COLPO DI SCENA NEL PROCESSO SUI DEPISTAGGI DEL CASO CUCCHI, IL GIUDICE SI ASTIENE: "SONO UN EX CARABINIERE” – LA DECISIONE A SEGUITO DELLA RICHIESTA SOLLEVATA DAGLI STESSI FAMILIARI DI CUCCHI. OTTO I MILITARI SOTTO ACCUSA. IL PROCESSO PER RICOSTRUIRE LE RESPONSABILITÀ DI CHI CERCÒ DI COPRIRE IL PESTAGGIO DEL GEOMETRA, RINVIATO AL 16 DICEMBRE
Comincia con un colpo di scena il processo che riguarda i depistaggi sul caso Cucchi, il giovane detenuto morto nel 2009 all'ospedale Pertini di Roma. In apertura dell'udienza, la prima su altri otto carabinieri imputati, il giudice monocratico Federico Bona Galvagno, si è astenuto dal processo.
Bona Galvagno si è giustificato spiegando di essere un ex carabiniere attualmente in congedo. L'astensione c'è stata a seguito della richiesta sollevata dagli stessi familiari di Cucchi, che da fonti aperte avevano visto che il giudice è un carabiniere in congedo.
Tutto rinviato. La prossima udienza che si dovrà pronunciare sugli 8 carabinieri imputati, con un nuovo giudice, si svolgerà il 16 dicembre. E' già stata designata Giulia Cavallone.
Tutto è successo mentre si avvia a conclusione il processo principale sulla morte di Stefano Cucchi, nato dall'inchiesta su cinque carabinieri. Sentenza questa prevista per il 14 novembre.
Stamani a piazzale Clodio si apriva invece il filone del procedimento, il cosiddetto Cucchi ter, che vede imputati otto militari per i depistaggi. Tra di loro, ci sono alti ufficiali come il generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del gruppo Roma e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale. Gli otto sono imputati a vario titolo per falso, omessa denuncia, calunnia e favoreggiamento.
L'Arma dei Carabinieri si è costituita parte civile insieme, tra gli altri, alla Presidenza del Consiglio, e alla famiglia Cucchi. Anche il ministero di Giustizia ha presentato istanza di costituzione.
L'inchiesta del pm Giovanni Musarò ruota attorno alle annotazioni redatte da due piantoni dopo la morte del geometra romano e modificate per far sparire ogni riferimento ai dolori che il giovane lamentava la notte dell'arresto dopo il pestaggio subito nella stazione della compagnia Appia.