PERCHÉ ORA CHE INIZIA IL PROCESSO A BOSSETTI PER L’OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO SALTANO FUORI LE NOTIZIE PRURIGINOSE SUI TRADIMENTI DELLA MOGLIE, MARITA COMI? - FELTRI: “SE BOSSETTI HA UCCISO (E BISOGNA DIMOSTRARLO) CHE C'ENTRA LA SUA SPOSA?
1 - GIUDICATE SE BOSSETTI HA UCCISO YARA MA SENZA TIRARE IN BALLO LE SUE CORNA
Vittorio Feltri per “il Giornale”
Le cronache, sempre pronte a descrivere con enfasi dettagli ininfluenti di ogni fatto, ci avevano informato tempo fa che la moglie di Massimo Bossetti (presunto assassino di Yara), Marita Comi, non disdegnasse qualche avventura amorosa, ovviamente fuori dal matrimonio, il che avrebbe creato in famiglia un clima poco idilliaco.
Poi delle fuitine della signora non si è più parlato per un pezzo. Ma negli ultimi giorni, avviato il processo in Corte d'assise, i pettegolezzi pruriginosi sono tornati a bomba. È accaduto quando la pubblica accusa ha chiesto di ascoltare quali testimoni gli uomini con i quali Marita avrebbe avuto relazioni.
Meno male che la giuria ha respinto in parte la proposta, per cui all'imputato e alla consorte si spera sarà risparmiata l'umiliazione di lavare i panni sporchi in un'aula di giustizia. Ciò nonostante, non siamo soddisfatti. Rimane lo stupore (l'indignazione) suscitato dai pubblici ministeri con la loro pretesa di discutere di corna nell'ambito di un dibattimento incentrato su un omicidio.
Se Bossetti ha ucciso una ragazzina (e bisogna dimostrarlo) che c'entra la sua sposa, per nulla coinvolta nell'assassinio? Si è arrivati a sostenere che i tradimenti (veri o no) di Marita avrebbero influito negativamente sull'equilibrio psicologico di Massimo, portandolo ad ammazzare l'adolescente. Una tesi talmente sgangherata da meritare, questa sì, l'intervento della psichiatria.
In realtà, si è scoperto che gli episodi di infedeltà della signora sarebbero avvenuti dopo (non prima) la morte di Yara, pertanto è da scartare che abbiano inciso sul delitto attribuito a Bossetti. Di qui l'assurdità dell'audizione degli amanti. D'altronde ci mancava solo, in simile vicenda torbida, una discettazione sull'adulterio quale propellente di atti criminali. Il punto però è un altro.
Se un'indagine e un processo riguardano un omicidio compiuto da un uomo, che senso ha tirarne in ballo la consorte e frugare nelle pieghe riservate del suo comportamento privato? Ammesso e non concesso che Marita abbia deciso di abbandonarsi a qualche distrazione, sono casi suoi e non casi giudiziari. I peccati della carne non sono reati, e gli investigatori, nonché i magistrati, dovrebbero disinteressarsene per rispetto delle persone che li hanno commessi, ma anche del codice penale che non persegue le effusioni extraconiugali.
bossetti moglie dialogo in carcere 3
Come si fa a introdurre il gossip più basso nelle istruttorie? D'accordo che da parecchi anni le procure sono indaffarate ad ascoltare intercettazioni telefoniche e non cassano le più piccanti che, di conseguenza, finiscono sui giornali, comprese quelle penalmente irrilevanti; ma c'è un limite oltre cui non è lecito andare. Nella fattispecie, della reputazione di Marita è stato fatto strame con grave danno per l'intera famiglia.
Il rischio è che quelli di Bossetti, nelle chiacchiere popolari, siano definiti non soltanto figli di un assassino, ma anche figli di una poco di buono, la quale, mentre il marito era in galera con l'infamante accusa di aver tolto la vita a una ragazzina, si consolava abbracciando altri uomini. Un pericolo da evitare e, invece, ingigantito da metodi investigativi indegni di una nazione civile.
