COLPO DI SCENA! IL GIORNO IN CUI È STATA UCCISA PAMELA MASTROPIETRO, OLTRE AI TRE NIGERIANI ARRESTATI C’ERA ANCHE UNA QUARTA PERSONA: È UN GHANESE DI NOME HASSAN - UN TESTIMONE HA RACCONTATO DI AVER VISTO UN “ALTRO UOMO” SALIRE E SCENDERE DALL’APPARTAMENTO DI VIA SPALATO 124, NEGLI ORARI IN CUI SI CONSUMAVA L’OMICIDIO E LO SMEMBRAMENTO DELLA RAGAZZA. L’UOMO PERO' E' SCAPPATO E HA FATTO PERDERE LE SUE TRACCE
Gian Pietro Fiore per “Giallo”
Nella casa di via Spalato, il giorno in cui è stata uccisa Pamela, oltre ai tre nigeriani arrestati c’era anche una quarta persona. È un uomo di nazionalità ghanese”. È questa la clamorosa indiscrezione che Giallo pubblica in esclusiva e che apre nuovi, drammatici scenari nelle indagini sull’omicidio di Pamela Mastropietro. Pamela è la ragazza di 18 anni originaria di Roma barbaramente uccisa e fatta a pezzi a Macerata. Era il 30 gennaio. Il giorno prima si era allontanata dalla comunità “Pars” di Corridonia, dov’era in cura per problemi di droga.
Per il suo efferato omicidio sono in carcere con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere tre nigeriani: Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima. Il caso sembrava risolto, almeno per quanto concerne gli autori del delitto. Invece, in questi giorni c’è stato il colpo di scena. Un testimone oculare, ritenuto attendibile, ha rivelato agli inquirenti un clamoroso particolare che potrebbe allargare l’inchiesta.
la morte di pamela mastropietro desmond lucky e awelima lucky
Il testimone ha raccontato infatti di aver visto un “altro uomo” salire e scendere dall’appartamento di via Spalato 124, negli orari in cui verosimilmente si consumava l’omicidio e lo smembramento di Pamela. Gli investigatori hanno fatto tutte le verifiche e nel giro di poche ore sono riusciti a risalire alla sua identità. L’uomo si chiama Hassan ed è originario del Ghana. I carabinieri hanno scoperto che subito dopo il delitto, Hassan ha fatto perdere le sue tracce, lasciando in tutta fretta Macerata, dove risiedeva da qualche mese.
la morte di pamela mastropietro anthony anyanwu
Temendo di essere arrestato, ha abbandonato il telefono e perfino i suoi vestiti, dandosi alla fuga. Ora è ricercato in tutta Italia e anche all’estero. Il sospetto è che Hassan abbia avuto il tempo e abbia trovato gli appoggi giusti (a Macerata, come scriviamo nelle prossime pagine, c’è una comunità africana molto influente e numerosa) per lasciare il nostro Paese. Potrebbe essere proprio Hassan il cosiddetto “macellaio”, cioè colui che, usando una mannaia, ha fatto a pezzi il cadavere della povera Pamela.
la morte di pamela mastropietro
È stato inoltre appurato che Hassan conosceva Innocent Oseghale, poiché da tempo frequentava la sua abitazione. Inoltre, Hassan è uno spacciatore della rete capeggiata proprio da Innocent. Ma che fine ha fatto il ghanese? Perché ha lasciato Macerata subito dopo l’omicidio? Chi lo ha aiutato a fuggire? Chi lo ha coperto? Da giorni gli inquirenti sono sulle sue tracce. Stanno aspettando che compia un passo falso per fermarlo e poterlo così interrogare. Naturalmente, le eventuali responsabilità di Hassan nell’orribile delitto di Pamela non alleggerirebbero la posizione dei tre arrestati, contro i quali ci sono indizi gravi.
