campo prufughi zaatari siriani giordania

"LA NOSTRA VITA È UNA STRADA VERSO IL NULLA" - IN GIORDANIA, IL CAMPO PROFUGHI DI ZAATARI OSPITA DA DIECI ANNI PIÙ DI 80MILA RIFUGIATI SCAPPATI DALLA GUERRA IN SIRIA, NELL'INDIFFERENZA COLLETTIVA, DIVENTANDO UNA VERA E PROPRIA CITTÀ CON SCUOLE, NEGOZI E CLINICHE - NEGLI ULTIMI ANNI I SOSTEGNI ECONOMICI STANNO DIMINUENDO - "ALL’INIZIO, CHI FUGGE DALLA GUERRA PENSA SOLO ALLA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA E ALLA SOPRAVVIVENZA. POI, MAN MANO, CERCA DI COSTRUIRSI UN’ESISTENZA VERA, E QUESTO FA AUMENTARE I COSTI…"

Raffaele Panizza per “Vanity Fair”

 

campo profughi di zaatari 1

I figli della guerra s’incamminano in un percorso d’espiazione che neppure la religione più sadica sarebbe riuscita a disegnare: prima il paradiso di una vita normale, come quella che si lasciano alle spalle 10 milioni di ucraini in questi ingiustificabili giorni. Poi l’inferno d’ossa e palazzi tramutati in tizzoni da camino. E infine il limbo a orologeria dei campi profughi, dove il tic-toc della vita interiore, e quello della vita fuori, vanno eternamente a velocità disconnesse.

campo profughi di zaatari 2

 

Il ritorno nelle grazie di Dio per gran parte di loro non è contemplato: a casa non si va, perché c’è ancora la guerra oppure perché casa non c’è più. Davanti non sembra esistere niente, e restare fa galleggiare nella malinconia ma quantomeno garantisce l’incolumità, i soldi per le esigenze quotidiane, l’istruzione dei figli.

 

profughi siriani in giordania 8

«La nostra vita è una strada verso il nulla», dice Ammar, 19 anni, all’ultimo anno di superiori nel campo profughi giordano di Zaatari, uno dei più grandi al mondo, che da dieci anni culla in una sospensione vitale più di 80 mila rifugiati (la metà son bambini) scappati da un’altra guerra di Putin:quella in Siria. Bisogna venire qui, a venti chilometri dal confine siriano, in questa colonia d’esseri umani costruita su Marte, per capire cosa succede agli sfollati quando la mobilitazione internazionale s’intiepidisce ma la vita invece avvampa e c’è da costruire quotidianità e futuro.

 

profughi siriani in giordania 9

E per pesare il lavoro delle organizzazioni umanitarie che realizzano progetti su progetti educando, sanificando, distribuendo denari da spendere grazie a un sofisticato sistema di riconoscimento oculare attivato nei mercatini convenzionati. Che fanno trillare le chitarre e insegnano alle bambine a darsi un valore anche se le tradizioni più oscurantiste impediscono loro di usare la bicicletta per raggiungere la scuola.

 

profughi siriani in giordania 7

Venire qui per entrare in una clinica pediatrica e scoprire che nel campo nascono diciannove bambini al giorno, con un tasso di mortalità vicino allo zero, fiorellini che pesano quattro chili perché nutrire bene una madre significa dar forza alle vene dei neonati. Venir qui per capire come la spinta verso il domani, nonostante tutto, non si arresti mai.

 

profughi siriani in giordania 6

«Purtroppo, in proporzione alle necessità, la quantità di donazioni sta diminuendo», confida un funzionario dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati, «all’inizio, chi fugge dalla guerra pensa solo alla protezione della famiglia e alla sopravvivenza. Poi, man mano, cerca di costruirsi un’esistenza vera, e questo fa aumentare i costi. Alcune Ong, qui a Zaatari, hanno dovuto chiudere le cliniche».

 

profughi siriani in giordania 5

Dopo due anni di Covid che hanno confinato le persone nei loro 26 mila prefabbricati sotto il sole, sferzati dal vento, con la polvere che si solleva e crea disturbi polmonari a molti bambini, siamo i primi a ritornare qui Al seguito di una delegazione di Unicef Italia che in favore della sua omologa giordana raccoglie fondi per coordinare e mettere in opera una moltitudine d’interventi educativi, ricreativi, di avviamento al lavoro e sanitari.

 

profughi siriani in giordania 4

E insieme ai rappresentanti di LuisaViaRoma, retailer internazionale di moda online e boutique storica di Firenze che dal 2018 a oggi ha raccolto milioni di euro organizzando tra Saint Barth e Capri (il prossimo evento sull’isola italiana è previsto per il 30 luglio alla Certosa di San Giacomo) una serie di gala e aste benefiche considerate tra gli eventi di fundraising più incisivi al mondo: «LuisaViaRoma ci ha dato libertà massima di decidere come e dove investire il denaro», dice Paolo Rozera, direttore di Unicef Italia, «e questo, per noi, rappresenta un valore aggiunto incomparabile».

 

profughi siriani in giordania 3

Zaatari, per esempio, in dieci anni s’è trasformato in una specie di città, da cui si entra e si esce grazie ai 2 mila permessi che le autorità del campo concedono ogni giorno per visitare i parenti negli altri campi profughi o negli accampamenti informali vicino alle serre di fragole e pomodori. Per respirare.

