LA CINA MESSA IN GINOCCHIA DAL CORONAVIRUS - DA METÀ GENNAIO SI SAREBBERO AMMALATI ALMENO 500 DOTTORI, RENDENDO ANCORA PIÙ INGESTIBILE L'EMERGENZA SANITARIA - NON ESISTONO STATISTICHE UFFICIALI SUI NUMERI E PECHINO RILEVA I CASI IN MODO DIVERSO DA QUELLO CHIESTO DALL’OMS - LA CARENZA DI PROTEZIONI MEDICHE AIUTA L’EPIDEMIA: L’83% DELLE TRASMISSIONI AVVIENE IN FAMIGLIA - XI JINPING E’ PIU’ PREOCCUPATO PER LE CONSEGUENZE ECONOMICHE CHE PER QUELLE SANITARIE…
Cecilia Attanasio Ghezzi per “la Stampa”
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Due funzionari di altissimo livello della regione dello Hubei sono stati sostituiti da un quadro nazionale, così comincia la «lotta al virus in nome del popolo» del presidente Xi Jinping. Si tratta di Liu Yingzi e Zhang Jin, ovvero il direttore e il segretario di partito che sovrintendono la Commissione sanitaria regionale. Le loro cariche sono state assegnate a Wang Hesheng, dal 2016 vicedirettore della Commissione nazionale sanitaria, un posto molto vicino ai vertici di governo.
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Nello Hubei, in verità, le teste erano già cominciate a cadere: 337 funzionari locali puniti, alcuni dei quali licenziati per gravi inadempienze, e i vertici della Croce Rossa regionale rimossi. Nella narrazione politica cinese, è il tentativo di convogliare la rabbia popolare su figure che non abbiano rilevanza nazionale e contestualmente lanciare un messaggio ai gangli del potere periferico: ritardi e disattenzioni non verranno più tollerati. «Colpirne uno per educarne cento», diceva Mao Zedong.
Nel frattempo l' organizzazione mondiale della sanità ha trovato un nome per questo coronavirus, Covid-19. Il direttore dell' Oms, Ghebreyesus ha spiega che il virus «può avere sul piano politico, economico e sociale un impatto più potente di qualsiasi azione terroristica», per il mondo «è il nemico pubblico numero 1».
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In Cina, in tutti luoghi pubblici si monitora la temperatura dei passanti e big data e intelligenza artificiale vengono messi a servizio dei controlli. Ci sono app che informano su chi ha viaggiato assieme a persone poi risultate positive ai test e mappe in tempo reale sul rischio di contagio nei luoghi visitati anche se, avverte la Commissione nazionale sanitaria, l' 83 per cento delle trasmissioni avviene in famiglia. Ma dagli ospedali di Wuhan, la metropoli da 11 milioni di abitanti che è stata il focolaio dell' epidemia, diverse fonti lanciano un nuovo allarme: da metà gennaio si sarebbero ammalati almeno 500 dottori, rendendo ancora più ingestibile l' emergenza sanitaria.
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Non esistono statistiche ufficiali su questi numeri che dimostrerebbero sia la carenza di protezioni mediche sia l' aggressività del virus. L' ordine, parrebbe, è sempre quello di evitare di fornire dati che vadano ad alimentare il panico o ad avvilire il morale. Un editoriale del Quotidiano del popolo corrobora questa tesi e invita a «trattare l' epidemia con positività».
La stessa logica avrebbe portato a una direttiva del 7 febbraio della Commissione nazionale sanitaria: i casi asintomatici saranno conteggiati a parte. Una decisione che, come denuncia il quotidiano di Hong Kong Apple Daily, non rispetta le direttive dell' Oms e riduce i numeri dei contagi quotidiani rendendo ancora più nebulosi i confini dell' epidemia e la definizione di un suo eventuale picco. D' altronde, come riporta Reuters, le leadership è ormai più preoccupata degli effetti economici che di quelli sanitari.
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Secondo fonti dell' agenzia di stampa britannica, il presidente Xi Jinping in una riunione del Comitato permanente del politburo avrebbe comunicato ai vertici del Partito che alcune delle misure messe in campo per contenere il virus sono troppo estreme e mettono seriamente a repentaglio lo sviluppo cinese. Così i media di Stato sono invitati a concentrarsi sulla ripresa economica del Paese. Il timore è quello delineato in un lungo saggio di Xu Zhangrun, un giurista dell' università Tsinghua: che la furia (del popolo) vinca sulla paura (del potere).