isis al baghdadi

DA LADRUNCOLO A CALIFFO: I PRIMI 44 ANNI DI AL BAGHDADI - L'ASCESA CRIMINALE DEL GRAN CAPO DELL'ISIS, DAL CARCERE AMERICANO DI CAMP BUCCA (IRAQ) AL CONTROLLO DELLA JIHAD

Stefano Citati per il “Fatto Quotidiano”

 

abu bakr al baghdadiabu bakr al baghdadi

Buon compleanno Califfo. Abu Du’a, in arte Abu Bakr al-Baghdadi ha compiuto 44 anni domenica, e il suo regno ha festeggiato il primo anno di vita lunedì. È stato un anno glorioso, una cavalcata sanguinosa a cavallo tra Siria e Iraq, dove il Califfato che vuol ricopiare l'originale del 661 d. C. è sorto inaspettato nei giorni d’inizio estate. La sua gestazione è stata lunga e frammentata, e risale alla guerra globale al Terrore e all'invasione dell'Iraq.

 

Abu Bakr al BaghdadiAbu Bakr al Baghdadi

Nell ’umidità costante dell’estuario del Tigri e dell’Eufrate ha bollito per anni la pentola a pressione dalla quale è scaturito lo Stato islamico. La ricetta è stata fornita dagli americani, la materia prima dalla guerra in Iraq. Il risultato è il compimento, per ora parziale, del sogno ripreso direttamente dai successori di Maometto: un califfato che riunisca, anche fisicamente, la umma sunnita. Tra le baracche col tetto di lamiera del campo di prigionia fatto sorgere dagli americani alla periferia di Umm Qasr, si è diffusa l’ideologia che ha portato alla fondazione dello Stato islamico.

 

abu bakr al baghdadiabu bakr al baghdadi

Un’idea nata circa 10 anni fa, nel ribollire della guerra civile irachena, nella battaglia contro l’invasore infedele americano e occidentale (il sud del regime di Saddam era stato affidato a britannici e italiani, acquartierati a Bassora e Nassiriya). Nella prigione, simile a una Guantánamo mediorientale, venne condotto nel 2004 Abu Du’a, secondo alcune cronache poco più che un ladruncolo, un maneggione dal corpo tatuato che faceva affari più o meno illegali nelle zone di confine.

 

Ne sarebbe uscito pochi anni dopo (o forse solo dopo una decina di mesi), come Abu Bakr al Baghdadi, il prossimo e futuro leader di un gruppo prima affiliato ad al-Qaeda, poi liberatosi dal marchio del franchising del terrore islamico, per giocare in proprio nel momento decisivo delle primavere arabe.

 

Nella costruzione del mito, anche personale, dell’uomo da 10 milioni di dollari – la taglia posta dagli Usa, seconda solo a quella del dottor Zawahiri, succeduto a Bin Laden – e califfo di uno stato ad ora vasto come il Texas, si ricorda la sua laurea in studi islamici a Baghdad e le sue qualità carismatiche. Su queste ultime, anche i guardiani di Camp Bucca pare fossero d’accordo; secondo i racconti di alcuni compagni di detenzione era considerato un “fixer”, un paciere nelle continue diatribe che scoppiavano nell’affollato carcere.

isis raqqaisis raqqa

 

DA LADRUNCOLO A LEADER DEI CARCERATI

Per i suoi futuri compagni di avventura, almeno quelli che hanno finito per abbandonarlo, era un personaggio carismatico, che teneva chiuso in sé un fondo oscuro, come se non volesse rivelare del tutto le sue intenzioni più profonde. Entrare a Camp Bucca fu, come testimoniano diversi ex detenuti, una manna. Si era liberi d’incontrarsi, scambiarsi idee, con un sacco di tempo li bero e pochi controlli.

 

isisisis

“Se non ci fosse stata la prigione americana, non ci sarebbe lo Stato islamico adesso. Bucca era una fabbrica. E noi ne siamo il prodotto. Ha forgiato la nostra ideologia”, secondo il racconto pubblicato dal Guardian di Abu Ahmed, che due anni fa ha abbandonato il gruppo con il quale Abu Bakr stava creando lo Stato islamico. Il 90% dei circa 100.000 detenuti passati per il campo (ceduto in gestione agli iracheni nel 2009) sono andati (o tornati) a combattere con gli “insurgents”, secondo il lessico del Pentagono.

 

carovana isiscarovana isis

Un documento della Croce Rossa sostiene che il 90% dei detenuti del carcere sia stato arrestato per errore. Secondo fonti irachene 17 dei 25 leader dello Stato islamico si sono “diplomati” a Camp Bucca, crogiolo di odii e vendette, nello stesso periodo in cui il ladrone di Samarra, dove Abu Bakr è nato nel 1971, si trasformava da crisalide a farfalla della jihad sunnita, facendo di Abu Musab Al Zarqawi il suo modello.

 

Il giordano venuto a combattere in Iraq per la Guerra santa contro i crociati occidentali è stato il primo a discostarsi, attorno al 2003, dal modello dominante della jihad di al-Qaeda, sposando la causa sunnita e spostando la frontiera della crudeltà sempre più in là, con i primi video delle decapitazioni, come quella dell’ostaggio americano Nick Berg nel 2004.

 

SIRIA - UN COMBATTENTE DELL'ISISSIRIA - UN COMBATTENTE DELL'ISISSIRIA - I MILIZIANI ISIS TAGLIANO LA MANO A UN LADROSIRIA - I MILIZIANI ISIS TAGLIANO LA MANO A UN LADRO

AL ZARQAWI, IL DECAPITATORE E “PADRE PUTATIVO”

Era convinto, non a torto, che gli invasori stessero consegnando il paese alla maggioranza sciita, strappandola al controllo che i sunniti esercitavano sotto Saddam. Due anni dopo venne colpito in un attacco mirato degli americani a Baquba, a nord di Baghdad. Alcune fonti arabe fanno notare la coincidenza dell’ascesa di al Baghdadi con l’elimina - zione di al Zarqawi, per porre l’accento sul fatto che il califfo sia in buona parte un prodotto americano (come Osama bin Laden, logista dei rifornimenti bellici Usa durante la Guerra santa dei mujahiddin contro i sovietici in Afghanistan).

 

Quella di al Zarqawi era una guerra senza quartiere e senza stato. Dieci anni dopo, prima attraverso le battaglie contro il raìs siriano Assad ad Aleppo e poi con le conquiste mirate di campi petroliferi, di crocevia di traffico tra Iraq e Siria, di tasse e ruberie, di sequestri e vessazioni e con la potente lente d’ingrandimento dei social network a moltiplicare in Occidente gli effetti mediatici delle teste mozzate, al Baghdadi ha fatto della sua internazionale del terrore (diversi suoi luogotenenti vengono dal Maghreb e soprattutto dalla Cecenia), una nazione che rispetta il credo islamico assoluto, almeno secondo la visione del gruppo.

 

 

 

bandiere isis su veicoli requisitibandiere isis su veicoli requisiti

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…