SI FA PRESTO A DIRE “JE SUIS CHARLIE” – LA GAUCHE FRANCESE HA SPESSO DISPREZZATO I VIGNETTISTI DEL SETTIMANALE – COHN-BENDIT, DOPO LA PUBBLICAZIONE DI DISEGNI SU MAOMETTO, LI CHIAMÒ “STRONZI E MASOCHISTI” – E HOLLANDE NON RISPOSE ALLA RICHIESTA DI AIUTO FINANZIARIO
Leonardo Coen per “il Fatto Quotidiano”
Mercoledì 14 gennaio 2014, data epocale: le edicole parigine prese d’assalto per il nuovo numero di Charlie Hebdo dopo la mattanza. Nuove, pure, le felpe e t-shirt che riproducono la prima pagina: Maometto costernato dice: “Tout est pardonné”, sorregge il cartello “je suis Charlie” (15-20 euro). Il “Trattato sulla tolleranza” di Voltaire entra impetuosamente nelle classifiche dei libri più venduti, anche on line: 120 mila copie l’edizione Folio 2 Euro, e anche questo vorrà pur dire qualcosa. I teatri di Francia associati per acquistare 100 mila esemplari del settimanale satirico. Nei musei francesi le iniziative si moltiplicano. Molti cinema verseranno i loro incassi.
Persino il celebre disegnatore Plantu di Le Monde, che ha fondato l’associazione “Vignettisti per la pace”, si sta dando da fare per aiutare e sostenere i colleghi superstiti, “la libertà di stampa è stata calpestata, ma si è subito rialzata”, dice, ergendosi a paladino della lotta continua contro l’intolleranza attraverso i disegni, “noi parliamo con le matite, loro coi kalashnikov, noi replicheremo con l’impertinenza che dobbiamo sempre avere”. Dimentica che non sempre si trovava d’accordo coi colleghi massacrati...
Mica era il solo. L’avvocato Richard Malka, legale di Charlie Hebdo da 22 anni, si dispera tutte le volte che guarda le foto dei suoi amici uccisi dai fratelli Kouachi. Però non scorda che li ha dovuti difendere in più di cento querele, intentate da estremisti di ogni parte, da celebrità e politici, parecchi di sinistra. Qualcuno che ha il vizio della memoria, parla di grande ipocrisia e denuncia il concerto “opportuno ” ( Marianne.net ) delle commemorazioni.
C’è chi in questi giorni osanna Charlie Hebdo, mentre in passato l’aveva criticato. Daniel Cohn-Bendit, mitico leader del maggio ’68, ex eurodeputato ecologista, dichiara agli amici di Libération che hanno assassinato “una delle ultime espressioni dello spirito del Maggio 68”. E precisa: “Charlie è la radicalità anticlericale, è per questo che sono stati uccisi. È stato attaccato il diritto alla critica radicale di ogni religione”.
IL TONO DI COHN-BENDIT era invece ben diverso nel settembre 2012, quando vennero pubblicate alcune caricature di Maometto. Disse che i dirigenti di Charlie erano dei cons (stronzi, ndr) e dei “masochisti”: “Devono amare farsi male ma non bisogna dirmi che non ci sono limiti nella provocazione, non è vero”. L’unica provocazione, la sola accettabile ai suoi occhi, è quella di “colpire chi ha il potere”, mentre “non sono i salafisti e i cretini nel mondo musulmano che detengono il potere. Ogni integralista è un con, che sia un integralista cristiano, ebreo, musulmano o... laico”.
Eh sì, purtroppo Charb, il direttore, e i sette compagni uccisi dall’odio integralista, sono morti “anche per la loro grande solitudine”, scrive il saggista e giornalista Eric Conan, assieme a Martine Gozlan, redattrice capo di Marianne (settimanale di sinistra iconoclasta che combatte “il pensiero unico” e vuol essere “centrista rivoluzionario”): “Erano i militanti più esposti, più impegnati e coraggiosi di una tradizione francese: la semplice libertà d’espressione”, esercizio sempre più complicato dalle giravolte politiche. Charb e i suoi se ne accorsero molto spesso.
La volta che alcuni noti rapper, tra cui Akhenaton, Disiz, Kool Shen e Nekfeu, invocavano un “autodafé contro quei cani di Charlie”, pochissimi solidarizzarono. Molti commentarono che se l’erano cercata. Un mese fa, Charb bussò da Hollande, che era un amico, per sollecitare aiuti ed evitare l’asfissia finanziaria. Non ebbe risposta. Oggi il ministero della Cultura fa sapere che sbloccherà un milione di Euro per assicurare “la perennità a Charlie”.