SPOGLIATI, DEVO RICARICARE IL TELEFONO - IL FUTURO DEL JEANS? ACCUMULARE L’ENERGIA CINETICA DEL CORPO UMANO E USARLA PER RICARICARE LO SMARTPHONE. I TURCHI DI “ISKO” ORGANIZZANO UN INCONTRO A FIRENZE
Flavia Fiorentino per il “Corriere della Sera”
Accumulare l' energia cinetica prodotta dal corpo umano all' interno del tessuto per alimentare lo smartphone senza l' aiuto di device, introdursi nell' universo della cosmesi per realizzare smalti con la lavorazione di fibre particolari, conquistare lo sportswear con capi leggeri, tecnici e performanti immaginando di realizzare persino tute da sci.
È questo il futuro del denim? Se n' è discusso ieri a Firenze in un incontro organizzato dal gruppo turco Isko, leader nella produzione dell' iconica tela blu (con laboratori di ricerca e stile in Italia), 250 milioni di metri di tessuto venduti all' anno in 60 Paesi, dai grandi retailer come Zara o H&M fino a Cavalli, Trussardi o Armani.
Tra strappi, lavaggi, graffiature, decolorazioni e ricami, in un segmento che negli ultimi anni sembra aver esplorato ogni possibile frontiera, il denim può dunque inventare ancora qualcosa di nuovo?
«Siamo soltanto all' inizio - spiega Marco Lucetti, direttore marketing della holding - siamo stati fermi per 400 anni con un tessuto rigido legato al jeans da lavoro "cinque tasche", l' icona 501, arrivato in Europa come simbolo di prosperità insieme al Piano Marshall e reso cool da James Dean negli anni Cinquanta.
Una prima, decisiva trasformazione è stata l' introduzione della lycra che ha portato elasticità e comfort fino al boom dei leggings… e ora già si parla di denim traspirante per lo yoga e la danza. I produttori e i brand hanno capito che il jeans è un grande anticipatore del cambiamento sociale.
L' unicità di questo materiale fa sì che il denim sia un punto di contatto tra ciò che accade nella società e l' universo della moda». Tra i relatori della tavola rotonda organizzata a Pitti, anche il «dinosauro», come ama autodefinirsi, Francois Girbaud, storico designer del jeans insieme a Elio Fiorucci e Adriano Goldsmith:
«Sì la ricerca è stimolante, giusto inserire nel tessuto fibre elastiche che rendano il pantalone comodo - sottolinea lo stilista francese - ma basta con queste guaine che strizzano la carne. Vorrei il ritorno a un capo essenziale, sobrio ma ben costruito come sta facendo Uniqlo con cui ho anche collaborato».
Isko si rivolge ai Millennials con una piattaforma social e il progetto I-Skool: ogni anno circa 50 mila ragazzi delle più prestigiose scuole di fashion design hanno la possibilità di accedere al loro know how tecnologico per dar forma alla loro creatività, anche attraverso partnership con marchi famosi come Replay, Ralph Lauren, Haikure o Swarovski. «L' altra sfida, la più importante - conclude Lucetti - è un jeans ecosostenibile.
Ma non nel processo produttivo, come si potrebbe pensare, perché è un obiettivo già raggiunto al 90%. L' industria deve guardare ai comportamenti del consumatore e sviluppare tecnologie che vadano a ridurre la manutenzione del capo, soprattutto quello femminile. Far sì che resti perfettamente aderente al corpo senza bisogno di esser lavato e stirato troppe volte».