SI UCCIDE A NEW YORK, SI DECIDE IN SICILIA - L’OMICIDIO DEL BOSS FRANK CALÌ POTREBBE ESSERE LEGATO ALLA FAMIGLIA MAFIOSA DEGLI INZERILLO E AL SUO TENTATIVO DI TORNARE “IN PATRIA” DOPO AVER PERSO LA GUERRA DI MAFIA NEGLI ANNI OTTANTA - IL RITORNO DEGLI “SCAPPATI” PIACE A TANTI MA NON AI CORLEONESI CHE TEMONO LA VENDETTA DEI PERDENTI…
Francesco La Licata per “la Stampa”
A leggerla così, in superficie, può sembrare una di quelle notizie lontane dai nostri interessi, che guardiamo quasi esclusivamente con la curiosità riservata spesso alla stranezze americane. E invece è accaduto quasi sempre che un omicidio compiuto a New York, scava scava, possa alla fine avere importanti ricadute dalle nostre parti. Ovviamente stiamo parlando della Sicilia e stiamo parlando di Cosa nostra.
Già, perché mister Frank Calì, steso con sei colpi di pistola davanti casa sua, a New York, era nato negli Stati Uniti ma tutta la sua storia e la storia della sua famiglia parlano lo slang "broccolinese". E, probabilmente, parlano il siculo-americano anche i sei colpi di revolver che hanno chiuso la sua carriera. Calì, detto Franky Boy, era figlio di palermitani trapiantati ed elemento di spicco della più potente «famiglia» della Cosa nostra americana: i Gambino, leader del gruppo che annovera molta della «nobiltà» mafiosa, tra cui spiccano anche Gotti, Colombo, Castellano, Scalice, Casamento, Spatola e Inzerillo.
Una lunga storia criminale corre parallela tra i due mondi e i Gambino e gli Inzerillo ne sono stati e ne sono protagonisti, sia quando la pace mafiosa ha generato ricchezze, ormai ripulite dentro i comitati d' affari che stemperano l' odore degli stupefacenti, sia in tempi di guerra.
L'ultima mattanza degli Anni Ottanta, quella palermitana vinta da Totò Riina, ufficialmente non sembrava avere punti di contatto coi cugini americani. Anzi, quando uno dei Casamento di New York fu inviato per provare a capire come far cessare quell'immenso spargimento di sangue, fu consigliato di non interferire e di tornarsene a Manhattan.
Eppure il legame non si era interrotto, tanto che i pochi superstiti della strage toccata agli Inzerillo trovarono riparo negli States. I corleonesi accettarono la fuga degli «scappati», ma a patto che non mettessero più piede a Palermo. Ma Riina non c'è più e Provenzano, che sulla possibilità di un ritorno degli «scappati» nicchiava senza esporsi, è morto senza decidere. Il problema è rimasto sul tappeto e lì sta almeno da 10 anni. Ovviamente nulla sappiamo di chi abbia dato la morte a Franky Boy, certamente potrebbe trattarsi di motivi maturati a New York.
Ma potrebbe essere, invece, una storia legata ancora una volta agli Inzerillo e al loro tentativo di tornare «in patria». Certo, il ritorno degli «scappati» piace a tanti ma non ai corleonesi che temono la vendetta dei perdenti. A New York comandano molti amici degli «scappati», ma non mancano neppure tanti nemici.