luciano de crescenzo

“IL GRANDE AMORE DI LUCIANO DE CRESCENZO E’ STATO SOCRATE” - IL FILOSOFO GIULIO GIORELLO: “GUARDAVA ANCHE ALL'INDAGINE SPERIMENTALE SUI FENOMENI NATURALI. AMAVA AGGIUNGERE CHE ERANO STATI DUE SCIENZIATI, GALILEO ED EINSTEIN, A DARGLI ‘UNA LEZIONE SULLA FORZA DELLA CURIOSITÀ INTELLETTUALE E SU COME OGNI COSA DIPENDA DAI PUNTI DI VISTA’ - LA SUA, COME SOLEVA DIRE, È STATA UNA VITA IN CUI LA FORTUNA SI È RIVELATA GENEROSA...”

Giulio Giorello per il “Corriere della sera”

 

GIULIO GIORELLO

L'amore «è uno strano augello», come recita la Carmen , famosa opera del compositore francese Georges Bizet. È un volatile bizzarro che si posa dove vuole. «C'è chi si innamora di Sophia Loren, chi di Marx, e chi per tutta la vita porta fiori sulla tomba di Rodolfo Valentino». Così ebbe a scrivere una volta lo scrittore e saggista napoletano Luciano De Crescenzo, che ci ha appena lasciati. Lo diceva per aggiungere subito che «l'amore della mia vita è stato Socrate».

 

Sì, proprio quell'ateniese anticonformista «vissuto 2.400 anni fa», che rappresenta «un modo di intendere la vita in lui non esistono le tensioni dell'uomo comune, tutto proteso alla ricerca del Potere, del Denaro e del Successo. In Socrate predomina la voglia di sapere», cioè il desiderio «di mettere sempre in discussione ciò che già conosce, di capire da che parte si nasconda il Bene».

LUCIANO DE CRESCENZO

 

In breve, «era buono d'animo, tenace, intelligente, ironico, tollerante, nel medesimo tempo, inflessibile». Certo, proseguiva De Crescenzo, il filosofo condannato a morte dai suoi concittadini ateniesi non è stato l'unico di quella levatura: basti pensare «a Gesù, a Gandhi, a Buddha, a Lao Tse e a San Francesco».

 

Ma mentre per tutti questi «grandi» c'è sempre «il sospetto che un pizzico di esaltazione abbia contribuito a tanta eccezionalità», nel caso di Socrate si trattava di «una persona estremamente semplice, un uomo che non lanciava programmi di redenzione e che non pretendeva di trascinarsi dietro torme di seguaci».

 

LUCIANO DE CRESCENZO

Socrate e compagnia bella si intitolava appunto quel libro da cui ho tratto le citazioni precedenti (pubblicato nel 2009 da Mondadori, che è stato l'editore di tutti i libri di Luciano). E le sue frequenti incursioni nelle vite dei filosofi - spesso nella forma di intelligenti provocazioni - lo hanno portato di volta in volta a ritrovare in Platone, allievo di Socrate, «il vero volto dell'amore»; in Epicuro «l'amicizia e la felicità»; in Eraclito «l'idea che tutto scorre».

 

LUCIANO DE CRESCENZO E ISABELLA ROSSELLINI

E in un santo padre della Chiesa cattolica come Agostino d'Ippona «il senso del peccato», in Erasmo da Rotterdam «un nuovo modo di guardare alla follia», in Friedrich Nietzsche «il superamento della morale comune». Ma Luciano De Crescenzo guardava anche all'indagine sperimentale sui fenomeni naturali. Infatti amava aggiungere che «sono stati due scienziati, Galileo ed Einstein, a darmi una lezione sulla forza della curiosità intellettuale e su come ogni cosa dipenda dai punti di vista».

 

La sua - soleva dire Luciano - è stata una vita in cui la fortuna si è rivelata generosa. Confessava che talvolta avrebbe desiderato possedere «un televisore magico» con cui poterla rivedere tutta, «anno dopo anno, giorno dopo giorno». E concludeva sul filo dei ricordi: «Chissà che effetto mi farebbe vedermi agire secondo impulsi, idee ed emozioni che non appartengono più al mio modo di pensare?

Luciano De Crescenzo

 

Sono davvero io quel biondino che si strugge d' amore mentre aspetta la fidanzata all' uscita dalla scuola? Mi batterebbe ancora il cuore durante l' esame di maturità? Ripeterei certe goliardate, come farsi rinchiudere nella gabbia delle scimmie, sotto la scritta Vulgaris Mandrillus Parthenopeus?».

 

Anche queste alla fin fine sono autentiche domande filosofiche, nel senso in cui le intendeva Socrate. E riguardano il tempo, che «tutto dà e tutto toglie», come diceva un altro grande pensatore, Giordano Bruno da Nola, una città non distante dalla Napoli di De Crescenzo. E infine, perché non usare il televisore magico per «sbirciare nel futuro», e così conoscere in anticipo «tutte le difficoltà e le gioie che mi aspettano?».

 

SOPHIA LOREN E LUCIANO DE CRESCENZO

A questo punto però Luciano De Crescenzo si imbatteva nella difficoltà maggiore insita nel suo desiderio: l' eventualità di spingersi «troppo avanti» nel percorrere il cammino inesorabile del tempo, finendo per raggiungere «quella data tremenda, dopo la quale lo schermo non avrebbe più dato immagini in movimento», in cui sarebbe terminato quel film in cui consiste il piacere e insieme il dolore dell' esistenza di ciascuno.

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