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“ALL'UNIVERSITA’ DI TORINO È IN CORSO UN PROCESSO DELLE STREGHE AL CONTRARIO” – LUCETTA SCARAFFIA INTERVIENE SULLA VICENDA DEL DOCENTE DI FILOSOFIA, FEDERICO VERCELLONE, SOSPESO PERCHE' ACCUSATO DI AVER INVIATO FOTO E VIDEO “SCONVENIENTI” A UNA STUDENTESSA: “HO VISTO CARRIERE ACCADEMICHE COSTRUITE CON UN USO SAPIENTE ASSAI PIÙ DELLE GRAZIE FEMMINILI CHE DI MERITI SCIENTIFICI. NON BISOGNA CADERE NELLA TRAPPOLA IDEOLOGICA DI PARTIRE CON UN PREGIUDIZIO A FAVORE DELLA TESTIMONIANZA FEMMINILE"

Estratto dell’articolo di Lucetta Scaraffia per “la Stampa”

 

FEDERICO VERCELLONE

Sono assolutamente convinta che la campagna messa in atto dai movimenti del metoo in gran parte dell'Occidente sia giusta e utile, e che abbia avuto il merito di rendere gli uomini meno aggressivi e prepotenti nei confronti delle donne che incontrano nella loro vita, soprattutto lavorativa. Ma confesso che quel che sento accadere – almeno per come lo riportano i media – all'università di Torino, in seguito alle accuse di molestie sessuali mosse ad alcuni docenti, suscita in me non pochi dubbi.

 

Mi sembra infatti che quanto succede si avvicini molto ad un processo ideologico, vale a dire a un processo poco attinente alla realtà delle cose. Paradossalmente, quasi un processo delle streghe al contrario.

 

Innanzitutto, va sempre ricordato che anche coloro che sono accusati dei peggiori abusi hanno diritto alla presunzione di innocenza e a indagini serie sulla loro concreta colpevolezza, tenendo presente, nel caso di specie, una realtà nota a tutti: e cioè che gli abusatori in genere agiscono in modo seriale, e non una volta solamente.

 

lucetta scaraffia

Sicché dopo la prima denuncia, che rompe il ghiaccio, abitualmente ne seguono quasi sempre altre. Qualora esista una sola denuncia – come nel caso del professor Vercellone – bisogna dunque essere molto prudenti. Questa prudenza è indispensabile per non cadere in una trappola ideologica, e cioè quella di partire con un pregiudizio a favore della testimonianza femminile.

 

Sono la prima a sapere che per secoli in caso di stupri e abusi sessuale la parola femminile non ha avuto valore, e che la colpa ricadeva quasi sempre, se non sempre, esclusivamente sulla vittima.

 

federico vercellone

[…] Ma dobbiamo stare attenti: tutto ciò non costituisce una buona ragione per mettere in atto un rovesciamento acritico per cui il colpevole è sempre il maschio. Né tanto meno per arrivare alla conclusione che in seguito ad alcuni casi di abuso – ripeto: per ora presunti – l'immagine di una sede universitaria si trasformi ipso facto in quella di un inferno per la vita delle donne che lì studiano o lavorano.

 

Per molti anni io per prima ho lavorato nell'università. Si tratta di un luogo che per sua natura si presta intrinsecamente a scambi ambigui fra donne e uomini, e soprattutto fra uomini maturi o anziani, in posizione di potere, e donne giovani prive di potere. E in questi anni, in epoca pre-metoo ho visto avvenire molti episodi spiacevoli e impuniti che avevano come vittima giovani donne, perlopiù studentesse o all'inizio della carriera accademica.

 

attiviste di non una di meno all'universita di torino

Ma non posso tacere anche un'altra verità: ho visto pure molte studentesse, ad esempio, andare agli esami vestite in modo provocante per ottenere maggiore favore dai docenti maschi (e quasi sempre un certo successo) così come ho visto carriere accademiche costruite con un uso sapiente assai più delle grazie femminili che di meriti scientifici. Chiunque vive o abbia vissuto e lavorato all'università (solo all'università?) sa che le cose stanno così.

 

Cosa concludere? Naturalmente che bisogna prendere molto, molto sul serio le denunce di abusi sessuali, conducendo rapidamente indagini accurate, e punendo i colpevoli con la massima severità. Ma altresì che è meglio evitare cortei, manifestazioni, sit-in di condanna generica e oggettivamente quasi di intimidazione contro l'istituzione e in genere contro il corpo docente in quanto tale.

 

lucetta scaraffia foto di bacco

Che è meglio evitare drammatizzazioni che hanno il risultato di far apparire l'università di Torino come una riedizione di Sodoma e Gomorra. Tutti sappiamo bene che ai giovani piace indignarsi così come combattere contro le generazioni che li hanno preceduti. Ma i bersagli devono essere scelti con cura, soprattutto tenendo conto che ogni indagato ha diritto ad una indagine vera e imparziale.

 

I processi sommari non hanno mai portato bene a nessuno: e proprio le donne, che ne sono state così a lungo vittime, dovrebbero essere le prime a saperlo.

federico vercellone universita di torino attiviste di non una di meno all'universita di torino federico vercellone

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