Tra l'altro, risulta che la signora Comi abbia sempre amorevolmente assistito Massimo, dal giorno dell'arresto a oggi. Inoltre, ha provveduto in proprio alla prole, confermando di essere una donna responsabile. Cosa le si poteva chiedere di più? Sarebbe ora, infine, di giudicare ogni individuo tenendo conto che il cuore e il cervello di ciascuno di noi sono separati nettamente da quanto abbiamo (giudici inclusi) dalla cintola in giù.
2 - SE UN UOMO SOPPORTA LE ACCUSE MA NON LA GOGNA DEL TRADIMENTO
Stefano Zecchi per “il Giornale”
Ormai l'opinione pubblica ha emesso la condanna per Massimo Bossetti. Eppure lui non ha mai avuto un cedimento: si è sempre dichiarato innocente né, pare, abbia avuto momenti di sconforto nonostante su di lui penda un'accusa pesante come un macigno. Veniamo adesso a sapere che forse ha tentato di suicidarsi, e il motivo che l'avrebbe spinto a questo gesto sarebbe stata la conoscenza del tradimento di sua moglie, avvenuto nel periodo che intercorre tra il presunto omicidio di Yara e l'arresto.
Ora, soltanto per un istante, s'immagini, in via del tutto astratta, una bilancia che, su un piatto tenga lo stupro di una ragazzina minorenne, sull'altro il tradimento della propria moglie. Chiunque, proprio in un istante, vede il peso spaventoso del reato di stupro, mentre il tradimento muliebre per quanto possa essere fastidioso e umiliante appare di una gravità irrilevante rispetto alla violenza su una minorenne.
Eppure è proprio questo fatto irrilevante, nella proporzione ora immaginata, che avrebbe potuto annientare le resistenze psicologiche di Bossetti al punto da fargli tentare il suicidio. Insomma, l'Italia lo considera un mostro, ma lui non fa vedere crepe nella sua resistenza emotiva di fronte all'accusa; il tradimento della moglie invece lo distrugge. Sembra inconcepibile, eppure questo accade perché il modo in cui viviamo le emozioni, i sentimenti, le passioni hanno caratteristiche così soggettive che possono sorprendere soltanto se supponiamo che quegli stati d'animo dovrebbero essere uguali per tutti.
E invece il nostro senso della moralità ha certamente una base comune, costruita da convenzioni sociali e da credenze religiose quando ci sono, ma poi c'è tutto un insieme di altri fattori come l'educazione ricevuta, l'ambiente in cui si vive con le sue usanze, i suoi pregiudizi, il tipo di cultura, anche se limitata, di cui si dispone, che finiscono per essere più determinanti nella formazione della propria moralità rispetto a quei valori che sono un patrimonio (piccolo) condiviso da tutti. E così ciò che a qualcuno può apparire moralmente inaccettabile, a qualcun altro quell'inaccettabilità può essere sempre considerata tale, ma non ritenuta tanto grave a confronto di altri comportamenti immorali.
YARA GAMBIRASIO - MASSIMO BOSSETTI
Bossetti potrebbe aver ritenuto evidentemente più grave il fatto che la gente lo possa considerare un cornuto piuttosto che uno stupratore. Questo modo di pensare è davvero una cosa così strana ed eccezionale? Gli episodi di stupro sono drammaticamente all'ordine del giorno.
Si provi a ricordare le dichiarazioni dei criminali dopo aver commesso quell'orribile reato: spesso avanzano giustificazioni e non è raro cogliere, senza mistero, il loro compiacimento per la bravata. E, allora, appare ancora tanto strano che per queste persone - le quali arrivano a distruggere l'integrità di un altro essere umano, talvolta di una ragazzina, andando magari dopo a vantarsi con gli amici al bar - il tradimento della loro donna sia considerato un crimine peggiore di quello commesso da loro?
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