cimitero corleone

LA MORTE E’ UNA LIVELLA - NEL CIMITERO DI CORLEONE, TRA MARMI E ANGELI DORATI, SONO SEPOLTI LE VITTIME E I CARNEFICI - TRA PROVENZANO E LUCIANO LIGGIO, NAVARRA E ORA ANCHE RIINA, CI SONO IL SINDACALISTA PLACIDO RIZZOTTO, IL MAGISTRATO CESARE TERRANOVA E IL MARESCIALLO DI PS LENIN MANCUSO

Laura Anello per “la Stampa” (ed. Torino)

 

IL CIMITERO DI CORLEONE - LA TOMBA DELLA FAMIGLIA RIINA

Gioacchino Castro, Vincenzo Pecoraro e Rocco Provenzano, i tre custodi del cimitero, accendono i fari che illuminano dall' alto la distesa di tombe. «Funzionano tutti e tre?». Splende il sole in una smagliante mattinata, ma qui a Corleone si fanno le prove generali per l' arrivo del feretro di Totò Riina, atteso nel cuore della notte. «Il carro funebre sta per muoversi da Parma», dicono a mezzogiorno, prima che arrivi la notizia dello slittamento di un giorno della partenza, prevista stamattina. «Sempre di notte arriverà e noi non potremo muoverci da qui. Andremo a comprare i panini e aspetteremo».

 

Non lontana dall' ingresso principale, una sontuosa sepoltura a terra in marmo grigio, dominata da un angelo di bronzo che sparge fiori. "Famiglia Riina-Rizzo", c' è scritto sulla tomba, sovrastata da una lapide con quattro piccole fotografie senza nomi: sono il padre, la madre e due zie del superboss. Sopra c' è lo spazio per altre foto e anche per una targa.

IL CIMITERO DI CORLEONE - LA TOMBA DI BERNARDO PROVENZANO

 

«Deciderà la famiglia, finora non è arrivata alcuna indicazione», spiegano i custodi. Ma qui riposano altri congiunti, anche il fratellino di Riina, Francesco, morto a sette anni, nel '43, con il padre che trafficava con una bomba americana inesplosa. Si prova ogni passo, qui al cimitero, per l'arrivo previsto nella notte, probabilmente dal cancello laterale, quello vicino alla camera mortuaria che consente di arrivare con il carro funebre molto vicino alla chiesa della Maddalena, dove padre Giuseppe Gentile è stato chiamato dalla famiglia a dare la benedizione alla salma.

 

IL CIMITERO DI CORLEONE - LA TOMBA DI PLACIDO RIZZOTTO

Non un funerale - vietato dalle autorità pubbliche e religiose - ma una preghiera privata, l'unica forma di saluto possibile. Don Giuseppe, lo stesso sacerdote che celebrò le nozze della figlia più piccola di Riina, Lucia. Lui è il parroco di Santa Maria delle Grazie, competente per territorio. «Incontrerà Dio, a Lui risponderà, e solo Lui potrà giudicare», dice mentre chiede alla famiglia «di saper guardare a questa morte come una vita nuova che deve rinascere. Lo facciano adesso, la nostra città deve essere liberata».

 

PLACIDO RIZZOTTO

Ma tra i viali del cimitero innocenti e colpevoli stanno fianco a fianco. A pochi metri dalla tomba di Riina c'è quella di Bernardo Provenzano, dove non più di 15 giorni fa si è consumato l' ultimo piccolo giallo sull' ex inafferrabile. Sulla lapide, a oltre un anno dalla morte, sotto quella del padre Angelo, del fratello Simone, della madre Giovanna Rigoglioso, è stata collocata l'"immaginetta" del boss in vetroceramica: è la sua foto segnaletica, scattata quando fu catturato, maglia e giacca scura, scontornata e piazzata davanti a un irreale cielo azzurro.

 

BERNARDO PROVENZANO

Perché la sua foto e il suo nome - che sembrano gridare orgoglio - sono stati collocati soltanto quando si sapeva prossimo l'arrivo dell'altro capo ormai morente? Un modo per rivendicare un ruolo anche nella tomba? Certo è che la sepoltura trabocca di fiori («Vengono a trovarlo fratello e nipoti») e certo è che, qualche viale più in là, chi ha scelto di nascondersi è Luciano Liggio, che i due boss da picciotti li ha allevati entrambi. "Leggio F. Paolo", c'è scritto. Il padre. E niente dice che con lui ci sia anche il figlio.

 

Andando indietro nel tempo (e nelle faide) svetta la cappella gentilizia dove è sepolto Michele Navarra, il vecchio padrino che - tra le decine di delitti - ordinò la morte del sindacalista Placido Rizzotto e di Giuseppe Letizia, il pastorello che per caso aveva assistito al suo sequestro. Il nome della famiglia è scolpito a grandi lettere sullo sfondo di un mosaico d' oro, dentro è un tripudio di fiori gialli e di fotografie.

Luciano Liggio

 

Rizzotto sta in una cappella proprio davanti all' ingresso del cimitero, portato qui nel 2013 dopo che finalmente, 64 anni dopo la morte, fu attribuito a lui con certezza un mucchio d' ossa trovato in fondo alla foiba di Rocca Busambra dove era stato gettato. Accanto, la cappella di Bernardino Verro, il sindaco-eroe ucciso nel 1915. Vuota, perché il corpo è stato portato a Palermo dalla famiglia, che disse addio a Corleone. Una trentina di metri, in linea d' aria, dalla tomba di Totò Riina. Lui, invece, Corleonese per sempre.

TOTO RIINA

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