mika insulti

MIKA POTEVO TACERE! IL CANTANTE SCRIVE AL “CORRIERE” PER SPIEGARE LA SUA REAZIONE DOPO AVER VISTO IL POSTER DEL SUO CONCERTO IMBRATTATO CON SCRITTE OFFENSIVE: “RIFIUTANDO DI RICONOSCERE GLI INSULTI, AVREI FATTO MALE ALLE PERSONE CHE NON HANNO IL LUSSO DI POTER FARE QUELLO CHE FACCIO”

Mika per "Corriere della Sera"

 

mikamika

Quando ho visto su Instagram la foto del poster di Firenze, con la mia faccia imbrattata, mi sono sentito triste, umiliato. Il primo istinto è stato: non dire niente a nessuno, non replicare, non muovermi. Sono in tour, posso girarmi dall' altra parte, esibirmi e stare bene. Spingere lontano gli insulti.

 

Ma i fan hanno iniziato a parlarne, gli amici a scrivermi messaggi. E mi sono reso conto che la mia prima reazione era ancora quella di un tempo, quella di una persona molto giovane che si sentiva impotente.

 

A scuola ero così, inerme. Se allora avessi risposto mi avrebbero picchiato e non avrei ottenuto altro che tornare a casa con un livido in faccia. So che cos' è il bullismo, mi venivano addosso. Per razzismo, per il fatto che mia madre era grassa o perché in quel periodo avevamo problemi di soldi.

 

mikamika

Soprattutto, l' 80 per cento delle volte, per la mia sessualità. Prima ancora che io fossi consapevole della mia sessualità. Quando da bambino ti attaccano pensi che non puoi reagire, perché se reagisci quelle cose diventano ancora più grandi - una montagna.

Da piccolo la mia rivalsa è sempre stata lenta, riflessa, diluita nel tempo. Cercavo di spostare lo sguardo dalla mia condizione, mi concentravo sul futuro.

 

Messo di fronte a quel poster mi sono sentito di nuovo come quel ragazzo. E la mia risposta istintiva è stata leccarmi le ferite, chiudere gli occhi, proiettarmi in avanti. È un riflesso automatico, lo stesso che prende la maggior parte delle persone che sono state vittime dei bulli: girati, tieniti dentro tutto.

 

Poi ho capito. È una delle poche volte nella mia vita in cui sono stato costretto a scegliere il confronto diretto su bullismo e omofobia, mi sono reso conto di quanto le cose siano cambiate, di quanto io sia cambiato.

 

MIKA INSULTIMIKA INSULTI

È stato per la reazione delle persone sui social network, per i miei amici e, devo ammettere, per i miei compagni di lavoro. Alcuni tra loro sono gay e sono rimasti feriti, perché sono legati a quello che faccio tutti i giorni: si sono sentiti come se fossero stati insultati in prima persona.

 

Mi sono reso conto che c' era sì la mia risposta automatica, per via di quello che ho subito e i vecchi meccanismi di difesa, ma che adesso io sono in una posizione di privilegio: sono in tour, sono libero e sono circondato da persone libere, ho il mio mondo per fare quello in cui credo e suscitare tolleranza attraverso la musica, i miei concerti. È un lusso, enorme.

 

mika fedezmika fedez

Rifiutando di riconoscere gli insulti, avrei commesso un errore: avrei dimenticato il tredicenne che sono stato e avrei fatto male alle persone che non hanno quel lusso e quel privilegio. Io posso salire sul palco. Ma quando sei implume e quella parola ti riguarda, se vedi quel manifesto ma non trovi una risposta che ti faccia da scudo, allora per te significa che ti hanno abbandonato.

 

Perdi le speranze e ti ritrovi ancora più debole. Non potevo permetterlo, proprio per le cose che sono cambiate nella mia vita: avrei lasciato solo me stesso e un sacco di altre persone. Non importa se hai 14 o 64 anni, quando vedi una cosa del genere la reazione è la stessa, perché ti tocca.

 

È il motivo per il quale ho deciso di mettere quell' immagine come foto del mio profilo su Twitter e Instagram. Era esattamente quello che mi avrebbe spaventato a 13 anni.

morgan fedez mika cabello 6morgan fedez mika cabello 6

Allora non avrei avuto il coraggio, non potevo averlo. Ho fatto l' opposto di quanto avrei fatto a scuola.

 

Per tutta la vita mi hanno chiamato così: io usavo quegli insulti, li trasformavo in musica, li mettevo nei miei disegni.

 

Per la prima volta, sabato scorso, mi sono detto: perché non tirarli fuori e farne una bandiera da tenere alta sopra le teste di quelli che scrivono, che pensano così. Era la grandezza di Oscar Wilde: prendeva le ipocrisie e le buttava in faccia alla gente, a volte non c' è nulla di più appropriato dei gesti inappropriati. Per questo Wilde è uno dei miei Good Guys .

MIKA MIKA

 

Avrei potuto scrivere cinquemila parole, mandarli a quel Paese, dire che non sarei mai tornato a Firenze (ma non per come sono io: io amo Firenze!), buttar giù uno sfogo paragonando l' omofobia al sessismo e al maschilismo.

 

Ma con quella «dichiarazione visiva», con quel graffito diventato bandiera, ho fatto tutto questo senza essere violento o aggressivo, senza perdermi in prediche. Ed è stato bello vedere come un' immagine possa rivelarsi potente. Anche per mia mamma.

MIKA MIKA

 

Non ha detto molto, ma si è specchiata in questo episodio, perché da ragazza ha attraversato un periodo difficile. Lei non è mai stata risarcita per quello che ha passato: questa è stata una specie di compensazione ed è arrivata attraverso uno dei suoi figli. Mi ha guardato, ha stretto gli occhi, mi ha sorriso come qualcuno che finalmente trova pace.

 

La cosa più complicata adesso è capire come andare oltre quell' immagine, proprio per la sua forza. Un gruppo di persone ha voluto replicare il mio gesto: ha preso quella scritta, ci ha messo sotto la sua foto, ha aggiunto lo slogan «ti rompo il silenzio».

 

MIKA MIKA

Facebook ha bloccato i loro profili per 30 ore: è la dimostrazione di quanto quel termine sia ancora sensibile, duro. E dunque: se ti offendono, è giusto trasformare un insulto - che un insulto resta - in una bandiera? Sì, finché questo provoca una discussione costruttiva, finché aiuta le persone a riflettere su come un epiteto malpensato e superficiale possa far sentire gli altri.

 

Ma quella parola è comunque una ferita. È ancora molto forte, ha un sacco di implicazioni negative e può fare male. Non accettiamola come una parola normale. Ma non facciamo più finta che non esista: sarebbe molto più pericoloso 

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO QUASI DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)