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L’11 SETTEMBRE DELLA FRANCIA (E NON SOLO) – GRAN PARTE DEI TERRORISTI DI VENERDÌ SONO FRANCESI E BELGI – SECONDO L’INTELLIGENCE SONO DIFFICILI DA INDIVIDUARE PERCHÉ GLI STESSI IMAM NON LI CONOSCONO – LE ARMI ARRIVANO DALLA BOSNIA E DAL NORD AFRICA
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Un gruppo di almeno quindici terroristi, in maggioranza francesi e belgi, ma manovrati dall' Isis. Hanno ottenuto le armi grazie ai traffici provenienti dall' Europa dell' Est, ma forse anche dal Nordafrica, dove la stessa criminalità organizzata italiana contribuisce a gestire il mercato. La minaccia di colpire adesso Roma, Londra e Washington è credibile, ma la Francia resta il paese più esposto, perché nessuno ha lo stesso numero e lo stesso radicamento di estremisti islamici.
PASSAPORTO SIRIANO FALSO ATTENTATI PARIGI
Sono queste le piste su cui si lavora dopo la strage di Parigi, secondo fonti di intelligence europee operative, direttamente coinvolte nel caso.
L' attacco ha sprofondato le forze dell' ordine nello sconforto, perché dopo l' assalto a Charlie Hebdo i francesi avevano mobilitato grandi risorse, che non sono bastate. I sette terroristi uccisi erano aiutati da almeno altrettanti basisti, armati come loro, che li hanno accompagnati sul posto in tre squadre e sono scappati.
I primi erano il gruppo di fuoco destinato a morire, mentre i secondi erano la cellula logistica che doveva sopravvivere e poi nascondersi, per preparare altri attacchi.
Nonostante i passaporti siriano ed egiziano trovati, si presume che fossero in maggioranza francesi e belgi. Soggetti molto difficili da individuare, perché in Francia sono milioni. Si radicalizzano attraverso conoscenze personali o Internet, e smettono di frequentare le moschee, diventando apparentemente laici. Perciò anche se gli imam moderati volessero aiutare le forze dell' ordine, non possono perché non li conoscono.
Le armi sono molto facili da trovare. Esiste un traffico noto attraverso i Paesi dell' Est, dalla Bosnia alla Romania, ma ora arrivano anche dal Nordafrica con la tratta dei migranti, molto meno controllata. La 'ndrangheta è sospettata di partecipare a queste operazioni: non arma direttamente i seguaci dell' Isis, ma gestisce il traffico che fa arrivare esplosivi e armi sul mercato.
Autonomia sugli obiettivi L' Isis ha dato l' ordine generale di colpire ovunque, quindi le cellule non hanno bisogno di indicazioni per pianificare le operazioni. Il via libera finale, però, arriva dalla capitale dello Stato islamico Raqqa, o da intermediari in diretto contatto. Se l' identità del rifugiato siriano fosse confermata, dimostrerebbe un collegamento organico l' Isis e le cellule.
L' Italia è nel mirino, ma ha una situazione diversa dalla Francia. Non ha la stessa presenza di potenziali reclute, e i basisti dell' estremismo sono noti e seguiti dalle forze dell' ordine. Può sempre penetrare il terrorista dall' esterno, ma o agisce da solo, e allora è limitato, oppure viene intercettato quando contatta i complici. In genere la nostra strategia è quella di non prenderli subito, ma seguirli per scoprire la loro rete, e fermarli solo quando stanno per entrare in azione.
Un caso emblematico è quello della cattura del mullah Krekar, a cui le nostre fonti hanno collaborato. L' operazione è partita quando la condanna ricevuta da un membro della cellula è passata in giudicato. Per evitare l' arresto, il terrorista ha cercato di fuggire all' estero. A quel punto le forze dell' ordine sono intervenute, bloccandolo mentre stava raggiungendo il Brennero, e l' intera retata è scattata.
Anche gli Usa sono nel mirino, hanno alzato le difese in città come New York, e ieri Obama ha convocato il Consiglio per la sicurezza nazionale. Gli oceani però li proteggono, non hanno una popolazione islamica interna radicalizzata come la Francia, e le informazioni che ricevono sui visitatori in arrivo non hanno pari.
L' intelligence presume che i basisti della strage si nasconderanno per far calmare le acque, fino al prossimo attacco. Perciò è indispensabile la caccia all' uomo immediata in corso.
Sul piano politico, il G20 che comincia oggi ad Antalya diventerà un consesso di guerra.
L' ipotesi è che la Francia, nonostante l' assenza del presidente Hollande, spinga per accettare la proposta russa di transizione in Siria e combattere insieme l' Isis. Parigi stava già bombardando i campi petroliferi, ha uomini delle forze speciali sul terreno, e potrebbe adesso fornirne più militari. Le cellule interne resterebbero, ma schiacciando la testa del Califfato perderebbero la direzione.