
L’ITALIA E’ IN MUTANDE - NEL 2024 SALE LA PERCENTUALE DI POPOLAZIONE A RISCHIO POVERTÀ O ESCLUSIONE SOCIALE: DAL 22,8% E’ PASSATA AL 23,1% - LA QUOTA DI INDIVIDUI A RISCHIO DI POVERTÀ RESTA INVARIATA (18,9%) COSÌ COME QUELLA DI CHI È IN CONDIZIONE DI GRAVE DEPRIVAZIONE MATERIALE E SOCIALE (4,6%) - C'È UN LIEVE AUMENTO DI INDIVIDUI A BASSA INTENSITÀ DI LAVORO (DA 8,9% A 9,2%) - E IL REDDITO REALE DELLE FAMIGLIE CALA A CAUSA DELL'INFLAZIONE - I DATI ISTAT
(ANSA) - ROMA, 26 MAR - Nel 2024 sale la percentuale di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale: dal 22,8% del 2023 passa a 23,1%. Lo comunica l'Istat. In particolare, la quota di individui a rischio di povertà resta invariata (18,9%) così come quella di chi è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,6% rispetto al 4,7%), invece c'è un lieve aumento di individui in famiglie a bassa intensità di lavoro (da 8,9% a 9,2%). Inoltre nel 2023 il reddito annuale medio delle famiglie (37.511 euro) aumenta in termini nominali (+4,2%) e si riduce in termini reali (-1,6%) "a causa dell'inflazione".
La quota di individui in famiglie a bassa intensità di lavoro aumenta, tra il 2023 e il 2024, tra le persone sole con meno di 35 anni (15,9% rispetto al 14,1% del 2023) e, soprattutto, tra i monogenitori, che presentano una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale (19,5% contro il 15,2% del 2023). A livello territoriale, nel 2024, il Nord-est si conferma l'area con la minore incidenza di rischio di povertà o esclusione sociale (11,2%, era 11% nel 2023) e il Mezzogiorno come la parte del Paese con la percentuale più alta (39,2%, era 39% nel 2023).
Per quanto riguarda il calo dei redditi in termini reali, è particolarmente intenso nel Nord-est (-4,6%) e nel Centro (-2,7%), a fronte di una lieve riduzione osservata nel Mezzogiorno (-0,6%) e di una debole crescita nel Nord-ovest (+0,6%). Rispetto al 2007, la contrazione complessiva dei redditi familiari in termini reali è pari, in media, a -8,7% (-13,2% nel Centro, -11,0% nel Mezzogiorno, -7,3% nel Nord-est e -4,4% nel Nord-ovest).
Inoltre, la flessione dei redditi è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui fonte di reddito principale è il lavoro autonomo (-17,5%) o dipendente (-11,0%), mentre per le famiglie il cui reddito è costituito principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici si registra un incremento pari al 5,5%.