la morte di pamela mastropietro
In questi giorni, inoltre, sono in corso accertamenti su un altro soggetto nigeriano. Si tratta di Anthony Anyanwu. Anche lui è iscritto nel registro degli indagati, ma non per omicidio. Personalità influente all’interno della comunità nigeriana, Anyanwu è considerato una sorta di “santone”, cioè una persona a cui i connazionali si rivolgono quando hanno bisogno di un consiglio prima di una decisione importante. Colto e intelligente, è laureato in materie economiche. I carabinieri sono arrivati a lui setacciando il telefono di Innocent.
innocent oseghale desmond lucky awelima lucky
Tra i due ci sono stati tantissimi contatti “sospetti”. I giudici ne parlano nella convalida del fermo dei suoi connazionali arrestati. Si legge nell’ordinanza: «Anthony Anyanwu (nella rubrica dell’Oseghale registrato come “Thony FRD”) ha riferito che aveva chiamato l’Oseghale tra le 11 e le 12 del mattino e che questi gli aveva detto che era con una ragazza con la quale si stava recando a casa sua. Successivamente, verso le ore 18.30-19 (poi corrette in 17.28-17.48) lo richiamava dicendo che era da solo e che la ragazza che era con lui era sul letto priva di sensi e che non sapeva cosa fare, chiudendo la chiamata al suo invito a chiamare una ambulanza. Il giorno dopo lo richiamava e l’Oseghale gli diceva che la ragazza si era ripresa e se ne era andata.
Trattasi di dichiarazioni che provengono da soggetto la cui posizione appare non esente da sospetti (lo stesso ha avuto 138 contatti con l’Oseghale dall’1 dicembre al 31 gennaio). Il 30 gennaio ha plurimi contatti che inizialmente lo stesso ha negato e la utenza in uso allo stesso risulta avere contatti con quella dell’Oseghale a far data dalle 11.42 e risulta aver agganciato alle 17.28, 17.36 e 17.48 e ancora alle 22.17 e alle ore 23.17 la cella di via Spalato, contattando quella di Oseghale. Profili che inducono a particolare attenzione nella valutazione di Anthony Anyanwu, il cui ruolo nella vicenda non appare privo di ombre». I giudici e gli inquirenti sono concordi nel ritenere “poco chiaro” il ruolo avuto da Anthony Anyanwu nella terribile vicenda. Il sospetto è che finora non abbia detto tutta la verità.
Ma non è finita. C’è un’altra persona che potrebbe sapere molto più di quanto ha raccontato. Stiamo parlando del tassista abusivo che ha accompagnato Innocent sul luogo in cui sono state abbandonate le due valigie con all’interno i poveri resti di Pamela. Si chiama Mouthong Tchomchoue, conosciuto a Macerata come Patrick. I suoi “clienti” lo chiamano così.
Riguardo a questo soggetto, i giudici scrivono nell’ordinanza: «Alle ore 22 del 30 gennaio veniva chiamato per portarlo a Tolentino da soggetto nigeriano che a volte lo chiamava quando necessitava di un passaggio (il riferimento è a Innocent, ndr). Giunto al suo domicilio, in via Spalato, il cliente scendeva con due valigie, che curava di caricare personalmente, rifiutando l’aiuto offertogli. Sulla via per Tolentino gli diceva di svoltare per Pollenza e poi gli diceva di accostare, scaricava le due valigie a bordo strada e gli ordinava di tornare a Macerata.
la morte di pamela mastropietro il fossato in cui e stato ritrovato il corpo
Dopo la notizia del rinvenimento del cadavere, il Tchomchoue tornava dove aveva accostato e vedeva delle persone che facevano foto e riprese video. A quel punto si recava dalla polizia a riferire quanto a lui noto. Durante il viaggio faceva una telefonata con una donna. In successiva audizione, del 2 febbraio, integrava le proprie dichiarazioni riferendo che era giunto in via Spalato verso le 22.55 alla guida della vettura Opel Zafira di un suo amico (la sua vettura la aveva prestata a terzi), che durante il viaggio di andata l’Oseghale aveva fatto una lunga telefonata in lingua inglese e al ritorno una telefonata con una donna. Incuriosito dalla condotta del passeggero, era poi tornato sul luogo ove erano state lasciate le valigie e, apertone una, vedeva all’interno la mano di una donna. Incredulo, rientrava quindi a Macerata».