 

Approvvigionarsi del necessario. Far finta di vivere davvero. Ci sono i negozietti di qatayef, i ravioli dolci che si preparano durante il ramadan. C’è il venditore di lavatrici e frigoriferi. Il fruttivendolo che fa succhi freschi e vende le mele a mezzo dinaro al chilo (quasi un euro, non poco).

 

profughi siriani in giordania 2

Il commerciante di mobili che trova l’usato sul marketplace di Facebook e lo rivernicia nel laboratorio sugli Champs-Élysées, com’è soprannominata la via commerciale lunga un chilometro formatasi spontaneamente negli anni, con le boutique che noleggiano abiti bianchi per le spose e rosa e azzurri per l’addio al nubilato, col salone di bellezza annesso dove la musica siriana rimbomba a manetta, le anziane tengono a bada i bimbi, le spose si truccano per presentarsi stupende al matrimonio probabilmente con uno sconosciuto, nel container adibito a Corte della sharia.

 

profughi siriani in giordania 1

E poi tantissimi barbieri, perché tutti i ragazzi hanno ciabatte slabbrate ma chiome perfette e luccicanti, mentre camminano nella polvere lungo le strade ortogonali del campo: «Mi mostrano sul cellulare il taglio che desiderano e io lo rifaccio uguale», dice Nour Aideen, 24 anni, che ha imparato il mestiere grazie ai corsi del Vocational Training Center, «tutti vogliono somigliare all’attore Taim Hassan». Poco più di un euro per il taglio completo. Massimo tre per i trattamenti con l’olio e la cheratina.

 

campo profughi di zaatari 5

Ma soprattutto ci sono 32 scuole, 58 centri ricreativi tra cui 11 Makani dedicati a 11 mila bambini e adolescenti, i centri educativi di Unicef dove i ragazzini studiano, imparano a difendersi dal bullismo e a dire no al lavoro minorile, dove le bambine imparano il taekwondo e si sfidano a calcio sui campetti di erba sintetica, correndo come delle matte con l’hijab che svolazza al vento, sotto le scritte «Sport is life» e «Makani is happiness».

 

campo profughi di zaatari 4

«Giocano soltanto qui, perché in strada si vergognano dei maschi», dice Nisreen Alawad, docente siriana di lingua inglese che dirige uno dei nove Makani di Azraq, un altro campo profughi gestito dall’Onu e dalle autorità giordane. Ha visto suo figlio saltare in aria nella scuola di Daraa dove insegnava prima di fuggire, e suo marito perdere una gamba.

 

Fa parte delle migliaia di siriani che lavorano grazie al servizio Onu e Unicef chiamato Incentive-based volunteering, che permette di arrotondare i 32 dollari al mese che le autorità danno ai rifugiati per le necessità basilari. Ricordando suo figlio, un lampo di dolore antico e inconsolabile le annienta lo sguardo per un istante, ma poi si scuote: «Questi ragazzini hanno bisogno di noi. Quelli nati qui non sanno neppure cosa sia un albero o un fiore, li hanno visti solo in tv».

 

campo profughi di zaatari 3

Oltre a scavare a trecento metri sottoterra i pozzi che portano acqua potabile a tutti gli abitanti dei campi, Unicef ha costruito Makani dappertutto, nei quartieri poveri di Amman così come nelle tendopoli informali nate vicino ai campi coltivati, dove si lavora per sei euro al giorno in cambio d’elettricità e uno spiazzo dove costruire la baracca. Nel piccolo centro ricreativo della baraccopoli di Husban insegna Trad Salih, che ha 28 anni e ci accoglie piegato sui libri, nella sua tenda dalle pareti ricoperte di stoffe damascate: «Sono scappato dieci anni fa», racconta, «prima se ne sono andati i miei genitori, che m’hanno lasciato a casa per terminare la scuola. Poi, dopo settimane a vagare da un villaggio all’altro, ho superato il confine anch’io».

 

PROFUGHI SIRIANI E CLOWN

Prima di partire, ricorda, aveva ricevuto la lettera d’ammissione all’università di Damasco: «Quello resta il mio grande sogno spezzato», dice. Ora però ce n’è un altro, da accarezzare qui: grazie a una borsa di studio concessa dall’università di Cambridge, Trad s’è iscritto alla facoltà di Farmacia di Amman, dove spera di laurearsi tra quattro anni. In un Paese come la Giordania, però, che permette ai rifugiati siriani di svolgere solo lavori di manovalanza, in un sistema crudele di speranze mute e di limbi concentrici.

RAGAZZA SIRIANA IN UN RIFUGIO PER PROFUGHI

 

A poche centinaia di metri c’è la casa di Abu Adnan, uno dei beneficiari del programma Unicef My needs, 35 dollari per assicurarsi che ogni famiglia possa acquistare il materiale scolastico. La maggiore dei suoi otto figli, a sedici anni, è già andata in sposa. Per gli altri, domattina, suonerà la campanella: «Le si sono proposti in tanti, è successo e basta», si giustifica il papà. Che poi alza la testa, fa un gesto preciso con la mano, e dice: «Non riaccadrà più: per le mie figlie, ora, voglio un destino diverso».

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?