L’UCCISIONE DI ABDELHAMID ABAAOUD NON CANCELLA IL FALLIMENTO DEL SISTEMA ANTITERRORISTICO FRANCESE CHE ERA A CONOSCENZA DEI PIANI DEL GRUPPO JIHADISTA...
1 - QUEI PIANI DI ABBAOUD CHE IL GOVERNO CONOSCEVA
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Il giorno dopo è sempre quello che tutti sapevano, tutti l' avevano visto. Saint Denis, la banlieue dell'assedio di mercoledì, non fa eccezione. Rue Corbillon, la via dove i terroristi uccisi o catturati avevano trovato rifugio, è ancora chiusa. Sono in tanti però ad aprire la bocca, in un quartiere difficile dove l' omertà con i poliziotti è quasi una consuetudine.
L'AGENTE IMMOBILIARE
Amel Alla, una ragazza di origine marocchina nata in questa periferia, racconta all' inviato di Skynews di aver visto Abdelhamid Abaaoud, il cui corpo è stato identificato ieri mattina. Era la domenica dopo la strage, lei stava andando a trovare l' anziana madre. L' uomo che per una settimana i giornali hanno definito come la mente degli attacchi a Parigi era su un marciapiede in rue Sadi Carnot, la strada che attraversa Saint Denis, al centro di un gruppetto formato da una decina di ragazzi che bevevano birra e fumavano spinelli.
«L'ho notato perché era l' unico vestito alla musulmana, con la tunica e il tipico copricapo. Gli altri li conosco quasi tutti, lui era una faccia nuova. Sono sicura al 99,9 per cento che fosse lui».
La prefettura del 93, il Dipartimento di Saint Denis, non ha invece alcun dubbio. In quegli stessi giorni un uomo si è presentato all' ufficio postale di Pierrefite, un paese poco distante, esibendo agli impiegati la sua carta d' identità per ritirare del denaro. Il nome sul documento era quello di Salah Abdeslam, che era e rimane l' uomo più ricercato dalla polizie di tutta Europa, il compagno d' infanzia di Abaaoud.
L' ultima testimonianza ha almeno il timbro dell' ufficialità e confermerebbe la presenza di Abdeslam nei pressi di Saint Denis, alimentando così l' ipotesi che il bilancio della battaglia di mercoledì mattina sia ancora da aggiornare. «Almeno due morti» ha detto il procuratore Francois Molin, lasciando intendere che potrebbe esserci un altro corpo ancora da identificare.
Il modello antiterrorista, francese e non solo, fa acqua da tutte le parti. Lo scorso 8 ottobre, mentre l' esercito di Parigi bombardava per la prima volta Raqqa il ministero della Giustizia diramava una nota interna nella quale faceva il nome di Abaaoud, indicando in dettaglio quello che sarebbe stato il suo prossimo obiettivo. Una sala da spettacoli. Le autorità sapevano quindi quello che stava per accadere, ma non sono state in grado di impedirlo, e a poco vale la scusa che le persone segnalate per i loro legami con la Siria e quindi da tenere d' occhio sono quasi dodicimila.
la polizia francese e sulle tracce di salah abdeslam
Abaaoud era il primo nome di quella lista sterminata. E da parecchio tempo. C' è da farsi venire il mal di testa a seguire i suoi avanti e indietro rigorosamente indisturbati con la Siria dalla fine del 2013, quando aveva già guadagnato una certa notorietà a forza di video minacciosi con i quali per altro rendeva note le sue ambizioni da stragista ed era conosciuto come capo militare dell' Isis. Ci sono quattro passaggi confermati, più altri due dei quali «la mente» si è vantato nell' intervista autocelebrativa pubblicata su una rivista online simpatizzante del Califfato.
attentati a parigi assato al bistrot 4
La prima partenza per la Siria risale alla primavera del 2013. Ma il 20 gennaio 2014 la polizia federale tedesca lo registra all' aeroporto di Colonia mentre cerca di imbarcarsi su un volo per Istanbul. Agli agenti dice che sta andando a trovare degli amici. A quel tempo le autorità di Bruxelles avevano dato ordine di registrare i suoi movimenti nello Schengen Information System, il database usato dai Paesi membri dell' Unione europea.
