esercito russo servizi segreti russi russia kgb

LA GUERRA LA FANNO GLI ESERCITI - SE L'ARMATA RUSSA È AUTOCRATICA, RIGIDA, GERARCHICA, LE TRUPPE UCRAINE SONO PIÙ AGILI, DISPONGONO DI MAGGIORE AUTONOMIA TATTICA E DI MOLTI SOTTUFFICIALI GIOVANI E VICINI AL CAMPO DI BATTAGLIA, BEN ADDESTRATI DAGLI AMERICANI E DAGLI INGLESI IN QUESTI OTTO ANNI - ORA I GENERALI DI PUTIN HANNO CAMBIATO TATTICA: IMPONGONO LA GUERRA DELL'ARTIGLIERIA, CIOÈ ANNIENTARE TUTTO E POI AVANZARE - QUIRICO: “GLI UCRAINI PERDONO A POCO A POCO, GIORNO DOPO GIORNO LA PRESA SUL DONBASS. L'ESERCITO DEL TIRANNO AVANZA”

Domenico Quirico per “La Stampa

 

DOMENICO QUIRICO

La guerra è una attività paradossale. Da un lato è la più assoluta forma di coercizione ed esige quindi disciplina, gerarchia, obbedienza. Dall'altro chiede ad ogni individuo fedeltà, devozione entusiasmo, tutti elementi altrettanto necessari per arrivare alla vittoria. La guerra in Ucraina, scatenata dalla aggressione russa, è stata presentata, con una enfasi forse eccessiva e talora strumentale, come lo scontro emblematico, quasi apocalittico tra le autocrazie e le democrazie. È naturale.

 

ESERCITO RUSSO 3

Poiché sono pochissime le cause che costituiscono uno scopo legittimo della guerra e per cui gli uomini sono disposti a morire ognuno crea le sue: gli ucraini rivendicano di esser la trincea avanzata e impavida contro l'avanzare delle tirannidi, Putin incita i russi a sgominare una eterna, subdola congiura occidentale che punta a strangolarli, privandoli del loro "posto al sole".

 

ESERCITO RUSSO 0

Tra i paradossi della guerra allora constatiamo che proprio sul piano militare questa contrapposizione democrazia-tirannide trova un concreto riscontro: l'esercito russo è organizzato secondo una idea autocratica della società e quello ucraino invece sulla base di un principio più democratico. E questa differenza spiegherebbe molte sorprese di questo conflitto, ad esempio i successi nella prima fase dell'aggressione delle truppe di Kiev nel fermare e respingere il nemico.

 

esercito russo

Le guerre hanno molto a che fare con la politica delle identità, forse oggi ancor più di un tempo quando prevalevano obbiettivi ideologici o geopolitici. La guerra sta assicurando, dolorosamente, alla Ucraina una identità fino a ieri molto liquida e incerta.

 

L'esser democrazia e occidente contrapposto alla tirannide asiatica ne è la parte essenziale. L'identità che Putin cerca da 20 anni di cucire attorno al corpo russo è un misto di millenarismo e soddisfazione della potenza. Gli eserciti, perfino nel modo di combattere, ne sono il riflesso. Le identità del passato erano legate a un'idea di interesse nazionale o al sogno di un futuro. Oggi spesso non sono che rivendicazioni di potere in base a semplici etichette. Fomentare odio e paura, sbarazzarsi di chi ha una identità diversa.

 

ESERCITO RUSSO 1836

Per questo non bisogna fare dell'antagonismo militare democrazia-tirannide una spiegazione assoluta e permanente. Non è detto che gli eserciti democratici, solo per questo, siano destinati a vincere.

 

truppe russe su una nave a latakya 1 aprile

Sparta alla fine dell'interminabile conflitto del Peloponneso, primo terribile modello di guerra infinita, annientò la democrazia ateniese e le sue imprendibili lunghe mura.

L'esercito, rifatto e rivisto dalle arroganze putiniane, assomiglia a quello zarista e poi sovietico-staliniano. Come potrebbe essere diversamente vista la natura assolutistica della società da cui è tratto?

