giorgio pietrostefani italo ormanni

“L'ARRESTO NON SERVE PIÙ? ALLORA SAREBBE STATO INUTILE ANCHE IL PROCESSO EICHMANN” - ITALO ORMANNI, EX PROCURATORE AGGIUNTO DI ROMA, SUI FERMI DEI TERRORISTI A PARIGI: “L'ELENCO DEI DIECI DA ESTRADARE È AL MINISTERO DA ANNI. PREESISTEVA ADDIRITTURA AL MIO INCARICO. L'ALLORA PRESIDENTE SARKOZY AVREBBE SOLO DOVUTO FIRMARE. E INVECE...” - "PERCHE' SOLO ADESSO SONO STATE AVVIATE LE PROCEDURE PER L'ESTRADIZIONE? NON ME LO CHIEDO. DICO SOLO.."

Valentina Errante per “il Messaggero”

GIORGIO PIETROSTEFANI

 

Nella notte in cui Cesare Battisti, condannato all' ergastolo per quattro omicidi, evaso dal carcere nell' 81 e rimasto latitante fino al 2019, fu estradato dal Brasile, Giuseppe Corasaniti, capo del Dipartimento Affari di giustizia, fece una telefonata. «Italo, è come se tu fossi qui con noi».

 

Il suo interlocutore era Italo Ormanni, ex procuratore aggiunto di Roma che aveva guidato il dipartimento dal 2008 al 2010, quando ministro della Giustizia del governo Berlusconi era Angelino Alfano. E sul caso Battisti, Ormanni, aveva lavorato per mesi.

 

Così come per riportare in Italia dalla Francia i dieci rifugiati Oltralpe per i quali è stato firmato un provvedimento di fermo due giorni fa. Allora Ormanni era arrivato a un passo, sembrava fatta. Ma entrambe le pratiche furono bloccate per precise scelte politiche.

 

Cosa era accaduto?

italo ormanni

«Avevamo fatto un lavoro enorme. Nel 2009, sono stato tra Roma e Brasilia per seguire le udienze del supremo Tribunal federal, che doveva decidere sulla richiesta di estradizione che il governo aveva avviato nei confronti di Battisti, contemporaneamente sotto processo perché era entrato nel paese con documenti falsi.

 

Tra l' altro lo stesso Battisti dichiarò di averli avuti da elementi dei servizi francesi, perché noi da tempo avevamo avviato le pratiche in Francia. Il Tribunale si pronunciò per l' estradizione, ma l' allora ministro della Giustizia Tarso Genro rifiutò di emanare il decreto.

 

Il presidente, all' epoca, era Lula. La procura federale brasiliana impugnò il provvedimento davanti al Tribunale supremo federale, dopo una serie di udienze che si svolsero tra febbraio e settembre di quell' anno e alle quali ho partecipato accolse il ricorso, annullò il provvedimento del ministro e dichiarò l' estradizione di Battisti.

ex terroristi giorgio pietrostefani

La sentenza doveva essere eseguita con un decreto del presidente della Repubblica, Lula si era dimesso, ma Dilma Rouseff rifiutò di firmarlo. La storia è nota.

La firma che ha fatto rientrare Battisti in Italia è di Bolsonaro».

 

E in Francia?

L' elenco dei dieci da estradare è al ministero da anni. Preesisteva addirittura al mio incarico. Ritengo che l' avesse stilato la Digos di Roma, all' epoca guidata da Franco Gabrielli, oggi sottosegretario, al dossier lavoravano due funzionari, Lamberto Giannini, che intanto è diventato capo della polizia, e Carmine Belfiore. A Parigi avevamo un ambasciatore molto combattivo ed energico. Sembrava fatta, l' attività diplomatica di Giovanni Caracciolo di Vietri era stata energica e l' allora presidente Nicolas Sarkozy avrebbe solo dovuto firmare. E invece all' improvviso si fermò tutto».

 

adriano sofri, il suo avvocato massimo di noia e giorgio pietrostefani

C' è chi sostiene che dopo tanto tempo gli arresti non abbiano più senso. Anche perché l' obiettivo dello Stato è quello di rieducare attraverso il carcere. Ma i dieci, in questi anni, non hanno commesso altri reati .

«Risponderei con Kant: la legge morale è valida a priori, per se stessa, è un imperativo categorico. E va rispettata. Quell' osservazione sarebbe giusta se il trascorrere del tempo fosse addebitabile a lungaggini o altre pastoie burocratiche ascrivibili allo Stato. In questo caso, sono loro a essersi sottratti volontariamente alla pena irrogata dallo Stato. Allora il processo a Eichmann, arrestato dai servizi segreti israeliani e condannato negli anni Sessanta, non avrebbe avuto senso. Ma se io mi sottraggo a questa richiesta punitiva dello Stato e del privato, vittima del reato, non posso poi dire sono passati 40 anni. Queste persone hanno violato un equilibrio etico e sociale».

sarkozy

 

Nel dopoguerra, in nome di una pacificazione sociale si scelse l' amnistia. Qual è la differenza?

«Allora ci fu un intervento dello Stato, una scelta politica. Lo Stato può rispettare il minimo etico e allora stabilì di uscire da un conflitto politico per ricostruire il Paese, con un' amnistia, che è un istituto previsto dalla legge, come quello che dà allo Stato il potere punitivo».

adolf eichmann

 

Perché, secondo lei, dopo tanti anni, che l' Italia fa pressioni da tempo, solo adesso sono state avviate le procedure per l' estradizione?

adriano sofri giorgio pietrostefani e ovidio bompressi

«Direi fortunatamente adesso. Il perché non me lo chiedo. Dico solo Meno male».

Giorgio Pietrostefani adriano sofriGiorgio PietrostefaniGiorgio PietrostefaniGIORGIO PIETROSTEFANIGiorgio Pietrostefani - Omicidio Luigi CalabresiSofri Bompressi Pietrostefani

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…