Nel gennaio del 2015 viene registrata una sua telefonata fatta dalla Grecia a un jihadista belga che pochi giorni dopo verrà ucciso durante una sparatoria con la polizia a Verviers, una città al confine con la Germania.
attentati a parigi assato al bistrot 23
Nel giugno del 2015, una settimana dopo l' attentato al museo ebraico di Bruxelles, compiuto da Mahdi Nemmouche, jihadista francese di origine algerina reduce anch' esso dalla Siria e conosciuto durante un comune soggiorno in carcere risalente a quattro anni prima, viene segnalato in Spagna, dove secondo l' intelligence americana si sarebbe fermato per almeno un mese nel tentativo di fare proseliti. Non ci sono tracce di quel soggiorno. Abaooud si è autocelebrato per aver compiuto in un'occasione l' andata e ritorno con la Siria in auto, attraversando i confini di Austria, Germania e Belgio. Potrebbe essere questa.
E infine, ieri, il ministro dell' Interno francese Bernard Cazenueve ha espresso un garbato rammarico per il fatto che la segnalazione dell' ultimo passaggio del terrorista in Grecia alla fine di ottobre sia arrivata soltanto dal Marocco - uno Stato non europeo - il 16 novembre, tre giorni dopo la strage. Non è un dettaglio secondario il fatto che quattro mesi fa Abaooud sia stato condannato in contumacia dal tribunale di Bruxelles a vent' anni di carcere per terrorismo e sequestro di persona, quello del fratellino Younes, rapito durante uno dei suoi frequenti soggiorni in patria.
Era ufficialmente un latitante, e pure di un certo spessore. A soli 27 anni, possedeva una risorsa di inestimabile valore per l' Isis. Aveva un gruppo di amici e di contatti francesi e belgi che la pensavano come lui, reduci dalla Siria desiderosi di esportare la Jihad a casa propria. Gli attentati che gli sono stati attribuiti, quattro sui sei avvenuti in Francia soltanto nel 2015, sono stati una prova generale della strage di venerdì 13, la più grande, l'unica alla quale ha partecipato direttamente. Poteva muoversi come voleva, e lo ha fatto molto spesso, godendo di una libertà che è quasi una sentenza per la prevenzione europea del terrorismo. Il numero 1 dei cattivi non c' è più, ma c' è poco da festeggiare.
vittime del ristorante la bell equipe
2 - QUEL SORRISO DI ABAAOUD CHE HA BEFFATO GLI 007 D’EUROPA
Bernardo Valli per “la Repubblica”
L’uccisione di Abdelhamid Abaaoud attenua, in queste ore, non cancella, il fallimento del sistema antiterroristico francese. E di quello europeo, incapace di coordinare una valida azione delle varie intelligence nazionali. Ricevuta la conferma che, grazie alle impronte digitali, il corpo lacerato dai proiettili della polizia, a Saint-Denis, la mattina di mercoledì, era stato identificato con certezza e si era rivelato proprio quello del giovane belga-marocchino ricercato, Manuel Valls si è affrettato a informare l’Assemblea nazionale.
vigili del fuoco aiutano un ferito del bataclan
La quale ha reagito con un applauso. Il breve annuncio, fatto dal primo ministro con evidente soddisfazione, dava una notizia rassicurante, perché annullava un pericolo, e aveva un effetto lenificante sulla bruciante sensazione di avere subito una sconfitta. Quest’ultima espressione è appropriata, trattandosi di una guerra, come ripete François Hollande.
L’avversario ha infatti compiuto un’incursione nella capitale lasciando sul suo passaggio 130 morti e centinaia di feriti senza che la difesa riuscisse a impedire la strage. Dopo le forti emozioni, la caccia agli assassini, in larga parte raggiunti e uccisi a loro volta, e gli indispensabili riti del lutto nazionale, gli interrogativi si moltiplicano.
Perché le autorità e le loro intelligence, da anni a confronto con la minaccia terroristica, non sono riuscite a prevenire il massacro? A progettarlo sarebbe stato Abaaoud, conosciuto nello Stato islamico come Omar al-Sussi. La sua eliminazione non è di poco conto. Quel giovane di 27 anni, prima sfaccendato, poi latitante dopo la condanna a vent’anni per rapina, è diventato in breve il responsabile di un’offensiva terroristica contro il Belgio, dove viveva in una famiglia di immigrati, e contro la Francia, colpevole di bombardare la Siria.
una delle 129 vittime dell attacco
Il suo prestigio presso chi comanda nello Stato Islamico doveva essere notevole. Era spietato e aveva coraggio. Nelle fotografie l’espressione passa dal cinismo alla spavalderia. Non è banale. Ci sono lampi di una giovinezza in apparenza senza angoscia. Ai suoi uomini spiegava come si doveva uccidere. I teatri affollati di ragazzi, suoi coetanei, dove si tenevano concerti rock, offrivano ottime occasioni. L’ha dimostrato la strage del Bataclan. Inoltre Abaaoud non si tirava indietro. Sapeva mantenere il sangue freddo. Forse grazie alle anfetamine o ad altre droghe. Il fanatismo a volte non basta. Va sollecitato.
