“CI APPELLIAMO AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE CHIEDENDO IL SILENZIO STAMPA” – I GENITORI DELLA GIORNALISTA CECILIA SALA SCRIVONO AI COLLEGHI DELLA FIGLIA UN APPELLO AD ASTENERSI DALLA PUBBLICAZIONE DI RETROSCENA E NOTIZIE SULL’ARRESTO DELLA 29ENNE ROMANA - CON TUTTO IL RISPETTO PER LA PREOCCUPAZIONE DELLA FAMIGLIA, SIAMO SICURI CHE NON PARLARE DELLA VICENDA SERVA ALLA CAUSA? FRANCESCO MERLO: “IL LUNGO, INIZIALE SILENZIO SUL SUO ARRESTO NON HA FAVORITO NESSUNA TRATTATIVA, ANZI L’HA RITARDATA. E NON È VERO CHE UNA SANA, TEMPESTIVA E INDIGNATA INFORMAZIONE AVREBBE IMPEDITO LA VISITA CHE L’AMBASCIATRICE ITALIANA LE FECE IN CARCERE. NEL SILENZIO SI TORTURA FACILE; NEL CHIASSO, QUANTO MENO, CI SI VERGOGNA..."
LA LETTERA DEI GENITORI DI CECILIA SALA
ELISABETTA VERNONI MADRE DI CECILIA SALA - foto lapresse
La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante.
Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione.
In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo.
RENATO SALA - PADRE DI CECILIA
La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione.
Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa.
Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta.
Elisabetta Vernoni e Renato Sala
CECILIA SALA E DONNA PRASSEDE
Dalla rubrica delle lettere di “Repubblica”
Caro Merlo, alla fine nascondere per dieci giorni la notizia dell’arresto di Cecilia Sala a cosa è servito?
Giorgio Villano -Milano
Risposta di Francesco Merlo
Il lungo, iniziale silenzio sul suo arresto non ha favorito, come abbiamo purtroppo visto, nessuna trattativa per liberare Cecilia Sala, anzi l’ha ritardata.
E non è vero che una sana, tempestiva e indignata informazione avrebbe impedito la visita che l’ambasciatrice italiana le fece in carcere. Nel silenzio si tortura facile; nel chiasso, quanto meno, ci si vergogna.
Nel silenzio è stato straziato Giulio Regeni.
Il chiasso ha “alleggerito” la detenzione di Ilaria Salis e ha convinto gli italiani a eleggerla al Parlamento europeo per liberarla. Quando è consapevole, il silenzio è complice, e non al di là delle buone intenzioni, come spesso si dice, ma al servizio delle buone intenzioni.
È la sindrome di donna Prassede, “una gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il piú degno che l’uomo possa esercitare; ma che pur troppo può anche guastare, come tutti gli altri”. La citazione di donna Prassede (capitolo XXV) che per il bene di Lucia prova a distogliere Lucia da Renzo, è molto lunga e meriterebbe di essere riproposta, per intero e a tutti, nel caso di Cecilia Sala. La riassumo con parole mie: voleva fare del bene a tutti i costi, anche a costo di fare del male.
ELISABETTA VERNONI MADRE DI CECILIA SALA - foto lapresse giulio regeni ELISABETTA VERNONI MADRE DI CECILIA SALACECILIA SALACECILIA SALA CECILIA SALA AI TEMPI DEL LICEO A PIAZZAPULITACECILIA SALA AI TEMPI DEL LICEO A PIAZZAPULITACECILIA SALA CECILIA SALA
ilaria salis al parlamento europeo CECILIA SALA
ELISABETTA VERNONI MADRE DI CECILIA SALA - foto lapresseELISABETTA VERNONI MADRE DI CECILIA SALA - foto lapresse