andy warhol

KITSCH, POP, POSTMODERNO: QUANDO IL SOGGETTO FINI' SOTTO I PIEDI DELL'OGGETTO - UN SAGGIO DEL FILOSOFO ANDREA MECACCI INDAGA IL MAKE-UP DELL'ARTE COME SIMBOLO DEL CONSUMISMO (CLIMAX DELL'EDONISMO) E DELLA AMERICANIZZAZIONE DELL'OCCIDENTE

Maurizio Cecchetti per Avvenire

 

ANDY WARHOLANDY WARHOL

A che serve un ombrello? Ma che domanda è mai questa, si dirà. Nella stragrande maggioranza dei casi, serve a ripararsi dalla pioggia, o tutt' al più alle signorine della buona società di un tempo, dal sole. Talvolta lo si usa come bastone da passeggio, ma questo tradisce la sua vera funzione e mette in discussione l' assioma modernista secondo cui la forma dovrebbe seguire la funzione.

 

Molti anni fa a Firenze, alle lezioni durante le quali Giovanni Klaus Koenig parlava agli studenti di design industriale, mi capitò di sentirlo chiedere loro un esempio di kitsch perfetto. Ci fu un momento di disagio collettivo, perché il timore di spararla grossa ebbe la meglio in tutti. Koenig cavò d' impaccio la platea indicando quello che per lui era un caso di kitsch riuscito: il radiombrello. Andava di moda negli anni Settanta. Che cos' era il radiombrello? Un parapioggia dotato di una radiolina incorporata nel manico.

guggenheim guggenheim

 

A che scopo? Ovvio: ripararsi dalla pioggia mentre si guarda la partita allo stadio senza dover rinunciare a seguire alla radio lo svolgimento delle altre partite della giornata. Il radiombrello è kitsch ed è anche pop. Ma per Koenig il kitsch vero era quello che si presenta come «cattivo gusto perfetto».

ANDY WARHOLANDY WARHOL

 

E a questo punto, colpo di scena: Koenig definì il Guggenheim di New York, quello del sommo Frank Lloyd Wright, un compiuto esempio di kitsch accanto all' Altare della patria, al Vittoriano (vituperato da Zevi, che invece stimava Wright il più grande architetto del secolo scorso e non solo), all' edificio della Mondadori a Segrate progettato da Niemeyer e alla Metropolitana di Mosca. Oggi potremmo aggiungere a questi esempi molta altra roba degli ultimi decenni, per esempio più di uno degli edifici di Frank O. Gehry.

 

La prima opera di Frank Gehry in America Latina La prima opera di Frank Gehry in America Latina

Bene. Al pop- kitsch più che alla Pop Art, sebbene fin dal titolo si prenda Warhol come spartiacque, dedica un saggetto intrigante il filosofo Andrea Mecacci. Nel classico caso dell' uovo e della gallina, dovendo stabilire se venga prima l' uovo di Warhol oppure la gallina Pop si dovrà infine ammettere che anche in questa strana performance Warhol riesce a essere entrambe le cose: la gallina dalle uova d' oro, ibrido perfetto del capitalismo imperante.

 

ANDY WARHOLANDY WARHOL

Uno dei primi a usare l' espressione "pop art" fu il critico inglese Reyner Banham nel 1955 riferendosi non a Warhol e compagni, ma allo streamline del design automobilistico americano, che disseminava code allungate e aerodinamiche ovunque (carrozzine, ferri da stiro e frigoriferi compresi) che nulla avevano a che fare con la funzionalità ma agivano da dispositivo del desiderio su chi doveva acquistare macchine e altri oggetti industriali.

 

Mecacci in questo suo agile libello - Dopo Warhol. Il pop, il postmoderno, l' estetica diffusa (Donzelli, pagine 106, euro 16) - parte proprio dalla questione dell' americanizzazione del gusto nel mondo occidentale.

 

OSCAR NIEMEYER - SEDE DELLA MONDADORI A SEGRATEOSCAR NIEMEYER - SEDE DELLA MONDADORI A SEGRATE

Basta ricordarsi del successo che ebbe in Italia tutto ciò che era americano fin dagli anni Trenta e ancora in quelli conclusivi della seconda guerra mondiale, per capire che cosa significhi. E il piano Marshall fu il cavallo di Troia che rafforzò questa posizione dominante. Non si tratta dunque solo di comunità linguistica - quella per esempio fra Usa e Gran Bretagna -, perché il pop salta la koinè verbale e accede direttamente all' iconico e al simbolico. Il tema delle nostre società è la persuading image, punto di contatto fra pop e postmoderno.

warhol in cinawarhol in cina

 

L' immagine, l' oggetto iconico, lo slogan pubblicitario: tre elementi fondamentali del pop, ma che sono da ricollegare ai valori preculturali, a una retorica che agisce sull' inconscio più che sulla psiche (gli stessi intellettuali che si posero il problema del pop «erano del tutto disinteressati a fornire una teoria del pop. Il pop è un fenomeno completamente alieno alla nozione di logos »).

