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“GRATA DI AVER POTUTO FAR RICORSO ALL’ABORTO” – ASHLEY JUDD, SEMPRE A FIANCO DEI MOVIMENTI PRO-CHOICE, RACCONTA DI ESSERE SOPRAVVISSUTA A TRE STUPRI ED ESSERE RIMASTA INCINTA DURANTE UNO DEGLI ABUSI: “IL MIO VIOLENTATORE È DEL KENTUCKY COME ME E AVREBBE AVUTO DIRITTO DI PATERNITÀ. HO DECISO DI RICORRERE ALL’ABORTO PER NON CONDIVIDERE LA GENITORIALITÀ CON UNO STUPRATORE…” (VIDEO)

 

Da "www.repubblica.it"

 

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Ashley Judd è stata una delle prime attrici a denunciare il produttore Harvey Weinstein, scoperchiando il vaso di Pandora che racchiudeva uno degli scandali peggiori della storia di Hollywood.

 

Era il 2017, da lì sarebbero arrivati #MeToo, Time's Up e mesi fatti di rivelazioni da parte di altre vittime e conseguenti passi indietro di presidenti, Ceo e vertici di aziende. Ashley Judd, cinquant'anni, non ha mai nascosto neppure di essere sopravvissuta a tre stupri e ancora oggi l’attrice continua a prendere posizione affianco ai movimenti pro-choice, a favore della libera scelta della donna sull’aborto.

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L’ultima volta, Judd ne ha parlato all’incontro Women in the World a New York, raccontando in particolare che una di queste tre volte in cui è stata violentata è rimasta anche incinta.

 

"Sono enormemente grata di aver potuto fare ricorso all’aborto in maniera sicura e legale – ha detto al moderatore dell’incontro, Katie Couric – il mio violentatore è del Kentucky come me e avrebbe avuto diritto di paternità nel Kentucky e nel Tennessee, dove io risiedo. Avrei quindi dovuto condividere la genitorialità con uno stupratore".

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Quanto raccontato dall’attrice ha fatto seguito ad alcune informazioni diffuse da Couric sulle decisioni che le amministrazioni di alcuni Stati stanno prendendo, per limitare l’accesso all’aborto alle donne (e in generale, alle azioni dell’amministrazione Trump, come i tagli ai fondi per le cliniche di Planned Parenthood, associazione che si batte per il diritto all’aborto, a favore invece delle cliniche pro-life).

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In Ohio, ad esempio, si sta discutendo sulla proposta di legge che renderebbe illegale l’intervento dopo che sia udibile il primo battito cardiaco del feto, cosa che succede intorno alla sesta settimana di gravidanza.

 

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È stato a questo punto che Ashley Judd ha preso parola e ha iniziato a raccontare le sue esperienze drammatiche. “La democrazia parte dalla nostra pelle. Non dovrebbe essere data la possibilità di regolamentare quello che ognuna di noi decide di fare con il proprio corpo”.

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