olindo e rosa

I GIUDICI RESPINGONO LA RICHIESTA DEI LEGALI DI ROSA E OLINDA, CONDANNATI PER LA STRAGE DI ERBA DEL 2006, DI ESAMINARE CON UN INCIDENTE PROBATORIO ALCUNI REPERTI MAI ANALIZZATI - PER I DUE, CHE STANNO SCONTANDO L'ERGASTOLO, NON RESTA CHE RICORRERE IN CASSAZIONE

OLINDO ROMANO ROSA BAZZI

Cristiana Lodi per “Libero Quotidiano”

 

Non resta che ricorrere alla corte Suprema. Nell' attesa, Rosa e Olindo della strage di Erba del 2006, dovranno restare all' ergastolo che già scontano da undici anni.

I giudici d' Appello di Brescia hanno infatti respinto al mittente (la difesa) la richiesta di analizzare e cristallizzare con un «incidente probatorio», alcuni reperti raccolti nella palazzina dove ci furono i morti (quattro), un ferito e il fuoco. Reperti che all' epoca non erano stati analizzati, perché gli indagati avevano confessato la strage. Salvo ritrattare subito dopo.

 

«Le nuove analisi richieste dai difensori dei condannati» sostengono i magistrati bresciani, «non sarebbero in grado di ribaltare la sentenza e tantomeno il giudizio di colpevolezza». Una marcia indietro improvvisa, dato che a pronunciarsi in questo senso sono gli stessi identici giudici d' Appello che, a novembre scorso, avevano al contrario acconsentito all' analisi dei reperti in questione. Aprendo uno spiraglio alla revisione del processo e una speranza per i coniugi Romani.

OLINDO E ROSA1

 

Olindo e Rosa avevano cominciato a crederci, anche perché erano già state celebrate due udienze per decidere le modalità con cui procedere agli accertamenti sui fatidici reperti. Ora il cambio di orientamento, con la dichiarazione di «inammissibilità» da parte degli stessi giudici. Nel freddo linguaggio giurisprudenziale, i magistrati dei due pareri opposti, spiegano che le richieste avanzate dalla difesa sono «generiche», e quindi «meramente esplorative e inidonee a superare il vaglio di ammissibilità richiesto dal codice», secondo il quale gli elementi indispensabili per chiedere la revisione devono «essere tali da dimostrare, se accertati, che il condannato deve essere prosciolto».

 

La revisione è (sempre stando ai giudici) un fatto «eccezionale» e non «un quarto grado di giudizio»; la richiesta dei legali dei Romano non è invece in grado di «scardinare le prove già acquisite». A cominciare dalle confessioni (poi ritrattate) di Olindo Romano e di sua moglie Rosa Bazzi.

ROSA E OLINDO

 

La richiesta della difesa, dunque, «non presenta nemmeno un' astratta potenzialità distruttiva del giudicato con il quale si deve in qualche modo confrontare». Insomma, qualsiasi esito una eventuale analisi sui reperti potesse dare, esso non sarebbe comunque sufficiente a dimostrare che Olindo e Rosa sono innocenti. Dunque niente test. Per i giudici i condannati sono colpevoli comunque e a prescindere da qualsiasi perizia o altro esame.

Non entreranno dunque in laboratorio per essere analizzati «alla luce dei progressi della scienza», come chiedevano gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D' Ascola, una serie di oggetti e sostanze biologiche. Per esempio «alcune formazioni pilifere» trovate sulla felpa del piccolo Youssef, figlio di Raffaella Castagna e nipote di Paola Galli, ucciso con una coltellata alla gola (secondo la Corte da Rosa). Aveva due anni, Youssef.

Olindo e Rosa Erba

 

Poi i cosiddetti «i margini ungueali delle vittime», e ancora «un accendino trovato sul pianerottolo della famiglia Castagna», e «una traccia di sangue rinvenuta sul terrazzino della casa, tre giacconi appartenuti a Raffaella Castagna, Valeria Cherubini e Paola Galli, un mazzo di chiavi, la tenda dell' appartamento di Valeria Cherubini alla quale la donna si aggrappò, dopo essere stata aggredita al piano di sotto».

 

STRAGE DI ERBA

Nulla di tutto questo sarà analizzato. Per Manuel Gabrielli, difensore della famiglia Frigerio (i vicini dei Castagna morti nella strage), la decisione dei giudici bresciani «risparmia ulteriore dolore ai famigliari delle persone che sono morte». Secondo Fabio Schembri, avvocato dei Romano, invece «il provvedimento smentisce una precedente decisione dei giudici stessi», e perfino la «Cassazione che aveva annullato una precedente pronuncia contraria dei giudici bresciani».

 

Lo stesso avvocato annuncia ricorso alla Suprema Corte. E cita (testuali) le parole del presidente dei giudici d' Appello, Enrico Fischetti, pronunciate nella prima udienza: «lo dico chiaro» disse il magistrato, «noi faremo un' ordinanza di ammissione, sentiremo le parti, vi diamo poi la data, la data di conferimento dell' incarico sarà, credo, a metà gennaio...». Invece il 30 gennaio si fa macchina indietro.

STRAGE DI ERBASTRAGE DI ERBA

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