un cimento estremo della tradizione popolare britannica, tanto da essere celebrato già nel 1949 da una giovanissima Elizabeth Taylor nel film Gran Premio , e a distanza di quasi mezzo secolo dall' altro film Champion , dedicato alla commovente vittoria nel 1981 di un fantino che era sopravvissuto a un tumore (Bob Champion) in sella a un cavallo che era sopravvissuto a un infortunio diagnosticato mortale (Aldaniti).

 

Una potenza talmente evocativa da introdurre perfino modi di dire nel linguaggio, come «fare un devonloch», cioè sciupare tutto proprio ad un passo dal centrare l' obiettivo, gergo mutuato dalla tragicomica beffa subìta dalla regina Elisabetta nel 1956 allorché il suo portacolori Devon Loch, che stava stravincendo la gara, in dirittura d' arrivo disorientato da chissà quale ombra saltò un ostacolo esistente solo nella sua mente e finì da solo per terra disarcionando il proprio fantino.

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Ecco perché il successo quest' anno di una fantina, la 31enne irlandese Rachael Blackmore in sella al cavallo quarto favorito Minella Times, per la giubba del magnate irlandese J.P. MC Manus stimato fra gli uomini più ricchi al mondo con 2,1 miliardi di dollari di patrimonio tra la Svizzera e le Barbados, travalica i confini sportivi per debordare nella cronaca inglese.

 

Proprio la trama del film di Elizabeth Taylor, interprete nel 1949 di una fantina che prima vinceva ma poi veniva squalificata perché non legittimata a partecipare, testimonia infatti come soltanto molto dopo, nel 1975, sia stata abolita la discriminazione che per legge vietava alle donne di correre il Grand National , dove nel 1977 Charlotte Brew fu la prima a gareggiare (cadendo), nel 1982 Geraldine Rees la prima a completare il percorso (ottava), e nel 2012 Katie Walsh la prima a piazzarsi sul podio (terza).

 

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Rachael Blackmore ha infranto ieri anche quest' altro tetto di cristallo nella corsa a porte chiuse per la pandemia, ma di solito scandita dalla bolgia infernale di 80 mila spettatori assiepati attorno ad ostacoli tanto più irrazionali quanto più legati alle leggende nere dei nomi che vi si sono tramandati per sempre.

 

Come il Becher' s Brook , dal nome del capitano che, scaraventato nel fossato d' acqua ai piedi dell' ostacolo, leggenda vuole abbia impeccabilmente fradicio commentato «l' acqua senza il brandy è una bevanda sgradevole!»; o come The Chair , dal nome della sedia da cui nell' Ottocento vigilava un commissario di gara, siepone alto oltre un metro e mezzo, dove nel 1862 rovinò al suolo e perì un fantino.

 

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Non a caso proprio da una «vecchia» ex fantina, Liz Kelly, è arrivato l' omaggio social più azzeccato per Rachael Blackmore, giocato attorno al ricordi di Ap McCoy, un leggendario jockey in pensione: «Da bambina a 10 anni mi mettevo a cavalcioni sul mio pupazzo a forma di pony e giocavo sognando di essere Ap McCoy. Ora le bambine sul pony possono fingere di essere Rachael Blackmore. Grazie, Rachael, dal mio io di 10 anni».

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