 

Il viatico attuale a questa logica è la consumabilità (expendability) che, in perfetta sintonia con la mentalità prestorica e preculturale americana, risulta un concetto privo di problematicità; niente a che fare con la ''dépense'' di Bataille, la versione avvelenata del dono, che è sacrificale perché fondata sul pensiero del dispendio di sé.

 

Alla base c' è il contrasto fra bellezza naturale e bellezza artificiale: «La temporalità della natura non è la temporalità del consumo». Ma questo ci sta: niente è meno naturale dell' uomo, in effetti; è proprio questa la differenza dal resto dei viventi. L' uomo compie artifici sapendo di compierli. Questo in sé non è pop, ma certamente rientra nelle categorie del moderno. L' ultimo mezzo secolo ha dimostrato che nella antichissima querelle fra l' oggetto e il soggetto, quest' ultimo ha perso terreno cedendo il primo piano all' oggetto.

 

marilyn per warholmarilyn per warhol

Completa immanenza della realtà come merce al punto che fra l' oggetto e la sua immagine - per un principio iperrealista di inerzia - non c' è più differenza. Il barattolo della zuppa Campbell e la sua icona riprodotta da Warhol sono sovrapponibili così che l' immagine rende residuale la zuppa (è più importante possedere l' icona che riempire la pancia, insomma).

 

È la nuova religione del capitale crea l' oggetto e il sistema di comunicazione che lo avvolge facendone la sua iconostasi che vela la visione diretta del potere, come nella finanza sempre più impalpabile ma capace di decidere i nostri destini. La finanza ha preso il potere e ha reso servile il lavoro, trasformando il lavoratore in nuovo paria.

 

La Dancing House di Praga di Frank GehryLa Dancing House di Praga di Frank Gehry

È l' effetto antibenjaminiano del capitalismo sulla Pop Art: non è vero che l' opera d' arte ha perso la sua aura, un tempo legata al valore di unicità, in realtà l' ha soltanto sostituita con un' altra più brutale e prosaica: l' aura del valore economico, consumabilità e riproducibilità che genera oro, denaro, capitale. E poi venne il trucco. Il make-up.

 

andy e maoandy e mao

Qui le argomentazioni di Mecacci si fermano al già detto. Il primo a notare l' artificiosità dell' arte, la falsità di certe costruzioni, fu - ahinoi - il nazistoide e geniale Hans Sedlmayr, che nella Perdita del centro parla, a proposito delle camere degli specchi settecentesche, di «preponderanza del "finto"», assumendole come sintomo di uno spostamento del gusto occidentale verso l' inautentico.

 

E - in fin dei conti - che cos' è Las Vegas, con le sue insegne, le luci frastornanti dell' entertainment, le sue sale da gioco, le sue cappellette dove ci si può sposare a qualsiasi ora davanti a un pubblico ufficiale che indossa l' abito bello del cow boy o del bovaro, se non una camera degli specchi che produce la catalessi della mente costruendole intorno un mondo tanto reale quanto finto? Sublimazione erotica - dice Mecacci - della bellezza pop.

 

È a proposito di Andy Warhol sintetizza il concentrato di diversità che sarebbe all' origine della nuova estetica: «L' omosessuale slavo albino di Pittsburgh che diventa l' epicentro della rivoluzione pop».

 

WARHOLWARHOL

La modernità è un progetto incompiuto, come ha sostenuto Habermas? Per Hans Blumenberg ogni storia culturale parte da un atto di fondazione che rappresenta l'origine. Avendo l' illuminismo escluso come irrazionalistico ogni valore del mito (salvo poi dover riscontrare che la ragione stessa crea i suoi miti), si è precluso la strada per una fondazione del moderno a latere della concezione cristiana.

Il moderno è incompiuto perché non ha saputo darsi i suoi miti, e dunque una origine propria da cui discendere.

 

WARHOL 5WARHOL 5

Il postmoderno invece ha creato dei miti fittizi, per lo più superficiali, molto deboli nella costruzione (pescando spesso nel passato e usandolo come giocattolo: simile a quello del «cavallo sul tetto» di Baudelaire).

 

Ma se si guarda con attenzione, il primo esempio di postmoderno lo si trova al Bauhaus (il tempio del modernismo razionalista), con le sue pratiche esoteriche e spiritualistiche; e la critica di Gropius al "falso Romanticismo" cozza contro la sua affermazione sui funzionali silos per sementi di Chicago: sono i propilei della modernità, ma bisogna rivestirli di una idea spirituale. Idealismo? No, un caso ante litteram emblematico di make-up estetico; un esempio di moderno che è già postmoderno.

ANDREA MECACCIANDREA MECACCIMECACCI COVERMECACCI COVER

andy warhol black & white ballwarhol a lettowarhol a lettowarhol sul balconewarhol sul balconewarhol al lavorowarhol al lavoroWARHOLWARHOLWARHOL BASQUIAT HARINGWARHOL BASQUIAT HARINGWARHOL E BEUYSWARHOL E BEUYSlou reed per stephen shorelou reed per stephen shorefesta alla factoryfesta alla factoryMIMMO JODICE WARHOLMIMMO JODICE WARHOLANDY WARHOLANDY WARHOLyoko ono e marcel duchamp alla factoryyoko ono e marcel duchamp alla factoryWARHOLWARHOL

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…