L’ESERCITO DEL SELFIE (DAL CHIRURGO) - IL DISMORFISMO DA SNAPCHAT, L’OSSESSIONE DI VEDERSI SEMPRE BRUTTI ALLO SPECCHIO, È IN COSTANTE CRESCITA - SI RICORRE ALLA CHIRURGIA PER CONFORMARSI ALLA SOCIAL-BELLEZZA CHE IMPONE NASI SOTTILI, OCCHI GRANDI E LABBRA POLPOSE – “I FILTRI E I RITOCCHINI NON SONO PIÙ APPANNAGGIO SOLO DELLE CELEBRITÀ: HANNO EFFETTI DANNOSI SULLE ADOLESCENTI E SU...”
Maria Rita Montebelli per “il Messaggero”
I selfie sono diventati la palestra ideale per l' esercito di narcisi (e non solo) che popola i social media. L' autostima si misura ormai sul numero dei like e dei follower. Ma con l' avvento dei filtri e delle tante applicazioni che consentono dei fantastici ritocchini digitali, la moda dell' autoscatto ha cominciato a presentare una deriva inedita. E, per alcuni aspetti preoccupante.
Da qualche mese ha fatto la sua comparsa un neologismo anglosassone, la Snapchat dysmorphia (il dismorfismo da Snapchat) che definisce un fenomeno costantemente in crescita. L' ossessione, cioè, di vedersi sempre brutti allo specchio. I primi sintomi che ci fosse qualcosa di nuovo nell' aria li hanno colti i chirurghi e i medici estetici.
Le candidate pazienti che un tempo si rivolgevano a loro, chiedendo il naso alla Nicole Kidman o la bocca all' Angelina Jolie, oggi si presentano con il proprio selfie, chiedendo di migliorare i difetti di quella foto. Il fenomeno della Snapchat dysmorphia è stato ripreso in questi giorni anche dalla rivista scientifica JAMA Facial Plastic Surgery dove la dottoressa Susruthi Rajanala e colleghi dermatologi dell' Università di Boston ne hanno, per la prima volta pubblicamente, analizzato le conseguenze.
I PROGRAMMI «I filtri e i programmi per editare le foto commentano gli autori sono diventati la norma e stanno alterando la percezione della bellezza a livello planetario». E se la possibilità di ritoccare le foto anni fa era solo appannaggio delle celeb che si mostravano perfette come dee greche, oggi il ritocchino digitale è diventato più democratico. La perfezione, almeno quella virtuale è ormai low-cost e accessibile a chiunque. E l' ideale di bellezza oggi può essere imposto non solo dalla grande diva, ma anche dall' amica di Facebook.
Il mondo della bellezza virtuale può tuttavia avere un impatto devastante sull' autostima di alcune persone e addirittura fungere da fattore scatenante per un disturbo dell' immagine corporea, caratterizzato dalla preoccupazione eccessiva per quello che viene percepito come un difetto fisico.
I selfie, soprattutto quelli non ancora ritoccati possono generare anche il fenomeno della Snapchat dysmorphia, cioè di una distorsione dell' immagine del volto, legata all' eccessiva prossimità della foto scattata col cellulare. In altre parole le ragazze si vedono brutte attraverso l' immagine del selfie, quella che dovrà andare sui social media, esposta agli occhi dell' immensa platea di Facebook o di Instagram. Sempre più spesso dunque il chirurgo plastico si vede chiedere di modificare i difetti evidenziati dall' autoscatto.
Il nuovo trend era già stato denunciato dai chirurghi americani a seguito dell' indagine annuale condotta dall' American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery nel 2017: il 55% dei chirurghi americani riferiva che molti pazienti chiedevano di modificare il proprio aspetto per migliorare la riuscita dei selfie . Un trend in rapida crescita, visto che solo nel 2015 questa richiesta veniva riferita solo dal 42% degli intervistati.
«Bisogna modificare la percezione di una chirurgia, vissuta come automedicazione e automodellamento (ho questo difetto, lo correggo così). L' estetica commenta il professor Nicolò Scuderi, ordinario di Chirurgia Plastica all' università La Sapienza di Roma - è più come un farmaco e va gestita da professionisti.
Correggere un difetto ti cambia tutta la fisionomia. Si pensa di diventare padroni della chirurgia con i ritocchi dei filtri; ma modificare l' immagine non è semplice come cliccare sul mouse. Non si diventa specialisti sulla rete. Anche la moda di mascherare le foto, aggiungendo baffi da gatto o orecchie da coniglio, contribuisce, soprattutto negli adolescenti, a confondere la realtà con la fantasia e ad alimentare il già ricco capitolo dei disturbi da internet».
LE ASIMMETRIE La prospettiva del selfie sta dunque modificando anche il tipo di intervento che viene richiesto ai chirurghi plastici, ad esempio nel caso delle rinoplastiche. Se prima si chiedeva in genere di correggere la gobba del naso, oggi il principale motivo di preoccupazione, ricorda Rajanala, sono le asimmetrie del volto e del naso. Così, gli interventi più richiesti ai tempi dei social sono la rinoplastica-da-selfie, i trapianti di capelli e gli interventi sulle palpebre. La social-bellezza impone nasi sottili, occhi grandi e labbra polpose.
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I desideri delle social-addicted a volte sono del tutto fantasiosi e irrealizzabili ed è lì che il chirurgo deve cedere il passo allo psicologo. «I selfie filtrati - afferma Rajanala - possono avere effetti dannosi sulle adolescenti e sulle persone con un disturbo dell' immagine corporea; è dunque importante che i medici comprendano le ricadute che i social media possono avere sull' immagine corporea e sull' autostima delle persone, per trattare e consigliare al meglio i propri pazienti».
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