L'ONDA LUNGA PARTITA DAL SEA DOVE NUOTAVA GAMBERALE - AL NUMERO UNO DI F2I NON VA GIU' DI ESSERE STATO RINVIATO A GIUDIZIO NELL'INCHIESTA SU SEA: "SIAMO VITTIME DELLO SCONTRO IN PROCURA" TRA BRUTI LIBERATI E ROBLEDO
Ettore Livini per ‘La Repubblica’
L’onda lunga della guerra alla Procura di Milano atterra (a dire il vero era atterrata già da un po’) sulle piste di Linate e Malpensa. Complice il rinvio a giudizio chiesto dal Pm Alfredo Robledo per Vito Gamberale e il suo braccio destro Mauro Maia per turbativa d’asta in occasione della privatizzazione del 29,75% della Sea. Un fascicolo delicatissimo aperto due anni fa che è diventato il casus belli del conflitto – finito poi al Csm – tra Robledo e il procuratore capo meneghino Edmondo Bruti Liberati.
«Siamo strumenti di uno scontro in Procura o possiamo stare sereni?» si è chiesto retoricamente il numero uno del fondo infrastrutturale. L’inchiesta – a suo parere – «è fatta di congetture senza prove». L’ipotesi che l’asta fosse cucita «su misura» per F2i, come ipotizzato all’apertura delle indagini in seguito a un’intercettazione «tra il serio e il faceto tra me e Maia» è stata per l’ex ad di Sip e Autostrade smentita dagli stessi pm secondo cui «la gara è avvenuta nel rispetto del ruolo delle parti e in totale trasparenza».
Il prezzo offerto (un euro in più della base d’asta) «è stato approvato da tutto il cda F2I» ed è superiore «da un minimo del 10% a un massimo del 39%» alla prima proposta non vincolante. E anche le accuse di collusione per non far partecipare gli indiani di Srei all’asta – ha aggiunto – non starebbero in piedi in base alla testimonianze dei testi che hanno partecipato all’unico incontro con il loro rappresentante che - tra l’altro non ha mai conosciuto né incontrato Gamberale.
national security agency seal
a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati
robledo e bruti liberati 1
Morale: «Si tiene in piedi un’ipotesi inconsistente». E la richiesta di rinvio a giudizio, è il sottinteso della lunga autodifesa del manager, è figlia di un’indagine inquinata in qualche modo dal braccio di ferro Robledo-Bruti Liberati. «Non vogliamo sottrarci al giudizio – ha conluso Gamberale –. Ma nemmeno che questa situazione ci penalizzi come indagati».