pell bergoglio preti pedofili

BERGOGLIO, FAGLI LA PELL! SOTTO PROCESSO IN VATICANO, ORA FITTIPALDI CHIEDE LA TESTA DEL CARDINALE AUSTRALIANO: “BASTA I SILENZI SUI PRETI PEDOFILI: GEORGE PELL SI DIMETTA. E SE NON VUOLE FARE UN PASSO INDIETRO, INTERVENGA IL PAPA: NON CI POSSONO ESSERE TENTENNAMENTI NÉ SALVACONDOTTI PERSONALI”

emiliano fittipaldi emiliano fittipaldi

Emiliano Fittipaldi per www.espresso.repubblica.it

 

George Pell George Pell

Papa Francesco non può più aspettare. Dopo le audizioni di questi giorni davanti ai giudici della commissione d'inchiesta del governo australiano sulla pedofilia, il cardinale George Pell – che Bergoglio stesso aveva chiamato nella Santa Sede tre anni fa – non può più rimanere sulla sua poltrona.

 

Deve dimettersi subito, lasciando ad altri la guida del più importante ministero vaticano, quella Segreteria dell'Economia voluta da Bergoglio per fare trasparenza sui business vaticani. Nel caso non volesse fare un passo indietro, dovrebbe essere il pontefice, capo supremo della curia, a muoversi di conseguenza. Senza aspettare – come suggerisce qualche suo consigliere – che Pell compia 75 anni, età in cui formalmente gli alti prelati devono rimettere il mandato.

 

George PellGeorge Pell

Stavolta il tempo è scaduto prima, ed ulteriori mediazioni metterebbero gravemente a rischio l'immagine del Papa rivoluzionario e inflessibile, nemico giurato dei maniaci che infestano la Chiesa. Il tema della pedofilia, riportato alla ribalta dal caso Pell (di cui “L'Espresso” si è più volte occupato in infelice solitudine) e dell'Oscar a “Spotlight” come miglior film (che narra le gesta dei giornalisti del Boston Globe che nel 2002 scoperchiarono lo scandalo dei sacerdoti pedofili della loro città), è troppo delicato, e non può essere gestito con le solite prudenze vaticane tanto invise a Bergoglio.

 

george pell george pell

Pell è infatti accusato da decine di sopravvissuti di gravi nefandezze. Su tutte quella di aver protetto preti pedofili, mostri seriali che hanno violentato decine di bambini, non denunciandoli subito e permettendo il loro spostamento in altre diocesi. Il cardinale è stato accusato da una vittima di aver tentato di comprarlo. Da molte altre di aver creato, quando era vescovo a Melbourne, un sistema per difendere le finanze della Chiesa, a danno delle richieste risarcitorie degli abusati. «Un sistema progettato per controllare le vittime, contenere gli abusi e proteggere la Chiesa», ha spiegato la ricercatrice e editorialista Judy Courtin, che insieme a molti altri osservatori considera le azioni dell'australiano volte a «minimizzare i reati, occultare la verità, manipolare, intimidire e sfruttare le vittime».

EMILIANO FITTIPALDI AVARIZIAEMILIANO FITTIPALDI AVARIZIA

 

Pell è stato definito un «sociopatico» da più di un sopravvissuto, mentre la relazione preliminare dei giudici della Royal Commission pubblicata qualche mese fa ha già spiegato che il cardinale «non si è comportato da buon cristiano». Il prelato ha perfino paragonato un anno fa la Chiesa a un'azienda di autotrasporti, affermando che «non è colpa di una ditta se il camionista molesta le autostoppiste».

 

Al netto degli scandali e dei lussi sfrenati che hanno colpito Pell dopo la pubblicazione di alcune inchieste che ho pubblicato sull'Espresso, la sua posizione è indifendibile. Francesco è stato il primo pontefice ad autorizzare l'arresto di un alto prelato per reati sessuali su bambini, monsignor Josef Wesolowski, morto prima dell'inizio del processo. Un appeasement o ulteriori tentennamenti sul caso Pell, suo uomo di fiducia, sarebbe un errore, ancor più grave della nomina del porporato di Ballarat a numero tre del Vaticano. Uno sbaglio che confermerebbe i preconcetti dei critici – soprattutto anglosassoni – che da mesi attaccano il soglio petrino.

 

BERGOGLIO 1BERGOGLIO 1

«Durante il papato di Francesco la Chiesa cattolica non ha fatto nulla per eliminare gli abusi sui minori da parte del clero» ha spiegato due settimane fa Peter Saunders, ex vittima di un prete pedofilo che il papa aveva voluto nella nuova Commissione pontificia per la tutela dei minori, sospeso dall'incarico proprio per le sue critiche a Pell. «La Commissione? È soltanto una questione di pubbliche relazioni, necessaria dopo gli scandali sulla pedofilia nel clero che hanno scosso i fedeli».

 

PRETI PEDOFILIPRETI PEDOFILI

Tra parole e azioni la coerenza è sempre necessaria, soprattutto se gli anatemi vengono da un papa dichiaratamente riformista. Oggi le vittime dei sacerdoti australiani giunte a Roma grazie a una colletta per guardare in faccia il cardinale durante l'udienza in videoconferenza, hanno scritto una lettera al pontefice chiedendo di essere ricevuti, sperando che la Chiesa li «aiuti a sostenere e salvare le tante vittime che ancora non hanno parlato e che invece hanno bisogno di aiuto, per evitare altre morti premature».

 

Sarebbe bello se Francesco li ricevesse, e comunicasse loro che anche Pell gli ha consegnato una lettera. Di dimissioni irrevocabili.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…