AIRBNB BOOM! - IN ITALIA AUMENTANO GLI HOST (121 MILA) MA I GRANDI RICAVI SONO CONCENTRATI NELLE MANI DI POCHI - IL 75% DI CHI METTE LA SUA ABITAZIONE SUL SITO GUADAGNA MENO DI 5.000 EURO L’ANNO MA C’E’ ANCHE CHI HA ACCUMULATO 520 MILA EURO - UN FENOMENO CHE DILAGA NEI CENTRI STORICI: A ROMA PIU’ DI 21 MILA CASE
Ernesto Ferrara per “la Repubblica”
Condivisione sì, ma non dei guadagni. I centri storici delle principali città italiane sono ormai diventati un gigantesco Airbnb: a Firenze quasi il 20% delle case dentro le mura medievali è in affitto sulla piattaforma turistica, a Matera addirittura il 25%, a Roma l' 8%, a Venezia il 9 e le percentuali sono in crescita dappertutto, da Catania a Milano.
A dispetto del concetto di "sharing economy" però su Airbnb i grossi guadagni sono ben poco "shared", condivisi. Anzi si concentrano sempre più nelle mani di pochi. A Milano ad esempio un unico soggetto ha accumulato più di 520 mila euro solo nel 2016 mentre il 75% degli host ha guadagnato meno di 5.000 euro in un anno.
A Roma il 48% dei proprietari è sotto 5.000 euro e un fortunato 0,6% sta sopra 100 mila euro mentre a Firenze, dove l' incasso medio per gli oltre 8 mila host di Airbnb l' anno scorso è stato di 5.300 euro, uno solo è arrivato a incassare la bellezza di 700 mila euro.
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È una ricerca del laboratorio Ladest della facoltà di Scienze Politiche dell' Università di Siena a fare luce, forse per la prima volta in maniera analitica, sull' altra faccia di Airbnb. Uno studio durato due anni su 13 città italiane - sarà presentato a Lisbona a fine mese - esplora le dinamiche spaziali ed economiche del fenomeno delle locazioni turistiche.
Il boom delle offerte, la crescita degli host che sono ormai 121 mila in Italia e tutto quello che c' è dietro un mercato dal valore enorme: da una parte quella che i ricercatori Antonello Romano e Stefano Picascia chiamano "airification" delle città, la progressiva "hotelizzazione" degli immobili dei centri storici, dove la residenza è in calo; dall' altra la disuguaglianza crescente tra chi guadagna moltissimo e chi quasi nulla sulla piattaforma.
Grosse agenzie di intermediazione, "super host" che gestiscono per conto terzi decine se non centinaia di appartamenti a scopo turistico, specialmente nei centri storici, da Firenze a Catania, finiscono per accaparrarsi la fetta più grossa di una torta milionaria, lasciando le briciole a una massa di proprietari sedotti e abbandonati dal mito della sharing economy.
Per la prima volta lo studio di Siena ha calcolato gli squilibri dei ricavi da Airbnb nelle città, arrivando a stabilire che le distanze tra i top host e la massa sono in crescita: l' indice "Gini", quello che gli economisti usano per calcolare le disuguaglianze e che nella popolazione italiana è poco sopra lo 0,3, su Airbnb è al doppio: 0,7 a Milano, 0,67 a Catania, 0,66 a Firenze. Su una scala da 0 a 1 sono dati elevatissimi. E in crescita quasi ovunque.
Secondo Romano e Picascia anche l' idea di una tassazione non progressiva - la cedolare secca al 21% decisa dal governo - applicata ad un sistema con molte disuguaglianze, finirebbe per produrre effetti distorsivi.
Ormai decine di migliaia le case disponibili: nel 2016, 13.159 a Milano, 21.687 a Roma, 8.193 a Firenze, 5.637 a Venezia, 4.058 a Napoli, 2.577 a Bologna. Dappertutto le case in offerta sono in grande aumento tra 2015 e 2016, addirittura +135% a Bologna in un anno, +219% a Napoli.
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Crescono soprattutto le case "intere", gli appartamenti piuttosto che le stanze: a Firenze oltre 18% dell' intero patrimonio immobiliare del centro storico è un Airbnb, come dire una casa su 5, il 25% a Matera, un appartamento su 4 tra i sassi è in affitto on line.
A Matera l' 80% delle offerte totali sono case intere, il 72% a Firenze, il 74 a Venezia, il 69 a Milano. A Firenze la stragrande maggioranza dell' offerta è concentrata sul centro storico, circa l' 80%, ma ci sono città come Roma, Bologna e Siena dove le case intere in affitto su Airbnb aumentano anche fuori dal centro.