innocent oseghale con la compagna michela e il figlio
Il tassista abusivo ha raccontato tutta la verità? Com’è possibile che dopo aver aperto una delle due valigie, rinvenendo al suo interno resti umani, non abbia sentito la necessità di denunciare l’accaduto ai carabinieri? Ma c’è un altro dettaglio che non torna. Come ha fatto a stabilire, al buio poiché quasi mezzanotte, che la mano mozzata fosse di una donna? È cosa nota che i resti di Pamela, dissanguati e lavati con la varechina, fossero irriconoscibili. Inoltre, appare alquanto strana la circostanza che proprio quella sera, per accompagnare Innocent, Tchomchoue abbia utilizzato la macchina di un conoscente e non la propria. Il sospetto è che Innocent si fosse confidato con lui oppure che Tchomchoue avesse intuito qualcosa dalle telefonate di Oseghale. In questo caso, perché non lo ha riferito? Se sapeva qualcosa e non lo ha detto, ha delle responsabilità anche lui in questa vicenda. Una delle più macabre della recente storia criminale italiana.
alessandra verni madre di pamela mastropietro
Necessitevole di vaglio molto attento poi la deposizione della compagna dell’Oseghale, Michela Pettinari, che ha riferito che la sera del 30 gennaio lo chiamava e rispondeva da un luogo esterno una voce femminile sghignazzando, mentre altre voci maschili in sottofondo, almeno 3, parlavano in una lingua a lei incomprensibile.
Cominciava allora ad inviare una serie di messaggi che restavano senza risposta. In tarda serata poi richiamava Innocent e sentiva ancora in sottofondo voci maschili, così come verso le 23,40-24 in videochiamata vedeva altre persone, con le quali lo stesso scambiava frasi in lingua per lei incomprensibile.
alessandra verni madre di pamela mastropietro
Lo sentiva e vedeva sempre tranquillo”. Così scrive il giudice Giovanni Manzoni nel convalidare l’arresto di due degli indagati per l’omicidio di Pamela, Desmond Lucky e Lucky Awelima. Come vi abbiamo raccontato la settimana scorsa, una videochiamata tra Innocent e la sua compagna Michela ha consentito agli inquirenti di comprendere che l’uomo il giorno dell’omicidio non era in casa da solo.
Ma ora, dalle indagini, emerge un’importante novità. Il fitto invio di messaggi e la videochiamata tra la donna e Oseghale sarebbero iniziati nella tarda mattinata del 30 gennaio e proseguiti fino a tarda sera. Michela, infatti, ha raccontato agli inquirenti di aver sentito provenire dal telefono del compagno una voce femminile. Forse era proprio quella di Pamela, prima di essere ammazzata. Michela è gelosa e sa che Innocent non è fedele, per questo quella voce femminile al telefono la insospettisce... E per questo inizia a tartassarlo di telefonate fino alla sera. La circostanza innervosisce Innocent, che si sente “perseguitato”.
Non è certo questo il movente del delitto, ma sicuramente la gelosia di Michela e i suoi continui tentativi di rintracciare il compagno hanno fatto aumentare la tensione e forse anche la determinazione di Oseghale e dei suoi tre complici, i due nigeriani e il ghanese ricercato, di uccidere Pamela e di sbarazzarsi del suo corpo. Il gip ritiene comunque che le dichiarazioni di Michela siano da vagliare con molta attenzione.
La donna è infatti, «fortemente legata al compagno». D’altro canto, però, in un altro passaggio dell’ordinanza, il magistrato, ricostruendo i movimenti di Innocent e dei compagni, non manifesta alcun dubbio sull’attendibilità di quanto raccontato da Michela. Si legge: «Non si ha motivo di ritenere che sia mendace», cioè bugiarda.
Insomma, la donna ha sicuramente tentato di difendere il compagno, ma non ha mentito parlando dei suoi complici. Hanno certamente mentito, invece, Desmond e Awelima, sodali e connazionali di Oseghale. Lo scrive sempre il giudice che ha convalidato il loro arresto. I loro tentativi di farla franca, però, sono stati vanificati dagli accertamenti scientifici.