 

soldati russi di guardia davanti alla centrale nucleare di zaporizhzhia

Non bastano le armi nuove di zecca a cambiare le anime. È dunque basato sulla rigorosa centralità del comando, lo specchio di una oligarchia quasi patologica nella diffidenza verso gli inferiori, sospettosissima sulla autonomia di giudizio dei gradi più bassi della scala gerarchica. Pone rimedio a questi rischi con l'obbligo assoluto di una pianificazione matematica delle operazioni. Tutto deve essere stabilito in anticipo e controllato dai Capi; ufficiali e soldati, il popolo sempre disprezzato o potenziale traditore, devono soltanto eseguire senza discutere.

 

soldati russi di guardia davanti alla centrale nucleare di zaporizhzhia

La guerra è come sempre una attività sociale. Comporta la mobilitazione e la organizzazione di uomini con lo scopo di infliggere una violenza fisica ad altri uomini. Esige sempre la regolazione di alcuni tipi di relazioni sociali. Su queste si modellano le sue forme, ovvero la tipologia delle forze militari, le tecniche e le strategie, i mezzi di combattimento, dalla Rivoluzione francese fino alle guerre totali della prima metà del secolo scorso e alla guerra immaginaria, ovvero la guerra fredda della seconda metà del novecento.

 

Autocrazia e democrazia erano le due forme di Stato centralizzato, razionalizzato, con un territorio e una gerarchia ordinata, che ha combattuto queste guerre feroci. Un modello sostanzialmente europeo ai cui margini gli uomini morivano per altri tipi di conflitti, definiti ribellioni, guerre coloniali, guerriglie, insurrezioni. La guerra in Ucraina è un conflitto classico, tra armate di due nazioni.

 

Soldati russi

L'esercito russo ha una storia particolarmente intrisa di sangue: e di centralizzazione. Dunque grandi offensive pianificate su fronti vasti, poche manovre operative sofisticate che richiedono ai subordinati fantasia e autonomia di giudizio come, almeno in teoria, è richiesto negli eserciti occidentali. Si attende sempre l'ordine dall'alto, la firma e la controfirma perchè in uno Stato assoluto l'errore può costare molto caro.

 

SOLDATI RUSSI A MARIUPOL

L'esercito russo è concepito come uno sterminato stabilimento metallurgico mobile, mille gru, mille castelli di acciaio, mille ruote dentate e ingranaggi che avanzano, una acciaieria distruttiva a cui una moltitudine di operai-soldato presta una attività automatica e anonima da catena di montaggio. Il piano è fissato in modo ferreo, bisogna tradurlo in produzione, ovvero rovine fumanti e nemici eliminati.

 

L'armata russa scarseggia di sottufficiali che la saggezza e l'esperienza militare indicano come la colonna vertebrale degli eserciti: vicini ai soldati, alle loro paure e ardimenti e con l'esperienza del terreno e delle nebbie della battaglia. L'esercito autocratico ha pagato caro queste sue caratteristiche nella prima parte della guerra, quella della avanzata su Kiev. A un certo punto, misteriosamente, i russi che sembravano inarrestabili con le loro colonne corazzate, si sono fermati. Forse non era stato fissato con chiarezza l'obiettivo: bisognava assaltare la capitale (ma mancavano gli uomini e i rifornimenti) o semplicemente si doveva fare pressione per far crollare il governo ucraino?

soldati russi 2

 

Nessuno ha osato. Si aspettavano gli ordini dalla gerarchia. Che non sono arrivati. E le vittorie si giocano sul tempo, spesso sulle ore, sugli attimi. Gli ucraini, che pure discendono dal meccanismo militare sovietico, hanno una struttura più agile, dispongono di più autonomia tattica e di molti sottufficiali giovani e vicini al campo di battaglia, ben addestrati dagli americani e dagli inglesi in questi otto anni. In più hanno sperimentato la guerra vera nel Donbass, aspra, spietata. Hanno approfittato con prontezza dell'occasione, inventato contro mosse, messo in crisi i russi.

 

Soldati russi in Ucraina

I generali di Putin hanno allora cambiato tattica, cercando di adeguarla ai vantaggi che offre la loro struttura autocratica. Ora impongono la guerra integralmente industriale, quella dell'artiglieria: annientare tutto e poi avanzare. Si distrugge e si occupano i ruderi, gli uomini sono solo pedine che segnano il procedere in avanti. Gli ucraini perdono a poco a poco, giorno dopo giorno la presa sul Donbass. Le loro linee di rifornimento si sono allungate e sono sotto tiro dei russi, che al contrario combattono a ridosso del confine e dei loro depositi. L'esercito del tiranno avanza, lento e inesorabile nel deserto dell'uomo.

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?