processo di norimberga

CHE FINE HANNO FATTO I GERARCHI NAZISTI SCAMPATI AL PROCESSO NORIMBERGA? - FURONO ALMENO 50 I GENERALI DEL REICH CHE DOPO LA GUERRA FECERO PERDERE LE LORO TRACCE - MOLTI DI LORO VISSERO PER ANNI UNA SECONDA VITA, ALCUNI NON PAGARONO MAI PER I LORO CRIMINI…

Da https://www.focus.it

 

ROBERT H JACKSON

Nell’autunno del 1945 a Norimberga iniziava il primo dei due processi che portava alla sbarra 24 gerarchi nazisti. All’appello mancavano però almeno una cinquantina di “pezzi grossi” del Reich, da Eichmann, a Mengele, a Priebke: che fine avevano fatto? Chi li proteggeva? Sul loro conto e su queste vicende sono circolate dicerie e bufale.

 

Oggi è possibile ricostruire lo schema della rete di contatti che ha permesso loro di rifarsi una vita (in alcuni casi senza mai pagare per i crimini commessi): la cosiddetta rats line (la linea dei topi), come la chiamarono i servizi segreti americani.

 

GOERING AL PROCESSO DI NORIMBERGA

LE BUFALE. La leggenda più famosa è quella che vuole che alcuni dirigenti nazisti (c’è chi dice lo stesso Hitler) nel 1945 siano scappati a bordo di improbabili sommergibili attraverso l’Atlantico. Oppure che abbiano approfittato, per scappare, di un Piano Odessa: un’operazione pianificata dai capi delle SS (le Schutzstaffel, squadre di protezione) poco prima della fine del regime, per agevolare la fuoriuscita dei gerarchi e dare vita a uno stato neonazista.

 

Se sembra certo che non ci fu nessuna pianificazione a tavolino, è innegabile che si creò una rete di fuga ramificata per aiutare i collaboratori del Reich. A renderla possibile, connivenze di uomini dello Stato e della Chiesa, legati ai gerarchi da affinità ideologiche.

 

PROCESSO NORIMBERGA

FUNZIONAVA COSÌ. Approfittando del fuggi fuggi generale, già nella primavera del 1945 - mentre Berlino capitolava e l’Italia veniva liberata - almeno 50 criminali di guerra e 300 quadri militari nazisti si unirono ai 12 milioni di profughi che dall’Europa Centrale e dalla Croazia scendevano verso l’Italia e la Spagna.

 

Molti passavano per il Brennero - valico di frontiera tra Italia e Austria - e soggiornavano nel nostro Paese, spesso ospitati in monasteri (vedi per esempio qui sotto, Il caso Eichmann). I criminali di guerra vissero così in un primo tempo da clandestini, protetti da uomini di chiesa compiacenti. Trascorsi i primi 3 o 4 anni, mentre iniziava la guerra fredda, presero contatti con persone di fiducia (ex amici influenti rimasti in Germania o uomini dei servizi segreti) che fornirono loro passaporti e nuove identità. In questo modo poterono espatriare, perlopiù in Sud America. Il flusso maggiore fu tra il 1948 e il 1949.

GORING PROCESSO NORIMBERGA

 

IL CASO EICHMANN. Accadde così che uno dei principali responsabili dell’olocausto, Adolf Eichmann, ideatore della “soluzione finale” contro gli Ebrei, in abiti da montagna e con in testa un cappello tirolese, sia riuscito a passare per il valico del Brennero senza essere riconosciuto.

 

Chiese aiuto al parroco di Vipiteno e, con il beneplacito del vicario generale della diocesi di Bressanone (un filotedesco che non aveva digerito l’annessione del Sudtirolo all’Italia) ricevette un nuovo nome.

 

Il suo rifugio fu poi un chiostro dei francescani nella provincia di Bolzano, finché a Merano ottenne documenti falsi e, a Genova, un “permesso di libero sbarco”. Trovò rifugio in Argentina: venne catturato solo nel 1960 dal Mossad (il servizio segreto israeliano) e condannato a morte per genocidio e crimini contro l'umanità. Fu lui che al processo dichiarò di "aver solo eseguito gli ordini".

PROCESSO NORIMBERGA 2

 

Andò meglio a Josef Mengele, il sadico medico di Auschwitz che finì i suoi giorni in Sud America senza mai rendere conto delle atrocità compiute su donne e bambini. La sua fuga fu simile a quella di Eichmann: rimase nascosto alcuni anni in Baviera, poi ottenne, con modalità mai chiarite, documenti falsi a nome di "Helmut Gregor, nato nel comune di Termeno (Bolzano), di professione meccanico" e potè rifarsi una nuova vita oltre l’Atlantico.

 

Morì di infarto a 67 anni in Sud America, nel 1979. Nel 1992 la salma fu riesumata e il suo DNA confrontato con quello del fratello: risultò una probabilità pari al 99,69% che Helmut Gregor fosse Josef Mengele.

 

AULA DEL PROCESSO DI NORIMBERGA

Anche Erich Priebke, capo delle SS, responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, riuscì a farla franca. Lui si dotò di documenti e identità nuove diventando "Otto Pape, lettone, direttore d’albergo, con doppia residenza a Roma e Bolzano". Trascorse quasi mezzo secolo a San Carlos de Bariloche (Argentina) con la moglie e tornò più volte in Italia prima di essere riconosciuto e arrestato nel 1994, a 81 anni. Condannato all'ergastolo in Italia, scontò la pena agli arresti domiciliari fino alla morte, avvenuta nel 2013 un paio di mesi dopo il suo centesimo compleanno.

 

CHI GESTIVA IL TRAFFICO? Oggi sappiamo che a gestire il traffico dei criminali nazisti erano in molti: il più attivo era un prete croato, padre Krunoslav Dragonovich, dal 1945 impiegato all’Istituto croato del Collegio di San Girolamo degli Illirici, a Roma. Come lui, diversi altri uomini di fede. Tuttavia, al di là di singoli sacerdoti implicati, che non lavoravano per il Vaticano, ma per altre associazioni e comitati della Chiesa cattolica, non c’è prova di una strategia vaticana volta a salvare alti funzionari nazisti.

truppe naziste a norimberga

 

Ad aiutare i nazisti furono poi ex compagni di partito, che ben volentieri si prodigavano a favore di quelli che consideravano "fratelli". E anche uomini dei servizi segreti dell'Occidente, che si servivano degli ex nazisti, delle loro conoscenze e delle reti di contatti per contrastare l'emergente "pericolo rosso comunista".

 

DOVE SONO SCAPPATI? Il paese più ospitale verso i nazisti fu l’Argentina, governata allora da Juan Perón (ne accolse fino a 5mila). In buona compagnia con altri paesi sudamericani: il Brasile ne ospitò quasi 2mila. Il Cile poco più di 500, seguito da Uruguay e Paraguay. E chi non attraversava l’Atlantico andava in Sudafrica, in Medio Oriente e in Australia.

 

processo di norimberga

Molti uomini della Gestapo (Geheime Staatspolizei, polizia segreta di stato), esperti in tecniche di spionaggio e di tortura, vennero arruolati nei servizi segreti della Cia (Usa), del Kgb (Unione Sovietica), della Stasi (Germania Est) e di altri Paesi come spie "specializzate" da spendere nel nuovo grande conflitto mondiale, la Guerra fredda.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…