gas italia

L’ITALIA METTE IL PIEDE SUL GAS (O ALMENO CI PROVA) - IL GOVERNO VUOLE DARE UN'ACCELERATA ALLA PRODUZIONE DI METANO DAI POZZI ITALIANI: SI PUNTA A RADDOPPIARE LA QUOTA DI GAS PRESO DAL TERRITORIO NAZIONALE - L'ITALIA ACQUISTA DALL'ESTERO L'89% DEL PETROLIO E IL 94% DEL GAS CHE CONSUMA E POCO MENO DELLA METÀ DI QUESTO METANO ARRIVA DALLA RUSSIA – MA LA QUANTITÀ ESTRATTA IN ITALIA RESTA MARGINALE RISPETTO AI CIRCA 73 MILIARDI DI METRI CUBI CONSUMATI...

Jacopo Orsini per “il Messaggero”

 

estrazione di gas 3

La guerra in Ucraina ha messo in luce in modo ancora più evidente la forte dipendenza italiana dal gas russo. Una situazione che rende l'economia della Penisola più vulnerabile rispetto ad altri paesi avanzati. Per questo il governo con il decreto energia varato nelle scorse settimane ha deciso di dare una accelerata sulla produzione di metano dai pozzi italiani. 

 

Si punta ad aumentare le estrazioni di poco più di 2 miliardi, raddoppiando quasi la quota di gas preso dal territorio nazionale. Una quantità che comunque resta relativamente marginale rispetto ai circa 73 miliardi di metri cubi consumati complessivamente in Italia lo scorso anno provenienti quasi interamente dall'estero.

 

IL PIANO 

estrazione di gas 7

La direzione presa dal governo per fronteggiare il caro-bollette contrasta comunque con le prescrizioni contenute le Pitesai, sigla abbastanza oscura che sta per Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, varato dal ministero per la Transizione ecologica solo pochi giorni prima del decreto energia dopo una attesa di qualche anno. Il piano è finalizzato «a individuare un quadro di riferimento delle aree, a terra e a mare, ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi» definendo inoltre la «compatibilità delle attività esistenti con il territorio interessato, secondo valutazioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse».

 

estrazione di gas 6

Il documento supera quindi la moratoria sulle trivellazioni che era stata introdotta tre anni fa proprio in attesa della messa a punto del piano. Le nuove linee guida però vanno sostanzialmente nella direzione di ridurre le estrazioni nella Penisola non di aumentarle perché restringe le aree dove sono consentite nuove esplorazioni (anche se secondo le associazioni ambientaliste lo fa in modo insufficiente).

estrazione di gas 5

 

In Italia oggi, in confronto alle altre nazioni europee, si usa molto più gas naturale rispetto ad altre fonti (è il 42% del totale di energia, contro il 26% in Germania, il 23% in Spagna e il 17% in Francia che però ha puntato molto sul nucleare). Inoltre per la produzione di elettricità ci serve molto gas (48%) e questo rende la situazione ancora più difficile. Il problema infatti, sottolinea Confindustria nel rapporto L'economia italiana alla prova del conflitto in ucraina pubblicato ieri, «è che la gran parte del gas naturale che consumiamo è importato.

 

estrazione di gas 4

In generale il nostro Paese ha un'elevata dipendenza dall'estero riguardo alle fonti fossili». L'Italia acquista infatti dall'estero l'89% del petrolio e il 94% del gas che consuma. Poco meno della metà di questo metano (il 40%, 29 miliardi di metri cubi) inoltre arriva dalla Russia. Per ridurre la dipendenza da Mosca dunque una delle strade, come deciso anche se in modo contraddittorio dal governo, è quindi aumentare l'estrazione di gas dentro i confini. «Non si tratta di trivellare di più, ma di usare di più i giacimento che ci sono già, che sono chiusi e che possono essere riaperti in un anno», ha messo in chiaro il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

estrazione di gas 2

 

La produzione nazionale negli ultimi decennni è crollata dagli oltre 19 miliardi di metri cubi del 1994 a poco più di 3 miliardi lo scorso anno. Un calo dovuto però anche al fatto che i giacimenti accertati in Italia sono andati gradualmente assottigliandosi. 

 

LE RISORSE 

Le riserve sono scese da 353 miliardi di metri cubi nel 1991 a poco più di 40 nel 2020 (a oltre 90 secondo altre stime).  «Negli ultimi 20 anni il gas estratto è diminuito non perché non si è voluto più estrarre ma perché i siti che erano più economicamente convenienti sono andati a esaurirsi. Quelli da cui era più facile estrarre sono stati sfruttati», spiega Roberto Bianchini, direttore dell'Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano e partner di Ref Ricerche. «Anche triplicando la produzione italiana comunque si arriverebbe a meno del 10% della domanda quindi da solo l'aumento della produzione non può essere la soluzione». 

estrazione di gas 1

 

Serve quindi puntare su una maggiore diversificazione delle fonti: aumentare la portata dei gasdotti esistenti, sfruttare di più i rigassificatori. «È sicuramente possibile - sottolinea ancora il rapporto dell'associazione degli industriali - produrre più gas in Italia nel breve periodo per fronteggiare la crisi attingendo a queste risorse già note. Ma per sostenere una maggiore produzione nel medio-lungo periodo, bisognerebbe tornare ad esplorare nuovi giacimenti di gas in Italia, anche quelli che richiedono nuove tecnologie (shale gas). Un'attività - chiosa Confindustria - che nel recente passato è stata più volte ostacolata dal punto di visto politico».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…