Un dato, infatti, ormai è certo: Pamela non è morta per overdose ma è stata uccisa. Continuiamo a leggere stralci dell’ordinanza: «Le risultanze degli accertamenti effettuati... inducono a ritenere sussistenti gravi indizi del reato di omicidio. I consulenti tecnici confermano... lesioni avvenute quando la Mastropietro era ancora in vita e in particolare: ecchimosi al capo in regione frontoparietale sinistra, due lesioni in sede basale emitoracica destra, prodotte verosimilmente da arma da punta e taglio, derivanti verosimilmente da due coltellate.
LA MORTE DI PAMELA MASTROPIETRO - LUCKY AWELIMA
L’autopsia indica in maniera certa che tale lesività ha svolto un ruolo nel determinismo della morte, sottolineando come la lesione è stata prodotta quando la giovane era ancora a cuore battente. Gli accertamenti hanno poi evidenziato che la lingua della deceduta era pinzata tra i denti, elemento suggestivo di una sofferta asfissia per soffocamento». Dunque, scrive il giudice, Pamela è stata prima picchiata sulla testa e poi accoltellata due volte al fegato. Quando veniva colpita, era viva! Ed è ormai certo, per gli inquirenti, che i quattro assassini, cioè Oseghale, i due arrestati e il ghanese ricercato, abbiano infierito sul corpo della giovane per cancellare le tracce di una violenza sessuale.
LA MORTE DI PAMELA MASTROPIETRO - LUCKY AWELIMA
Per fortuna, non sono riusciti a farlo. Infatti, sempre nel corso dell’autopsia sono state rinvenute «tracce di saliva su un capezzolo dalla Mastropietro». Saranno le analisi del Ris a stabilire a chi appartengono quelle tracce, e anche alcune macchie di sperma isolate nell’appartamento.
Nell’ordinanza di arresto, il giudice ricostruisce anche chi ha incontrato e cosa ha fatto Pamela prima di entrare a casa del nigeriano.
Ecco cos’ha scritto a proposito di Francesco Mercuri, 50 anni, l’uomo che le dà un passaggio e ha con lei un rapporto: «Verso le 13 del 29 gennaio Pamela incontrava a Corridonia tale Francesco Mercuri al quale chiedeva un passaggio... Manifestava al Mercuri la propria disponibilità a un rapporto sessuale e i due si recavano presso un immobile... ove consumavano il rapporto. Al termine la ragazza gli chiedeva se vi fosse un luogo ove poteva comprare droga... ricevendo risposta negativa. Il Mercuri le regalava quindi 20 euro e due profilattici, su richiesta della stessa, e la accompagnava alla stazione dei treni».
PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI
Purtroppo, gli inquirenti non sanno dove Pamela abbia trascorso la notte tra il 29 e il 30 gennaio. Forse a casa di un tassista italiano. Il giudice scrive: «La mattina del 30 gennaio la Mastropietro si trovava nella stazione di Macerata ove contattava il taxista Victor Zamora, e si faceva dallo stesso portare ai giardini Diaz di Macerata, ove giungeva verso le 9,50... Verso le ore 11 lo Zamora rincontrava casualmente la ragazza alla farmacia di via Spalato insieme a un uomo di colore». Nell’ordinanza il magistrato fissa anche l’ora, le 11 del 30 gennaio, in cui la giovane finisce in balìa dei suoi assassini.
PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI
Ecco cos’ha scritto: «Verso le 10,30-11 del 30 gennaio l’Oseghale si recava presso il supermercato di via Spalato con una ragazza con un trolley. I due... comperavano prodotti alimentari. Fatto suggestivo circa la volontà di trascorrere insieme qualche tempo presso l’abitazione di Oseghale. Si perdeva ogni traccia della giovane dalle ore 11 circa del 30 gennaio fino ... al ritrovamento di due valigie che contenevano resti umani». Chissà cos’è davvero successo in quelle ore... La verità la conoscono solo i tre indagati e il ricercato. Quel che è certo è che non era la prima volta che Innocent in cambio di una dose obbligava giovani ragazze ad avere rapporti con lui.