Abaaoud era in un sobborgo della capitale, dopo l’eccidio del 13 novembre, mentre migliaia di poliziotti gli davano la caccia. Non si è dato alla fuga. E non è del tutto escluso che fosse per le strade di Parigi la sera del venerdì di sangue. Suo padre, Omar, pacifico commerciante di abiti a Bruxelles, l’aveva ripudiato. Ma in compenso lui aveva la stima dei capi di Raqqa, la capitale dello Stato Islamico in Siria, dove era stato spesso per addestrarsi, per consultazioni, per preparare gli attentati in Europa. Parigi non era un debutto.
In fatto di attentati aveva un ricco passato. Si capisce che la sua eliminazione sia stata accolta dalle autorità francesi come un successo di rilievo. Lo è. Ed è altrettanto comprensibile che molti cittadini della Quinta repubblica, e della stessa Europa, abbiano accolto la notizia con sollievo. Come una vendetta compiuta, pensando ai cellulari che hanno suonato per ore, senza dare una risposta a padri e madri inquieti, tra i cadaveri del Bataclan nella notte di venerdì. Ma la morte di Abaaoud non è una risposta agli interrogativi sull’incapacità francese, europea, di prevenire il massacro.
un agente aiuta a evacuare i sopravvissuti tra cui un uomo ferito alla testa
Molti terroristi erano francesi. Erano schedati. Quasi tutti avevano precedenti penali, piccoli furti, aggressioni, truffe, ma anche rapine. Le conversioni al jihadismo, al salafismo, erano avvenute spesso in prigione. La polizia, non solo francese aveva dunque negli archivi i loro nomi, E molti segnali indicavano azioni in preparazione. Li avevano dati compagni di carcere, informatori, o le polizie dei paesi alleati.
Le Monde riferisce che la sera dell’8 ottobre l’aviazione francese ha bombardato un campo d’addestramento a Raqqa, dove si trovavano dei francesi e dei francofoni. Al tempo stesso il ministero della Giustizia, a Parigi, designava in un documento riservato con nome e cognome Abdelhamid Abaaoud come l’ispiratore di un attacco a «una sala di spettacolo ». I servizi francesi avevano dunque elementi importanti ma non erano in grado di analizzarli e di intercettare in tempo i commando di kamikaze.
in belgio sono stati eseguiti numerosi arresti in seguito alla strage di venerdi
La massa di informazioni da trattare e il numero di persone da sorvegliare costituivano un problema. Non è l’incompetenza ma il sistema, che rende difficile raccogliere e aggiornare i dati di 11700 persone da sorvegliare in permanenza, 1500 delle quali con particolare riguardo. La burocrazia e le procedure sono gli ostacoli denunciati dagli addetti ai lavori. Ostacoli che hanno permesso ad Abaaoud, giudicato il pericolo numero uno, per le sue implicazioni in almeno cinque attentati, in Francia e in Belgio, e in un numero imprecisato di tentativi falliti, e ad altre centinaia di personaggi sospetti di muoversi con disinvoltura, senza rischi, tra la Siria e l’Europa, attraverso la Turchia e la Grecia.
Dopo la strage di Charlie Hebdo, nel gennaio scorso, di fronte alle strutture dell’Unione, che rendevano difficile la sorveglianza dei movimenti nella zona Schengen, Matteo Renzi ha suggerito come rimedio la creazione di un’agenzia europea dell’informazione. Ma la maggioranza dei paesi, Francia in testa, ha rifiutato la proposta. Si è valsa del Trattato di Lisbona dove è precisato che l’intelligence riguarda le singole nazioni.
i terroristi sparano a una macchina vicino alla polizia
Condividerla sarebbe una violazione della sovranità. Oggi il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, chiederà ai partners europei una collaborazione più intensa e leale. Non pare soddisfatto dell’aiuto fornito dalle capitali amiche.
Egli ne solleciterà uno più aperto, meno condizionato di quello praticato finora sul piano bilaterale, spesso con reticenza. L’emergenza e la necessità di uno scambio più intenso delle informazioni hanno attenuato gli orgogli nazionali. La minaccia dei terroristi inafferrabili che si muovono seminando morti induce alla ragione. Per adesso si ha l’impressione che i nostri paesi affrontino la minaccia in ordine sparso, o che a volte siano riluttanti a spartire le notizie con gli amici europei.
erano almento otto i miliziani che hanno attaccato parigiINCINTA FUORI DALLA FINESTRA DEL SECONDO PIANO DEL BATACLAN MORTI FUORI DAL BATACLAN 02FUORI DLA BATACLAN 90ASSEDIO AL BATACLAN 721controlli della polizia a strasbugo