variante omicron oms

FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA: OMICRON NON FA MALE A CHI HA LA TERZA DOSE DI VACCINO - STUDI SCIENTIFICI ED ESPERTI CONCORDANO: LA PROTEZIONE CHE IL VACCINO INNESCA E' BUONA E QUELLA CONTRO I SINTOMI GRAVI, L'OSPEDALIZZAZIONE E LA MORTE RIMANE CIRCA VENTI VOLTE PIU' ALTA - I SINTOMI VANNO DA QUELLI TIPICI DEL RAFFREDDORE A SINTOMI PIU' GRAVI, FINO AD ARRIVARE ALLA POLMONITE. MA DIPENDONO DALLO STATUS VACCINALE - L'INCUBAZIONE INVECE E' RIDOTTA: DI TRE GIORNI RISPETTO AI 4 DI DELTA E...

Pietro De Leo per "Libero quotidiano"

 

omicron in gran bretagna

Arrivano notizie buone, per quanto "condizionate". Tracciando una breve antologia tra studi scientifici, dichiarazioni pubbliche di medici e ricercatori, analisi statistiche, emerge lo scenario di una variante Omicron che impatta in misura molto meno grave rispetto alla Delta. Con un presupposto, però: la necessità del vaccino. E allora via in questo viaggio tra parole e numeri, che inizia con quanto dichiarato, appena ieri, dalla professoressa Maria Chironna, responsabile del Laboratorio di Medicina Molecolare e Sanità Pubblica al Policlinico di Bari.

 

OMICRON COVID

«Si rilevano sintomi che vanno da quelli tipici del raffreddore a sintomi più gravi, fino ad arrivare alla polmonite. Ma dipendono dallo status vaccinale», ha spiegato all'Agi. «Le forme più severe si osservano nei non vaccinati». Osservazioni compatibili con quelle pronunciate qualche giorno fa, al Corriere della Sera, dal virologo Guido Silvestri. «Nonostante una crescita dei contagi che sembra una valanga, dobbiamo avere fiducia: i dati che raccogliamo ogni giorno indicano che la variante Omicron, benché molto trasmissibile, è meno aggressiva e molto di rado ha conseguenze serie sui vaccinati».

 

Sintomi Omicron

FIDUCIA Dunque «la speranza è che il virus si stia raffreddorizzando», cioè «sembra specializzarsi nell'attacco alle alte vie respiratorie, mentre diventano rari i casi di polmonite severa soprattutto nei vaccinati». E svolge un ragionamento complesso, in un intervento pubblicato da il Tempo, Francois Ballouc, direttore UCL Genetics Institute e professore di biologia computazionale all'University College di Londra.

 

Lo studioso argomenta, in estrema sintesi, che puntare al "Covid zero" è impossibile, il maledetto virus continuerà a circolare ma il vaccino è la nostra chiave di volta per riacchiappare la normalità. La protezione che innesca, spiega Ballouc, «è buona e quella contro i sintomi gravi, l'ospedalizzazione e la morte rimane circa venti volte più alta anche contro Omicron». E aggiunge: «I tassi di protezione dai vaccini sono alti come mai potrebbero essere in molti posti».

 

VARIANTE OMICRON 19

Andando poi sui numeri, per quanto ovviamente la statistica sia sottoposta al continuo aggiornamento, rincuora il quadro tracciato a ridosso di Natale da Hans Kluge, il direttore regionale per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, «l'89% dei soggetti» monitorati nel contagio Omicron «riporta sintomi comuni: tosse, mal di gola, febbre». Aggiungendo, però un'esortazione che spiega la condizione necessaria: "boost, boost, boost", cioè il richiamo, perché «il booster è la difesa più importante contro Omicron».

 

Studio sudafricano Omicron vs Delta 6

D'altronde, anche uno studio realizzato da un pool di atenei tedeschi, coordinati dall'Università di Colonia, sottolinea che il booster, ossia la terza iniezione di vaccino MRna, presenta su Omicron «una potente attività neutralizzante», che al contrario risulta compromessa fermandosi alle due dosi. Venendo poi a queste ore, è di ieri un'intervista all'Associated Press del dottor Rochelle Walenksy, direttore dei Centers for Disease Control and Prevention negli Stati Uniti. Il punto di partenza sono 40 casi di variante Omicron monitorati nel Paese. Di questi, una trentina su individui vaccinati, dieci dei quali con richiamo. In quasi tutti «la malattia è lieve», e i sintomi manifestati sono tosse, congestione, affaticamento. Una persona sola è stata ricoverata.

 

Variante Omicron

INCUBAZIONE Certo, si tratta di un numero ancora ridotto per trarne conclusioni, ma quantomeno conferma le evidenze già più volte rilevate. Per esempio da uno studio del Nebraska Public Health Laboratory, che ha quantificato tempi di incubazione più brevi per Omicron, di tre giorni rispetto ai 4 della variante Delta, e una «sindrome clinica» più leggera riguardo alle precedenti forme di malattia.

 

Altri elementi si ricavano poi dall'app che in Inghilterra viene utilizzata per segnalare i sintomi Covid. Ebbene, all'avanzata della variante Omicron, quelli maggiormente riportati dai contagiati sono starnuti, mal di gola, raffreddore, affaticamento. E pare invece non appartenere a questa variante una costante delle precedenti, cioè la perdita dell'olfatto e del gusto. Nel Regno Unito, come sottolinea anche uno studio dell'Ispi, il rapporto tra nuovi casi, ricoveri e decessi è crollato con l'arrivo di Omicron.

 

VARIANTE OMICRON

Buone notizie, inoltre, arrivano dal Sudafrica, epicentro della nuova variante. I media locali hanno riportato un calo di circa il 40% dei contagi nell'ultima settimana. Per quanto non sarebbe corretto trarre una lettura globale del fenomeno da una dinamica nazionale (va considerato che in Sudafrica le precedenti varianti hanno avuto effetti pesanti, facendo però aumentare l'immunità), si ricava un quadro di sintomatologia più lieve rispetto alla Delta. Elementi che compongono un mosaico di una battaglia per un ritorno alla vita di prima ancora in corso, ma rafforzano la certezza che l'unica arma per vincerla è ricevere l'iniezione.

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