assalto furgone portavalori

L’ASSALTO SULLA MILANO-COMO È UN COLPO DA PROFESSIONISTI EXTRA-ITALIA

Fabio Poletti per "la Stampa"

Nel film «Blindato» con Jean Reno, a sventare l'assalto al furgone portavalori è un ex militare americano tornato dall'Afghanistan, esperto di armi ed esplosivi. Quanto di più lontano dalla realtà dei vigilantes di casa nostra, 1200 euro al mese più gli straordinari, quattro volte l'anno al poligono a sparare cinquanta colpi, appena uno in più dei quarantanove proiettili di kalashnikov tirati in meno di venti secondi dal commando di rapinatori entrato in azione l'altra mattina sulla Milano-Como e che in tre minuti si è portato via 240 chili d'oro in lingotti più il contante per un valore vicino ai 15 milioni di euro.

«Una rapina così non si improvvisa. Ci sono mesi di preparazione. Almeno venti persone contando anche chi si è occupato di recuperare le auto e i furgoni senza magari sapere a cosa servissero e chi sta tenendo nascosto il bottino», analizza il film della rapina Vincenzo Nicoli, il dirigente della 2° Divisione dello Sco - il Servizio centrale operativo della Polizia a Roma - che da anni indaga sul fenomeno.

A guardare le squadre in campo, la partita sembra già persa: i buoni stanno sul furgone ma i bravi sono per strada. «Sappiamo che le armi vengono dall'Est, dall'Albania o dalla ex Jugoslavia. Che gli slavi siano operativi anche sul campo è solo una deduzione. Di sicuro chi fa queste cose non si improvvisa: tra di loro c'è sempre un ex militare, una ex guardia giurata, qualcuno che ha una competenza specifica e sa coordinare le operazioni sul campo».

Il lieto fine per le forze dell'ordine non è mai scontato. Quasi mai avviene per strada. Ci vuole intelligence e lavoro certosino. Impossibile colpire il gruppo di fuoco. Meglio fare terra bruciata fra i basisti e chi si occupa del logistico. Come l'anno scorso in Puglia quando vennero arrestati in quasi centottanta e alla fine dell'anno si è scoperto che i colpi in tutta Italia erano stati meno del solito, più dei dodici del 2010, meno degli oltre venti del 2011.

«Le bande non sono sempre quelle. Sono professionisti riuniti in una specie di network che si compone di volta in volta con diversi ruoli. Magari nei tempi morti fanno pure una rapina in banca. Ma è impossibile che un rapinatore di banche si metta a dare l'assalto a un furgone». Negli schedari dello Sco ci sono delle ricorrenze: le organizzazioni criminali pugliesi da sole fanno il cinquanta per cento dei colpi, quelle napoletane seguono a ruota, le sarde sono un po' in ribasso ma crescono i gruppi del Nord. Ma c'è l'incognita dei paramilitari della ex Jugoslavia o albanesi che forniscono armi e know how.

Contrastarle mica è facile. Vincenzo del Vicario, dieci anni sui blindati prima di diventare segretario nazionale del sindacato autonomo Savip dice che bisogna puntare tutto sulla sicurezza passiva: «I furgoni non possono portare più di otto milioni di euro. Dovrebbero essere tutti dotati di schiuma-block che avvolge in una specie di gomma solida soldi e preziosi. Per non parlare delle cassette con i dispositivi segnasoldi indelebile. Gli itinerari e gli orari vanno cambiati. Non può essere routine.

Alle compagnie che non sono in regola va tolta la licenza». Di sicuro, come succede nei film americani, nessuno pensa che la battaglia contro queste «batterie» di rapinatori si possa vincere per strada, armi in pugno. «Sanno quello che fanno ma sono molto pericolosi. Si fanno lo scrupolo di non ferire od uccidere durante il colpo ma sono pronti allo scontro a fuoco», guarda alle statistiche il dirigente dello Sco. Ma l'insidia sempre presente, più una costante che una variabile, è quella del vigilantes infedele, della talpa dentro il servizio ma al servizio dei rapinatori.

«Quando i trasferimenti avvengono sempre gli stessi giorni, alle stesse ore, sugli stessi itinerari basta una parola di troppo...», ammette il sindacalista vigilantes. E allora serve a niente che solo il giorno del carico l'equipaggio sappia cosa trasporta. Perchè alla fine è solo nel film «Blindato» che i rapinatori sono sei dei sette vigilantes, ingolositi da quel carico da 21 milioni dollari della finzione cinematografica. Più o meno il bottino che si devono spartire gli uomini d'oro dell'autostrada A9.

 

ASSALTO FURGONE PORTAVALORI

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