“PIBE” TAR-TASSATO - NON BASTAVA LA QUERELLE CON IL FISCO E IL DEBITO DI 39 MILIONI DI EURO, MARADONA VIENE RINVIATO A GIUDIZIO PER DIFFAMAZIONE PER AVER SOSTENUTO DI “ESSERE VITTIMA DI UNA PERSECUZIONE ORCHESTRATA DA EQUITALIA”
Giulio De Santis per www.corriere.it
Una puntata della partita infinita tra Diego Armando Maradona e il fisco italiano si è giocata nel campo di un’aula di Tribunale. E a decidere il match è stato un uomo vestito di nero, che un tempo per il campione argentino era impersonato dagli arbitri, mentre oggi indossava i panni del magistrato. A dirigere l’incontro infatti è stato il giudice che ha rinviato a giudizio l’ex Pibe de oro per aver diffamato l’Agenzia delle entrate sostenendo «di essere vittima di una strumentale persecuzione orchestrata da Equitalia attraverso documentazione falsa e procedure irregolari».
diego maradona e rocio oliva 4
Era il maggio del 2012 e l’ex numero dieci non si era limitato a sostenere di essere al centro di un complotto. Maradona, infatti, era arrivato a dichiarare di aver cullato l’idea di un gesto estremo, come avevano fatto già altre persone.
LA GUERRA CON IL FISCO
Parole incendiare, pronunciate in un momento delicato quando una serie di suicidi stavano funestando il Paese a causa della crisi economica. Una guerra sfiancante quella del campionissimo argentino con il fisco italiano culminata nel plateale «gesto dell’ombrello» in cui si era esibito Dieguito in diretta tv.
Questa diatriba è l’ennesima puntata di un contenzioso giudiziario senza fine cominciato negli anni Ottanta tra il fisco e l’ex giocatore. L’ultima pagina di questa storia è ancora lontana dall’essere scritta perché entrambe le parti non hanno intenzione di sotterrare l’ascia di guerra. Maradona non sembra voler riconoscere il debito di 39 milioni di euro che il fisco sostiene di dover riscuotere dall’idolo dei napoletani. E allo stesso tempo l’erario non ha dato la sensazione di accettare sconti sostanziosi sulla montagna di denaro da riscuotere.
DA 6 A 39 MILIONI
Una somma colossale in prevalenza formata dagli interessi maturati da Equitalia sui 6 milioni di euro di tasse che Maradona non avrebbe saldato quando ancora giocava. La vicenda inizia nel 1989, quando la Guardia di finanza svolge delle verifiche fiscali nei confronti della società SSC Napoli e di alcuni giocatori, tra cui Careca, Alemao e Maradona.
Secondo gli accertamenti i tre campioni, oltre agli stipendi pagati dal Napoli, ricevono dei soldi da due società straniere per i diritti d’immagine, una pratica giudicata come evasione fiscale. Careca e Alemao fanno ricorso e limitano i danni. Comincia in quel periodo invece il dramma umano del campione argentino in lotta con i fantasmi della cocaina. Va via dell’Italia, gioca in Spagna, infine ritorna nella sua Argentina.
Quel vecchio contenzioso sembra una storia dimenticata, finché una sentenza della Corte di Cassazione del 17 febbraio 2005 condanna il pibe de oro a pagare 31 milioni di euro, ulteriormente lievitati nel corso del tempo. Nel 2005 Maradona ha subito il sequestro di 3 milioni di euro per la partecipazione a un programma televisivo italiano, mentre l’anno successivo gli sono stati confiscati due orologi dal valore di 10mila euro.